Medimex, in programma a Taranto dal 17 al 21 giugno con i concerti di Massive Attack, Primal Scream e St. Vincent presenta al MArTA, Museo Archeologico Nazionale di Taranto, la mostra con foto mai esposte in Italia Amy Winehouse before Frank by Charles Moriarty e al Castello Aragonese il video mapping On the road compilation di Roberto Santoro e Blending Pixels. “Amy Winehouse before Frank by Charles Moriarty”, allestita dal 17 giugno al 6 luglio al MArTA, racconta, attraverso i ricordi del fotografo britannico Charles Moriarty -che parteciperà martedì 17 giugno ad un incontro con il pubblico- e le circa 50 immagini inedite accuratamente selezionate dal suo archivio, una parte fondamentale dell’esperienza professionale e umana di una delle artiste più amate degli ultimi decenni: Amy Winehouse.

Siamo all’inizio del nuovo millennio e Amy Winehouse si appresta a diventare un’icona, una star globale grazie ad una voce potente e ai suoi testi, spesso dolorosamente onesti. Il lavoro svolto da Charles Moriarty è una sorta di antidoto alla narrazione distruttiva della stampa, soprattutto quella britannica. Perché è doveroso ricordare che prima di Amy Winehouse c’era Amy: una ragazza ebrea del nord di Londra, nata a Southgate e cresciuta a Camden. Una ragazza che, come tante in quegli anni d’oro, voleva solo cantare. Gli scatti di Charles Moriarty sono stati realizzati a Londra e New York, in quello che fu un periodo cruciale della vita, anche professionale, di Amy Winehouse. Un periodo che il fotografo chiama affettuosamente “Before Frank”.

In alcuni scatti possiamo vedere il suo lato divertente, la sua giovinezza, ma ci sono momenti in cui all’improvviso si vede la Amy Winehouse già star. E la ragazza di pochi frame precedenti non esiste più. Charles e Amy hanno avuto a disposizione appena un giorno in entrambe le città, Londra e New York, per quegli shooting Il racconto per immagini di quel periodo è estremamente personale. Amy è fedele a sé stessa e tutte le immagini sono oneste e rivelatrici del suo passaggio da poco più che adolescente, con un sogno nel cassetto, a osannata professionista dell’industria musicale. Amy, infatti, aveva diciannove anni quando Charles Moriarty, a sua volta appena ventunenne, realizza i due shooting fotografici dai quali viene estratta l’immagine presente sulla copertina dell’album di debutto della cantante, “Frank” appunto. Charles la immortala nei pressi di Spitalfields, a Londra. In quell’occasione incontrano un uomo che porta a spasso i suoi Scottish Terrier.

Amy e Charles sono pieni di energia, spontaneità e ambizione. Come ha più volte ricordato Moriarty: “Spero che chi le osserva possa vedere la mia amica “Quello che Charles e Amy hanno prodotto in quelle due sessioni del 2003, con tanta incertezza e inesperienza, è di fatto Amy Winehouse che si appresta a raggiungere l’apice della sua carriera, fatta di alti -che l’hanno resa eterna- e di bassi che l’avrebbero uccisa”.

Diventare anche piccoli mecenati della cultura è possibile.
Anche quest’anno, infatti, all’atto della redazione della propria dichiarazione dei redditi si potrà decidere di destinare il 5×1000 a enti no profit che operano in settori di interesse sociale.
Tra questi vi è anche il Museo Archeologico Nazionale di Taranto MArTA, che grazie alle donazioni di tutti i contribuenti potrà continuare a sostenere progetti di tutela e ricerca destinati al patrimonio storico archeologico italiano.
L’operazione è semplice e assolutamente non onerosa per i contribuenti considerato che si tratta di tasse già versate allo Stato (IRPEF) e che l’Agenzia delle Entrate verserà a sua volta all’ente prescelto come beneficiario.
Il contribuente dovrà esclusivamente apporre la propria firma e indicare il codice fiscale del MArTA nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi, sezione “Finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici”.

Il codice fiscale del Museo Archeologico Nazionale di Taranto è: C.F. 90236940731

Presentazione libro: Suoni e strumenti musicali del mondo antico
Taranto – 8 aprile 2025, ore 16:30
Museo archeologico nazionale di Taranto – MArTA, via Cavour 10
Il volume, a cura di Giovanna Casali e Alessia Zangrando con il coordinamento scientifico di Paola Dessì, propone un dialogo interdisciplinare tra musicologia, archeologia, fisica e ingegneria, analizzando strumenti musicali e oggetti sonori conservati nei musei, tra cui proprio il MArTA.
Il libro rappresenta un contributo significativo allo studio della musica antica, rivelando il ruolo simbolico e sociale degli strumenti, oltre alla loro funzione sonora.
Intervengono:
Stella Falzone, Direttrice del MArTA
Valentino Nizzo, Università di Napoli L’Orientale
Antonio Origlia, Università Federico II di Napoli
Massimo Raffa, Università del Salento
Saranno presenti le autrici e i curatori del volume.

Una donna tra le stelle: il mito di Andromeda
Al Museo Nazionale Etrusco di Chiusi in mostra due straordinari vasi del MArTa, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto dal 9 aprile al 6 luglio 2025.
I due musei hanno siglato una convenzione per la reciproca promozione attraverso lo scambio e l’esposizione in contemporanea nelle due sedi di reperti delle proprie collezioni.

