Mostra "Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro"

A cura di
Francesco D’Andria e Eva Degl’Innocenti

MOSTRE ED EVENTI

23 luglio 2021 - 9 gennaio 2022 MOSTRA CONCLUSA

La mostra “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro” rappresenta un racconto inedito sulla città di Taranto prima della sua distruzione da parte dei Romani. Questa narrazione apre una nuova prospettiva per la comprensione della storia e del territorio.

La mostra, curata da Francesco D’Andria, Accademico dei Lincei e professore emerito dell’Università del Salento, nonché Direttore degli scavi e del Museo Archeologico di Castro, e da Eva Degl’Innocenti, si basa sulle ricerche archeologiche condotte a Castro, nel Salento leccese, a partire dal 2000. Queste indagini sono state possibili grazie alla collaborazione tra il Comune di Castro, l’Università del Salento e le Soprintendenze del Ministero della Cultura, in particolare la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce. Queste ricerche hanno permesso di identificare il Santuario di Atena (Athenaion), menzionato in numerose fonti letterarie, in particolare da Virgilio che, nel libro III dell’Eneide, racconta il primo approdo in Italia dei Troiani in fuga da Troia, guidati da Enea.

Gli Studi e il ripristino della statua alla sua integrità

I risultati degli studi si sono concentrati sull’importante ruolo svolto dal santuario come luogo di incontro tra diverse comunità, tra cui i Greci, i Messapi e i popoli della sponda opposta dei Balcani. Questo luogo sacro aveva un’importanza strategica nella navigazione antica, trovandosi all’ingresso del mare Adriatico.

L’eccezionale statua di Atena, realizzata in “pietra leccese”, fu rinvenuta durante gli scavi a Castro ed era alta 3 metri e 40 centimetri, piazzandosi come la seconda statua più grande tra quelle presenti nella Magna Grecia. Il ritrovamento del busto e della parte inferiore della statua suscitò la domanda univoca: “Quando troveremo la testa?” Tuttavia, la storia travagliata della statua, con la sua distruzione da parte dei Cartaginesi nel 214 a.C. e il successivo seppellimento rituale effettuato dai Romani dopo la conquista della Messapia, rendeva difficile rispondere a questa domanda. Era possibile che la testa fosse stata sepolta nelle vicinanze, ma non potevamo escludere l’ipotesi che i Cartaginesi l’avessero deliberatamente distrutta, forse in segno di disprezzo verso le divinità dei loro nemici.

Questa mostra ha permesso il ripristino dell’integrità originale della statua grazie alla collaborazione con i ricercatori del CNR e dell’ISPC (Istituto di Scienze per il Patrimonio Culturale). Sono stati effettuati rilievi laser tridimensionali della scultura, integrati con quelli di una testa di divinità femminile proveniente dal MArTA, realizzata da mani tarantine nello stesso periodo (seconda metà del IV secolo a.C.) in cui è stata scolpita la statua di Castro. Con il supporto del “Laboratorio Didattico Creativo” del Museo tarantino, in collaborazione con la società Paleos, è stata realizzata una replica in resina della statua in scala 1:1 basata su un modello 3D, che ora accoglie i visitatori nel chiostro del Museo.

L’indossare un elmo frigio identifica la statua come Atena di Troia, la divinità che, dal suo santuario a Castro, aveva accolto gli esuli guidati da Enea sulle coste salentine durante il loro primo approdo in Italia. Questo episodio mitico è descritto da Virgilio nel libro III dell’Eneide.

I Reperti e la Statua di Atena

Il tema centrale dell’esposizione è la connessione tra Taranto e il Santuario di Castro. Nel IV secolo a.C., durante il periodo di massimo splendore della città spartana, si stabilì un’importante alleanza con i leader dei Messapi, con l’obiettivo di controllare strategicamente l’accesso al Canale di Otranto e al Mar Adriatico, un’area di grande interesse non solo per Taranto ma anche per Siracusa e le dinastie di Epiro.

La mostra presenta i reperti più significativi emersi dagli scavi condotti a Castro a partire dal 2000. Le opere d’arte prodotte riflettono uno stile strettamente legato all’arte di Taranto, in un periodo in cui la città aveva assunto un ruolo centrale nel Mediterraneo. Fu anche un periodo in cui scultori di fama, come Lisippo, crearono opere straordinarie, tra cui il colosso in bronzo di Zeus saettante, che si ergeva imponente con i suoi 17 metri di altezza.

Il santuario di Atena, situato sull’acropoli che sovrastava il porto, favoriva un pacifico scambio tra diverse comunità, e questa mostra mette in luce questa rete di relazioni all’interno di un luogo sacro che divenne un luogo di incontro e di espressione artistica. Gli artisti, in particolare nel campo della scultura, contribuirono a rendere questo spazio un centro di creatività.

Quando venne eretta, la statua di Atena era la più alta al mondo, ma in pochi decenni gli allievi dello stesso maestro crearono il famoso Colosso di Rodi, superando in altezza la scultura tarantina. Taranto vide anche la realizzazione di un’altra imponente statua in bronzo: l’Ercole seduto, alta 5 metri, fu prodotta nell’officina di Lisippo. Una copia della testa di questa statua può essere ammirata all’ingresso del MArTA. Questa tendenza al gigantismo tra gli artisti operanti nella città costiera si riflette anche nella statua di culto di Atena.
La mostra offre una straordinaria opportunità sia agli studiosi che ai visitatori di esplorare le scoperte emerse a Castro e di confrontarle con i tesori dello stesso periodo conservati al MArTA.

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