Il serpente, archetipo della trasformazione, collegato alle divinità dell’antica Grecia e al tema ancestrale degli elementi della terra, è l’elemento simbolico dell’opera site specific “L’età dell’Oro. La Muta”, dell’artista Federico Gori, pratese classe 1977.
Si tratta dell’opera acquisita in forma stabile dal Museo Archeologico Nazionale di Taranto, nell’ambito del progetto MArTA vincitore del bando PAC-Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura.
Archeologia e arte contemporanea dialogano nell’opera di Federico Gori.
28 esuvie di serpenti ricoperte in oro, argento, bronzo, rame e ferro che come ne “Le Opere e i giorni” di Esiodo narrano le cinque età del mondo e i cicli che si reiterano.
L’obiettivo è quello di una speranza, di una possibilità di rinascita, che anche dopo guerre o pandemie possa far “tornare l’età dell’oro” (Virgilio).
L’opera inedita dell’artista rientra nel progetto espositivo L’Età dell’Oro, a cura della direttrice Eva Degl’Innocenti e di Lorenzo Madaro, e trae ispirazione anche dalla collezione degli Ori di Taranto.
“È il passato dell’uomo che si manifesta nel suo rapporto stretto con la storia, ed è elemento fondante anche del futuro, grazie alla capacità rigeneratrice che l’opera di Federico Gori definisce in questo ciclo continuo” – dice la direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti.
“L’età dell’oro”. Archeologia e arte contemporanea
Il serpente, archetipo della trasformazione, collegato alle divinità dell’antica Grecia.