Sono due donne ad unire il Museo archeologico nazionale di Taranto e il Museo nazionale Etrusco di Chiusi. Nel segno di Penelope e Andromeda, le direzioni dei rispettivi musei, hanno dato vita ad un accordo di scambio e reciproca promozione.
Sarà infatti inaugurata il prossimo 9 aprile, alle ore 17.00, all’interno del Museo Nazionale Etrusco di Chiusi, l’esposizione “Una donna tra le stelle: il mito di Andromeda”, allestita anche grazie al contributo del gruppo Archeologico Città di Chiusi.
Un focus che fino al prossimo 6 luglio porrà all’attenzione dei visitatori dell’importante museo toscano, due straordinari reperti di ceramica apula a figure rosse appartenenti alla collezione permanente del MArTA.
Si tratta dell’imponente cratere (410-400 a.C.) con dipinta la liberazione di Andromeda, destinata ad essere sacrificata a Poseidone dai suoi stessi genitori, Cassiopea e Cefeo e di una pelike, attribuita al pittore di Dario e datata 340-330 a.C. con la rara scena della riconciliazione tra Andromeda e i suoi genitori.
Entrambi i reperti, sono stati restituiti al MArTA dal Paul Getty Museum di Malibù, grazie ad un’importante operazione di rientro in patria di patrimonio archeologico frutto di saccheggi, portata a termine dal Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri.
A Taranto, in contemporanea, dallo scorso 8 marzo e fino al 6 luglio, nell’ambito della mostra internazionale Penelope a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, e realizzata da Electa, rimarrà in esposizione lo skyphos del Pittore di Penelope: l’importante vaso attico a figure rosse risalente al 440 a.C., conservato a Chiusi e raffigurante un episodio del mito di Ulisse con una rara rappresentazione di Telemaco che conversa con la madre Penelope seduta davanti alla famosa tela.
L’accordo interistituzionale di promozione e valorizzazione del patrimonio archeologico delle due regioni italiane è stato siglato tra il direttore regionale musei nazionali Toscana, Stefano Casciu e la direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone. La convenzione è stata curata da Fabrizio Vallelonga, direttore del Museo archeologico nazionale di Chiusi e la funzionaria archeologa del MArTA, Agnese Lojacono.

Il 28 marzo il MArTA con la direttrice Stella Falzone ha partecipato al BOAO Forum, la piattaforma di dialogo che dal 2001 in Cina orienta i grandi della terra verso le sfide globali.

Nell’Annual Conference, che si è svolta dal 25 al 28 marzo ad Hainan (Cina), i temi delle connessioni culturali affrontati nella mostra “Between the two seas. Archeology tells of Apulia”, che vede il MArTA tra i protagonisti dell’iniziativa promossa dalla Regione Puglia, in collaborazione con l’Art Exhibition Center di Pechino e il Museum of the South China Sea (Hainan) con il supporto della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura hanno assunto una dimensione globale, sottolineando la centralità del ruolo della cooperazione internazionale per la promozione delle risorse culturali delle diverse Regioni e dei diversi Paesi, e per favorire il dialogo tra i popoli della terra” – spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone.

La parola chiave, infatti, è il dialogo.

Il Boao Forum for Asia (BFA), è  un’organizzazione non governativa e senza scopo di lucro che ogni anno richiama in Cina capi Stato e di governo, imprese, ricercatori, economisti, giornalisti e rappresentanti istituzionali per un brainstorming esteso e intensivo in cui parlare di cambiamenti, riadattamenti e cooperazione internazionale.

“La Puglia, e l’esperienza del MArTA, oggi raccontano di questo scenario possibile – sottolinea la direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone – perché, come illustrano i reperti ad Hainan, provenienti anche dal Museo archeologico nazionale di Egnazia, dai Musei Ribezzo di Brindisi, Castromediano di Lecce e dalla Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo di Taranto, gli oggetti definiscono il ruolo della Puglia come crocevia di culture del Mediterraneo e oggi ponte autorevole anche verso l’Asia. La navigazione e le rotte commerciali della Puglia antica hanno favorito la creazione di un sistema culturale in cui si integrarono elementi indigeni e greci, e nel quale si svilupparono credenze religiose, miti e iconografie, ben rappresentati dai reperti in mostra. Le creature fantastiche della mitologia greca e romana, che incarnano forze negative e positive, offrono spunti di confronto significativi sul piano antropologico e religioso con i miti cinesi, aspetto che costituisce uno dei focus della mostra”.

Nel corso del Boao Forum prosegue all’interno dell’Museum of the South China Sea di Hainan la mostra “Between the two seas. Archeology tells of Apulia”, a cura di Stella Falzone e Rita Auriemma.

La mostra sarà visitabile fino al 15 giugno, per poi spostarsi in una seconda sede in Cina presso il Luo Yang Museum (Henan).

Il notevole successo di questa mostra è dimostrato dalle oltre 9mila presenze in solo due giorni nello scorso weekend.

Il diadema e lo scettro della principessa dauna Opaka Sabaleida (III sec. a.C.) stanno per tornare in Puglia. Dopo le tappe nelle sedi prestigiose degli Istituti Italiani di Cultura a Santiago del Cile, Buenos Aires, San Paolo e nelle sale del Museo Nacional de Antropología di Città del Messico, e in Italia a Roma a Castel Sant’Angelo, la mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia”, arriva nel comune murgiano per inaugurare anche l’importante nascita del Museo archeologico nazionale di Canosa di Puglia.

A darne l’annuncio è il Museo archeologico nazionale di Taranto che accompagnerà nell’ultimo tratto della mostra due dei pezzi più pregiati della sua collezione di ori, prima del rientro al MArTA.

Si inaugura infatti il prossimo 14 marzo l’allestimento di Canosa all’interno di alcune sale al primo piano dell’edificio scolastico “G. Mazzini” destinato a diventare la nuova sede museale.

“La mostra a cura di Massimo Osanna e Luca Mercuri è oggi una espressione di pregio del grande patrimonio di civiltà di questa terra – spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone – perché restituisce onore al territorio in cui nel 1928 l’allora soprintendente e già direttore del museo di Taranto, Quintino Quagliati, rinvenne questo importante tesoro archeologico”.

Nel 1928, infatti, proprio a Canosa, lungo la strada che conduce a Cerignola, nel tratto parallelo al tracciato dell’Appia Traiana, venne scoperta la tomba ipogeica, databile alla fine del III sec. a.C., che ha restituito materiali di straordinaria ricchezza, riconducibili alle produzioni orafe di lusso dell’artigianato tarantino.

I reperti in oro saranno esposti insieme alle produzioni artigianali più caratteristiche del popolo dei Dauni.

Alla cerimonia di inaugurazione della Mostra parteciperanno: Vito Malcangio – Sindaco di Canosa di Puglia, Nadia Landolfi – Dirigente Istituto Comprensivo Foscolo-Lomanto-Mazzini di Canosa di Puglia, Sergio Fontana – Presidente Fondazione Archeologica Canosina, Anita Guarnieri – Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, Francesco Longobardi – Delegato alla Direzione regionale Musei Nazionali Puglia, Luigi Oliva – Direttore Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, Stella Falzone – Direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Filippo La Rosa – Direttore per la promozione della cultura e della lingua italiana MAECI e Massimo Osanna – Direttore Generale Musei MiC.

Al centro del Mediterraneo, nel Museo archeologico nazionale di Taranto, nella Giornata Internazionale della Donna, torna un mito che si perde tra le sponde del mare nostrum sin dalla notte dei tempi.
È Penelope, celebrata nella mostra internazionale a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni, e realizzata da Electa, che dopo il Parco archeologico del Colosseo, approda a Taranto, dall’8 marzo
al 6 luglio 2025, grazie all’impegno dell’attuale direzione del MArTA e l’importante investimento sul polo museale tarantino operato dal Ministero della Cultura.
Si tratta di un evento di portata internazionale grazie all’arrivo nell’esposizione tarantina di 50 opere provenienti da musei e fondazioni italiane ed estere. Pittura, archeologia, scultura, cinema, incisioni,
arte a tutto tondo che colloquierà con circa 40 reperti archeologici del MArTA, alcuni provenienti dai depositi, e per la prima volta in esposizione pubblica.

“La data dell’8 marzo non è casuale. Il Museo archeologico nazionale di Taranto, vuole incarnare l’impegno del mondo della cultura nelle sfide del contemporaneo e andare oltre l’innegabile rilevanza scientifica delle
opere esposte, affermando una lettura di genere valida anche nel presente – commenta la direttrice del MArTA, Stella Falzone – Per questo nelle quattro sezioni della mostra, oltre all’iconografia che vuole Penelope ferma al suo telaio e in attesa del marito, splende la Penelope sfidante, che tiene a bada oltre cento uomini che la pretendono in sposa, pronta a non piegarsi alla ragion di stato e al destino delle vedove, e per questo intelligente stratega che tesse di giorno e disfa la tela di notte.

Il MArTA celebra con Penelope le donne che si ribellano agli stereotipi, ai pregiudizi, ai luoghi comuni – continua la direttrice Stella Falzone – e lo fanno con le armi e gli strumenti di cui dispongono, talvolta anche solo negli spazi domestici, con sapienza, pazienza, determinazione e passione”.
“Penelope ha modellato e sfidato l’ideale femminile per almeno 3000 anni e continua a farlo anche oggi. È la sposa fedele ma anche l’abile tessitrice di inganni – spiega la curatrice della mostra, Alessandra Sarchi – è la regina che non esce mai dalle sue stanze ma anche colei che da sola governa l’isola per vent’anni. È una sognatrice ma anche la moglie che mette alla prova il marito”.
“I miti degli antichi sono lontanissimi nel tempo – commenta il curatore Claudio Franzoni – eppure riescono ancora a intercettare il nostro desiderio di capire il mondo in cui ci troviamo. È così anche per Penelope.
La sua storia continua ad affascinarci perché racconta situazioni e stati d’animo che parlano anche di noi, la solitudine, il dolore, la delusione, la speranza, l’amore”.
La mostra si articola in quattro sezioni, dedicate a contesti iconici che, ispirati dalle vicende omeriche e dalle successive tradizioni letterarie, contribuiscono a caratterizzare la figura di Penelope nell’arte e a testimoniare la sua fortuna imperitura: il telaio e la tela; il gesto e la postura; il mondo del sogno; il velo e il pudore.

La collezione Ricciardi è una raccolta d’arte donata con grande generosità dal monsignore Giuseppe Ricciardi. Questa collezione include opere significative, risalenti prevalentemente ai secoli XVII e XVIII, e comprende pezzi di maestri illustri come Andrea Vaccaro, Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, Francesco De Mura e Rutilio Manetti, oltre a lavori di autori ignoti e del pugliese Leonardo Antonio Olivieri di Martina Franca.

Monsignore Giuseppe Ricciardi, uomo di grande cultura e sensibilità, ha donato questa collezione alla città e alla collettività con un nobile intento: elevare il livello culturale di tutti, inclusi i carcerati, e promuovere l’istruzione pubblica come bene comune. Questo gesto di altruismo e amore per l’arte e la cultura trova un parallelo storico significativo con quanto fece Anna Maria Luisa de’ Medici nel XVIII secolo. L’ultima discendente della grande famiglia dei Medici, con il famoso Patto di Famiglia del 1737, legò per sempre l’eredità medicea a Firenze per l’ornamento dello Stato, l’utilità del pubblico e l’attrazione dei forestieri. Grazie a questo patto, l’inestimabile patrimonio artistico della famiglia Medici non andò disperso, ma rimase a disposizione della città di Firenze e dell’umanità intera.

Oggi, la Collezione Ricciardi si arricchisce ulteriormente grazie all’opera musicale “Kybalion“, composta da Simone Cristicchi. Cristicchi ha tratto ispirazione dall’atmosfera affascinante dei dipinti della collezione, creando una musica che fonde melodie malinconiche e imponenza orchestrale. Come ha spiegato lo stesso Cristicchi, la musica e il sacro, unite da un’identica intenzione, hanno la capacità di elevare l’animo umano, permettendoci di andare oltre l’umano, di sperimentare la Grazia e l’Oltre.

La direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Stella Falzone, ha sottolineato come il progetto dei “Quadri Sonori” dell’Orchestra della Magna Grecia, di cui l’opera di Cristicchi fa parte, abbia il potere di rendere immortale e perenne l’arte e la cultura, trasportandoci quasi in un’altra dimensione. La sensibilità del Maestro Cristicchi, infatti, è una garanzia di questa capacità di andare “oltre”, offrendo una visione microscopica e dettagliata del rapporto tra il suono e le opere che lo hanno ispirato.

Concludendo, possiamo dire che la Collezione Ricciardi non è solo un insieme di dipinti di grande valore storico e artistico, ma anche un simbolo della dedizione alla cultura e all’educazione. Grazie a figure come monsignore Giuseppe Ricciardi e Anna Maria Luisa de’ Medici, il patrimonio artistico continua a vivere, ispirando nuove generazioni e arricchendo le nostre vite. E grazie alla musica di Simone Cristicchi, e non solo, possiamo immergerci in queste opere, sentendo il loro potere di trasportarci oltre il presente, verso una dimensione di bellezza e contemplazione eterna.

Il MArTA chiama Sanremo. Alla vigilia dell’avvio dalla kermesse canora che celebra la musica italiana il Museo archeologico nazionale di Taranto decide di “sfruttare” il trend del momento per fare quello che è nella sua missione: comunicare in maniera semplice e accessibile la storia delle civiltà del passato.

Sui canali social del Museo di Taranto sta, infatti, per iniziare un Festival parallelo, quello di SanMArTA, che per una settimana metterà insieme musica e archeologia, abbinando a sei reperti archeologici, da conoscere meglio ed evidenziare, una canzone cult delle precedenti edizioni del famoso festival ligure.

La community del MArTA è chiamata a votare, e a vincere sarà solo il buon intrattenimento e la cultura.

“Questa iniziativa nasce con l’obiettivo – spiega la direttrice del MArTA, Stella Falzone – di far conoscere la nostra collezione ad un pubblico sempre più vasto, anche attraverso l’associazione con le canzoni più celebri della storia del Festival di Sanremo. Abbinare un reperto a una canzone, anche in modo ironico, ci ricorda ciò che era popolare nel IV secolo a.C. così come negli anni ‘50 del secolo scorso, o al giorno d’oggi, abbattendo così le barriere temporali tra presente e passato”.

Da Nilla Pizzi (Sanremo 1952) ad Angelina Mango (Sanremo 2024), passando per molti dei vincitori morali del Festival di Sanremo del 1961 (Adriano Celentano), del 1969 (Nada), del 1982 (Albano e Romina) e del 2002 (Daniele Silvestri), in una carrellata di reperti che sembrano proprio disegnati su testi di canzoni entrate di diritto nella storia della cultura popolare del nostro paese.

Vi è il balsamario a colombina in vetro della prima metà del I secolo d.C. accanto al brano reso celebre da Nilla Pizzi, ovvero “Vola Colomba”, oppure la terracotta fittile degli inizi del III secolo a.C. che raffigura una coppia distesa su una kline nell’atto di abbracciarsi e baciarsi, abbinata ai “24mila baci” del molleggiato Adriano Celentano. E’, invece, la lekythos sovradipinta del 350-325 a.C. con una misteriosa donna dal volto coperto da un himation (mantello), a evocare il ritornello che alla fine degli anni ‘60 conquistò gli italiani con “Ma che freddo fa” di Nada. La terracotta policroma della fine del IV secolo o degli inizi III secolo a.C. ritrovata a Taranto nel 1959, che raffigura un attore comico con espressione ebbra, è stata scelta per “Felicità” di Albano e Romina. Il gioco dell’ephedrismos, che prevedeva di portare il vincitore della competizione sulle spalle, è la scena del gruppo fittile del II secolo a.C. abbinato al brano “Salirò” di Daniele Silvestri. E chissà quale sarà il reperto abbinato a “La noia” di Angelina Mango, ultima vincitrice di Sanremo 2024? Vi invitiamo a visitare le pagine social del Museo archeologico nazionale di Taranto e giocare insieme a noi!

La ceramica greca altro non è che una definizione che include differenti tipologie, sia in termini di forme, che di decorazione, che di provenienza. Infatti, ciascuna area geografica del mondo greco ha sviluppato nel tempo una propria peculiare produzione, dalle città greche orientali sino alle colonie in Occidente. Il MArTA è famoso, appunto, per esporre una ricca collezione di vasi provenienti perlopiù dalle necropoli dell’antica Taras. Al secondo piano del Museo, esattamente nella vetrina 63 della Sala VII, è esposto un interessantissimo recipiente in ceramica proveniente da una tomba di età arcaica scoperta nel 1931 in Via Principe Amedeo. Datato tra il 600 e il 580 a.C., si tratta di un cosiddetto calice chiota, ovvero tipico della produzione vascolare dell’isola di Chio, situata al largo dell’attuale costa turca, e appartenente alla più ampia classe della ceramica greco-orientale, per distinguerla dalle produzioni della Grecia propriamente detta e da quelle successive dalle colonie greche dell’Italia meridionale e della Sicilia.

Tipica forma della ceramica chiota è il calice, come appunto l’esempio esposto in vetrina, peraltro rinvenuto frammentario, ed in seguito ricomposto e restaurato. La sua particolarità, così come per la ceramica chiota in genere, è la decorazione della parte esterna del recipiente: sull’ingobbio, o il rivestimento, di colore chiaro, si sviluppa una semplice decorazione figurata, vegetale e geometrica in bruno. Tra la fascia a tratti scuri e chiari alternati che corre al di sotto dell’orlo e l’alto piede a vernice bruna, sul lato secondario compare una rosetta a sette petali, mentre sul lato principale vi è una sfinge alata che incede verso sinistra. Motivi ornamentali quali le rosette, i boccioli e i fiori di loto, animali selvatici o esseri mitologici sono tipici del periodo orientalizzante dell’arte greca, che vede il suo periodo di sviluppo a cavallo tra VIII e VII sec. a.C., per via dell’influenza dell’arte orientale (assira, egizia, fenicia) attraverso l’Egeo e le città greche della costa dell’Asia Minore. In particolare, la sfinge del calice in questione ha le tipiche fattezze della versione greca dell’essere mitologico, ovvero testa femminile con lunga capigliatura, corpo leonino e ali, iconografia derivata sicuramente dalla tipologia egizia, costituita da volto umano (faraone) e corpo leonino. Ciò indica quanto l’arte egizia, ed orientale in genere, abbia influito ed ispirato l’arte greca nella sua fase più antica, segno di continui contatti e scambi tra la Grecia e la Valle del Nilo sin dall’età del Bronzo. Tuttavia, l’essere mitologico assume valenze benefiche e magico-protettive in Egitto, fino a rappresentare essa stessa una divinità, mentre in Grecia rappresenta un demone distruttivo, come si evince dal mito di Edipo e dell’enigma della Sfinge di Tebe. Infine, la sfinge rappresenta l’emblema della stessa Chio, così come compare sulle monete della città-stato coniate a partire dal VI sec. a.C.

L’evidenza di aver rinvenuto nel corredo di una tomba arcaica di Taranto un oggetto di produzione non locale, greco-orientale, in associazione a ceramica corinzia, ionica e dalla madrepatria Sparta, indica quanto Taranto fosse già attiva sui mercati mediterranei in età arcaica, ricettiva di prodotti e stimoli culturali provenienti dall’esterno, fino al momento in cui, a partire dalla seconda metà del V sec. a.C., queste produzioni verranno rimpiazzate dalle importazioni attiche, prima a figure nere, poi a figure rosse, da cui verrà in seguito ulteriormente elaborata la tipica ceramica apula a figure rosse.

 

Calice chiota – 600-580 a.C.

Da Taranto, via Principe Amedeo, 1931.

Primo piano, Sala VII, vetrina 63, 1.6.

Il ruolo dell’Italia nella valorizzazione del patrimonio archeologico, non solo italiano, è stato approfondito durante una conferenza dal titolo ‘Media e cultura nel campo dell’archeologia’, tenuta a Manama, capitale del Bahrein, dalla direttrice del Museo Archeologico di Taranto, Stella Falzone, su invito dell’Ambasciatore d’Italia in Bahrein, Andrea Catalano. 
L’evento, promosso dalla sede diplomatica insieme al Centro per la Cultura e la Ricerca ‘Shaikh Ebrahim Bin Mohammed Al Khalifa’, si inserisce nell’ambito dell’attività di promozione culturale dell’Ambasciata d’Italia in Bahrein all’interno della rassegna culturale semestrale del Centro e mira alla valorizzazione del patrimonio archeologico dell’Italia, delle competenze italiane nei settori del restauro e valorizzazione dei siti storici, nonché alla promozione turistica delle Regioni italiane. 
”Universalmente riconosciuta come ‘superpotenza della bellezza e della cultura’, l’Italia riveste un ruolo di assoluta centralità nell’archeologia a livello internazionale – ha dichiarato l’Ambasciatore Catalano -.
Solo nel 2024, la Farnesina ha sostenuto 287 missioni italiane all’estero attraverso la concessione di contributi o riconoscimenti istituzionali.

Il ruolo di primo piano dell’Italia non deriva solo dalla rilevanza irraggiungibile del suo patrimonio artistico, culturale e naturale ma anche da un capitale umano di altissimo livello. Penso, ad esempio, ai circa 70 funzionari italiani che lavorano presso l’Unesco, ai quali viene unanimemente riconosciuta la qualità e la dedizione. Ad essi si aggiunge una vasta rete di esperti – tecnici, artigiani, ingegneri, studiosi, scienziati, archeologi, restauratori – i quali offrono la loro competenza per interventi sul campo, per la predisposizione di dossier tecnici e per la formazione di esperti in altri Paesi. Nel campo del restauro, ad esempio, nel quale riveste un ruolo di eccellenza a livello mondiale, l’Italia ha realizzato attraverso l’Unesco numerosi progetti di recupero e restauro di siti archeologici e storico-artistici in degrado nel bacino del Mediterraneo, in Iraq, in Afghanistan, in Africa e nel Sud-Est asiatico. Ed è proprio questo raffinato ed inestimabile capitale di competenze riconosciuto in tutto il mondo – ha concluso l’Ambasciatore Catalano – che celebriamo e che auspichiamo possa costituire un ulteriore strumento di cooperazione bilaterale”.

Fonte ANSA

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA) arriva in Bahrain con una conferenza di grande prestigio. Lunedì 20 gennaio 2025, alle ore 20:00, la Direttrice del MArTA, Prof.ssa Stella Falzone, terrà una lezione intitolata “Media and Culture in the Archaeological Field”.

L’evento, organizzato in collaborazione con l’Ambasciata italiana in Bahrain a Manama e il Shaikh Ebrahim Center, si terrà presso la Abdullah Al Zayed House for Bahraini Press Heritage a Muharraq.

Un’occasione per esplorare il legame tra archeologia, media e cultura attraverso l’esperienza e la testimonianza della direttrice del MArTA.

📍 Dove: Abdullah Al Zayed House for Bahraini Press Heritage, Muharraq
🗓 Quando: Lunedì 20 gennaio 2025
🕒 Orario: 20:00

La ricerca archeologica permette di scoprire cosa mangiavano e cosa bevevano gli antichi. Tra i reperti conservati all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto sono infatti conservati anche dei frammenti di pithoi, grandi contenitori utilizzati per lo stoccaggio di risorse alimentari.
Se si leggono i testi letterari greci, appare evidente che è il vino l’alimento più frequentemente conservato all’interno dei pithoi. A conferma di questo si può citare la definizione che ne dà la Suda, un lessico e un’enciclopedia di epoca bizantina, che riporta molto semplicemente la definizione di “Pithos: nome maschile o vaso per il vino”, confermando la sua funzione più diffusa e conosciuta. Quale tipo di vino è però conservato nei pithoi? Anche in questo senso i testi ci forniscono alcuni spunti, suggerendo che si tratti di vino puro, non mescolato ad acqua. Il processo di mescita avveniva infatti nei crateri che venivano riempiti proprio dalle giare, mentre i pithoi conservavano la bevanda durante tutto il processo di vinificazione. Bellissime scene di vendemmia e di spremitura dell’uva sono rappresentate su alcuni vasi attici che mostrano appunto come il pithos fosse impiegato durante queste attività agricole.
Ci sono però alcuni casi in cui le fonti riportano anche la presenza di altri cibi nelle grandi giare. Abbiamo citazione della conservazione di latte, olio, miele e vari sementi. In particolare Euripide e Plutarco narrano due episodi in cui il latte, presente in grande abbondanza, viene conservato in giare. Platone e Luciano di Samosata invece descrivono la possibilità che le giare siano riempite con altri alimenti quali latte, miele e sementi vari tra cui sono citati frumento, fave, orzo e lenticchie. Questi passi sembrano dunque suggerire una multifunzionalità del contenitore, usato principalmente per la conservazione del vino, ma che all’occasione poteva essere riutilizzato in altro modo.
I testi e le raffigurazioni sui vasi ci testimoniano anche la presenza del pithos nella narrazione di alcuni miti quali quello della punizione infera delle Danaidi e delle imprese di Eracle. Le cinquanta figlie di Danao, per espiare la colpa di aver ucciso i loro mariti durante la prima notte di nozze, erano condannate in eterno a riempire d’acqua una grande giara che però era forata, rendendo l’impresa impossibile. Il pithos è inoltre coinvolto anche in due episodi mitici che vedono come protagonista Eracle con il cinghiale di Erimanto e con Folo. La terza fatica che deve compiere l’eroe consiste nel portare vivo il cinghiale Erimanzio al cospetto di Euristeo; si dice che il re, alla vista della terribile fiera, atterrito, sia fuggito a nascondersi proprio dentro un pithos. Subito dopo questa impresa Eracle si reca nei pressi del monte Foloe dove vive il centauro Folo che lo accoglie con doni ospitali e apre in suo onore una giara di vino. Gli altri centauri, al solo sentire l’odore del vino, molto forte perché di vino vecchio, impazziscono e ne scaturisce uno scontro che causa la morte di molti e tra queste anche quella di Folo.
Questa tipologia di vasi poteva arrivare ad avere anche dimensioni notevoli di oltre un metro. Proprio per la loro grandezza erano molto difficili da realizzare ed era necessario essere dei vasai molto abili. Il filosofo greco Platone ci riporta infatti un detto che era in uso nel quartiere ceramico di Atene che affermava che per distinguere un bravo vasaio bisognava vedere se riusciva a foggiare un pithos.
I due frammenti esposti a Taranto si datano al VI e al V secolo a.C. e sono del tipo con labbro estroflesso superiormente appiattito. Sono dei vasi acromi, ma sul lato superiore del labbro presentano una decorazione a stampiglio. Sul più antico sono raffigurati un mostro e un grifo affrontati, separati tra loro da una palmetta. Il mostro ha sembianze umane, coda serpentiforme e ali spiegate. Sul bordo esterno dell’orlo si trova una decorazione a doppia treccia. Il secondo frammento presenta invece una fascia di onde correnti e ovuli che delimita la parte superiore di una scena figurata in cui è rappresentato un cacciatore armato di arco e lancia che affronta due felini. Sul bordo esterno si trovano meandri.

Orlo di pithos – V secolo a.C.
Da Taranto, Contrada Madre Grazia, 1910.
Secondo piano, Sala III, vetrina 18, 3.1.

Domenica 5 gennaio si torna gratis al Museo archeologico nazionale di Taranto.
Aperto per l’intera giornata, dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19.00), il MArTA, infatti, aderisce dal luglio 2014 (data istitutiva del progetto) all’iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.
La visita consentirà di poter osservare da vicino l’imponente collezione di reperti ospitati negli oltre seimila metri quadri espositivi e accessibili del MarTA, e poter fruire di due importanti mostre temporanee.
Al primo piano, nell’area dedicata alla dominazione romana, fino alla fine di febbraio sarà possibile infatti ammirare l’originale della tavola bronzea del I sec. a.C. della Lex Municipii, di fatto la legge che testimonia la nascita del Municipio di Taranto.
Al piano terreno, nell’area delle mostre temporanee, si potrà continuare ad ammirare il Tesoretto di Nociglia: 58 denari in argento di epoca romana ritrovate nel gennaio del 1937 a Nociglia, piccolo comune della provincia di Lecce e dal 14 dicembre per la prima volta in esposizione al MArTA.
Giornata di iniziative speciali anche il giorno dell’Epifania.
Alle 17.00 di lunedì 6 gennaio, infatti, è previsto un approfondimento dedicato a “Giochi e giocattoli nel mondo greco e romano”.
Sonagli, piccoli animali in terracotta e addirittura bambole snodabili. Il Museo archeologico nazionale di Taranto conserva un’importante collezione di questi reperti dedicati al mondo dell’infanzia.
Nella serata dell’Epifania il MArTa, infatti, organizza una visita guidata tematica per far conoscere quali erano i giochi, i passatempi e i giocattoli che hanno accompagnato la vita di bambini e adulti greci e romani. Un viaggio che condurrà grandi e piccini alla scoperta di come erano fatti i giocattoli antichi, in che occasione venivano regalati, i significati che potevano assumere oltre a quello ludico e come, a distanza di millenni, appaiano simili ai giochi odierni.
La visita tematica della durata di circa 2 ore è rivolta ad un massimo di 25 partecipanti. L’attività sarà compresa nel costo d’ingresso per il museo di 10 euro, salvo le gratuità o le riduzioni previste dalla legge e dalle convenzioni. La prenotazione (obbligatoria) dovrà essere effettuata al numero 099 4532112 sino ad esaurimento dei posti disponibili, comunicando il proprio nome e cognome, email, telefono e numero di partecipanti.

Il Liceo Artistico ‘V Calò’ di Taranto ha ufficialmente presentato il calendario del 2025 “Cromie al MArTA’. Un progetto nato dalla collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il corriereditaranto.it. ed il sostegno della Fondazione Oro6 per il sociale.

L’iniziativa, sostenuta dalla dirigente scolastica Rosanna Petruzzi, si inserisce nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento PCTO relativo all’anno scolastico 2023/20224 ed ha visto gli alunni della classe 4^N dell’indirizzo arti figurative con curvatura plastico scultorea, cimentarsi nella creazione di un prodotto culturale attingendo alle proprie competenze.

Gli alunni, guidati dai docenti del consiglio di classe, in particolare dalle prof.sse A. Alfeo, A. Lucchese, E. La Gioia, M. A. lavernaro e dalla tutor didattica prof.ssa S. Didonna hanno ideato i testi e rielaborato in chiave moderna i reperti storici appartenenti alla dea Athena, conservando la storia ed il valore originario dei beni culturali.

Fondamentale è stato il supporto del dott. Giovanni Pietro Marinó, tutor aziendale del percorso, che durante gli incontri al museo ha guidato gli studenti verso la conoscenza dei reperti storici, dei tesori e delle testimonianze del passato, aiutandoli a sviluppare le idee progettuali per le illustrazioni dell’almanacco.

Per la creazione dei testi invece gli alunni sono stati affiancati dalle redattrici del corriereditaranto.it, la dott.ssa Federica Pompamea e la dott.ssa Maria D’Urso che attraverso l’arte della comunicazione e della scrittura, hanno aiutato la classe a scrivere per ogni cimelio un racconto unico che personalizza ogni mese dell’anno.

Il calendario è incentrato su Athena, la dea della guerra ed illustra in maniera moderna i valori acquisiti nel tempo dalla donna, quali forza e coraggio. Sono state utilizzate dai giovani artisti tecniche stilistiche e grafiche specifiche, come le foglie d’oro, per le illustrazioni inserite nei singoli mesi dell’anno. Accanto ad ogni reperto sono stati inseriti i dati che spiegano come visitarlo all’interno del museo.

Gli studenti, presenti alla consegna del calendario, hanno voluto esprimere la loro contentezza riguardo il lavoro svolto, in particolare Annamaria ha detto “È stata un’esperienza molto formativa, in quanto attraverso un lavoro interdisciplinare abbiamo ampliato le nostre competenze didattiche e personali. Ci siamo conosciuti meglio ed abbiamo rafforzato i nostri legami di amicizia, cercando sempre un punto di incontro durante il lavoro pratico”.

Francesca, invece, ha evidenziato “Possiamo dire di aver dato un tocco di colore al territorio. Abbiamo posato i nostri occhi anche su reperti poco conosciuti e attraverso il racconto delle storie da noi inventate, abbiamo creato un alone di fantasia ed immaginazione sulla vera magia della città di Taranto”.

Attraverso questo progetto i ragazzi hanno voluto dimostrare come l’arte classica sia in grado di reinventarsi, adattarsi e proiettarsi nel futuro grazie alle competenze e alla creatività degli artisti.

Il MarTA di Taranto esporrà, per la prima volta, un tesoretto monetale di 58 denari d’argento di epoca romana ritrovato nel gennaio del 1937 a Nociglia, piccolo comune della provincia di Lecce.
Una fusione di popoli e culture che il Tesoretto di Nociglia offre l’opportunità di approfondire, grazie all’apporto e allo studio del prof. Giuseppe Sarcinelli, docente di Numismatica dell’Università del Salento.
Un salto nel passato che grazie alla varietà iconografica (i Dioscuri a cavallo, la lupa con Romolo e Remo, le divinità come il Giano bifronte, la dea Roma ed Ercole) e leggende (che indicava il responsabile dell’emissione) incise sull’argento, fanno giungere fino all’universo della guerra sociale tra Roma e le popolazioni italiche del Sud Italia. E’ facile immaginare, infatti, che anche il Tesoretto di Nociglia, occultato in un vaso posto sotto un cumulo di pietre in un vigneto, fosse il nascondiglio per i beni che qualcuno aveva deciso di sottrarre alle scorribande di eserciti invasori.
Salvato per anni e poi acquistato negli anni ‘30, dalla Regia Soprintendenza alle Opere di Antichità e d’arte della Puglia, oggi torna alla luce.

“Credo che la città di Taranto abbia un enorme potenziale di crescita e il Museo archeologico nazionale MArTA non è terzo rispetto a queste politiche, perché la cultura è un motore di cambiamento straordinario in grado di attivare e sviluppare processi e pratiche creative, economiche, sociali, favorendo coesione, riflessione e partecipazione attiva alla vita e alle scelte della città”.

Stella Falzone, direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, sceglie queste parole per parlare delle giornate di aperture straordinarie che riguarderanno il MArTA fino al prossimo 28 dicembre.

Il 30 novembre, il 7, 14, 21 e 28 dicembre, infatti, il Museo di Taranto consentirà l’ingresso ai visitatori e turisti fino alle 23.00 (chiusura alle 23.30).

Si tratta di aperture straordinarie in cui i funzionari archeologi e funzionari architetti del Museo metteranno a disposizione le competenze per offrire percorsi di approfondimento sulla collezione permanente del MArTA.

Il Museo archeologico nazionale di Taranto sarà aperto dunque tutti i giorni (orario continuato dalle 8.30 alle 19.00 e orario straordinario delle date citate fino alle 23.00) offrendo non soltanto archeologia, ma soprattutto riflessioni tra passato e modernità.

La cultura è cuore pulsante di questo processo – dichiara ancora la direttrice Stella Falzone – e in tal senso si è sviluppato tutto il progetto che ha riguardato, ad esempio, il ritorno a Taranto, dal MANN di Napoli, della Lex Municipii Tarentini, il testo di fondazione del municipio romano a Taranto, tra i più antichi del mondo. In quel segmento di tavola bronzea datata I secolo a.C. c’è, infatti, un esempio di progettazione della cultura pubblica.

Chi si recherà al Museo di Taranto potrà, pertanto, ammirare nell’allestimento al primo piano del MArTA, la lastra bronzea originale che sarà al MArTA fino al 28 febbraio 2025.

Le attività previste nelle giornate di aperture straordinarie (30 novembre, 7, 14, 21 e 28 dicembre) sono comprese nel costo del biglietto di ingresso al Museo, pari a 10 euro. Sono fatte salve le gratuità o le riduzioni previste dalla legge e dalla convenzioni. Ricordiamo, inoltre, che è possibile prenotare attività di visita guidata a pagamento, o visita con l’utilizzo di audio guide in cinque lingue. Per aggiornamenti e informazioni vi invitiamo a consultare il sito www.museotaranto.cultura.gov.it

In occasione della Mas Week 2024 il Museo Archeologico di Taranto ospita fra le preziose antichità il più contemporaneo degli artisti tarantini: Paolo A. Troilo.

Chi conosce Troilo sa che dipinge l’iperrealismo con le dita, che è l’unico su questo pianeta a farlo e che da artista indipendente ha esposto in tutto il mondo compresa la Biennale di Venezia 2011 entrando in prestigiose collezioni d’arte. Ma Troilo è anche un tarantino e questa per lui è la prima mostra nella sua città.

L’artista è gia presente a Taranto con 2 lavori permanenti: il “CRISTO DALLA POLVERE” 10 metri di dipinto donato con il mecenate e amico di infanzia Avv. Augusto Sebastio alla chiesa di San Francesco de Geronimo nel quartiere Tamburi e “BACKLIT”, l’enorme riproduzione murale di un suo quadro nel quartiere Salinella che amplifica il segnale wi-fi in collaborazione con Mosaico Digitale.

Dal 24 Ottobre al 24 Novembre 2024 a queste, ma stavolta solo per un mese, si aggiunge un’opera inedita composta di 8 arazzi dedicati dall’artista alla figura materna e nati attraverso l’analisi del rapporto con sua madre, Lucia Troilo, mancata il giorno di Natale del 2018.

Il prezioso Lampasso di seta che li compone è stato donato dai famosi tessutai Veneziani Rubelli.

I toni accesi della stoffa floreale interagisce con quelle figurazioni monocromatiche iperrealiste che hanno reso famoso Paolo A. Troilo dando vita a 8 opere cangianti, potenti ed emozionanti.

“Era il 2017 quando finalmente riuscii a elaborare sotto forma di un polittico di 8 tele la scomparsa di mio padre Antonio Troilo, noto medico tarantino. Intitolata “8 IN THE NAME OF THE FATHERs” fu presentata al Consolato Italiano di New York per poi finire nella collezione della famiglia Gucci a Saint Moritz. Era un manifesto appassionato sul rapporto padre/figlio, un omaggio a tutti i padri. Adesso, nel Museo che spesso visitavo da piccolo, prezioso orgoglio di questa mia città, porto il tributo a tutte le madri “8 IN THE NAME OF THE MOTHERs” per ricordare la mia, Lucia Troilo, scomparsa a Firenze il giorno di Natale del 2018. ”

-Paolo A. Troilo-

La mostra, organizzata all’interno della MAS WEEK – Festival di Architettura, Design e Arte Contemporanea co-organizzato dal Comune di Taranto, nasce da un’idea dello Studio MAS che insieme all’Avv. Augusto Sebastio ha trovato grande entusiasmo e complicità da parte del museo MARTA e della sua direttrice Dott.ssa Stella Falzone

“Ospitare l’unicità e farlo attraversando il tempo è l’occasione straordinaria per un Museo archeologico di celebrare ancora una volta la natura umana e il suo genio. Lo facciamo costantemente preservando e accogliendo nella nostra esposizione permanente le produzioni artistiche dalla preistoria al Medioevo, passando per quelle delle civiltà indigene, greche e romane. Lo facciamo ora, grazie a MAS WEEK, con l’originalità della figura di un grande artista e figlio di questa terra: Paolo Troilo. Dipinti unici, dal forte impatto narrativo che dentro il museo con il nome al femminile, la donna e la madre esaltano. Per il MArTA è l’occasione per riaffermare una delle sue mission. Un museo, infatti, non è solo luogo di conservazione, valorizzazione e ricerca, ma anche un luogo da cui trarre ispirazione e progettare il benessere comune. Mi piace pensare ad un museo che in queste occasioni si trasforma in un luogo in cui si dialoga, ci si incontra, si costruisce e in cui grazie all’incontro tra l’antico e il contemporaneo si valorizza il patrimonio materiale e immateriale che questa terra ha espresso e tutt’ora esprime.

-dott.ssa Stella Falzone Direttrice del MArTA-

l’Ing. Giuseppe Fanelli dello Studio MAS – MODERN APULIAN STYLE sottolinea come “Per lo Studio MAS sia un grande onore e privilegio avere, anche quest’anno, alla MAS Week, un artista riconosciuto a livello internazionale come Paolo Troilo. Dal 2017, insieme all’Amministrazione del Sindaco Melucci, con il nostro Festival abbiamo voluto puntare, nell’ambito dell’Arte Contemporanea, su grandi talenti figli della nostra città. La città di Taranto è donna, una bellissima donna dai tratti euro-mediterranei, che per secoli ha generato e ancora genera meravigliosi frutti. Taranto è madre. Così come lo è il Museo MArTA. Madre come ‘dispensatrice di vita’. Paolo con la sua operazione artistica ‘8 IN THE NAME OF THE MOTHERs’ ha inteso portare una riflessione intorno ad un tema sempre attuale nell’esperienza individuale e collettiva, di cui i beni culturali sono importanti testimoni, perché nel museo ogni cultura può riconoscere sé stessa e ogni uomo sentire il legame profondo tra sé e gli altri. L’opera inedita sulla ‘madre’ è dipinta su otto arazzi in lampasso di seta del famoso tessutaio veneziano Rubelli. Opera che Paolo nel 2018 dedica a sua madre, che dipingeva fiori ‘perché lei era natura, solida e fantasiosa’, ci racconta l’artista. Questo amore e questa passione non può che coinvolgerci e unirci tutti, non possiamo che commuoverci dinanzi alla sua bellezza”.

La mostra, patrocinata dal Comune di Taranto è sponsorizzata da BCC San Marzano e dalla Fondazione Taranto25. Tra i promoter anche Nobile Agency di Milano fondata da un’altra tarantina eccellente: Gabriella Nobile.

“Questa mostra rappresenta un’ulteriore testimonianza dell’impegno della nostra Banca a sostegno della cultura del territorio. Attraverso iniziative come questa, desideriamo rafforzare il legame con la comunità e promuovere l’arte e la cultura locale, contribuendo così a una crescita condivisa e sostenibile.”

-Emanuele di Palma Presidente BCC San Marzano-

La Fondazione Taranto 25 si dichiara entusiasta di annunciare la scelta di essere al fianco della mostra di arte contemporanea di Paolo Troilo, che si terrà al Museo Marta di Taranto a partire dal 23 ottobre 2024 per circa 30 giorni. “Questo evento rappresenta una straordinaria opportunità per la nostra città, essendo non solo parte delle iniziative collaterali alla MAS Week, ma anche un’anteprima eccezionale delle opere che saranno esposte successivamente in una delle più prestigiose location dell’arte italiana. La mostra offre una rara occasione di ospitare un artista internazionale del calibro di Troilo, nostro concittadino e premio Due Mari di Talenti 2023, permettendo alla nostra comunità di entrare in contatto con un’esperienza culturale di respiro internazionale. La nostra vicinanza a questo evento riflette la voglia di Taranto 25 di promuovere l’arte e la cultura come strumenti di valorizzazione del nostro territorio, consolidando il ruolo della città come centro di innovazione culturale”.

Anche il Sindaco Rinaldo Melucci è entusiasta dell’iniziativa: “Conosco Paolo Troilo da anni, seguo da tempo la sua carriera artistica ed ogni volta che ho la fortuna di incontrarlo è per me un grande motivo di orgoglio. Paolo è una delle eccellenze di Taranto. Paolo è uno che si è fatto strada da solo, sfidando con coraggio le convenzioni, in un mondo tanto difficile quanto affascinante come quello dell’arte. Ha viaggiato ed ancora oggi viaggia tantissimo alla ricerca di ispirazioni, le stesse che, poi, lo portano a realizzare veri e propri capolavori. Per la nostra città sarà un privilegio poter ospitare alcuni suoi lavori nel corso della prossima “MAS Week”, evento che celebra l’arte e la cultura in tutte le sue forme offrendo una prospettiva straordinaria ed innovativa. Straordinaria ed innovativa proprio come la tecnica che Paolo utilizza per materializzare su tela il suo infinito talento. Riuscire, come fa lui, a dipingere con le dita al posto dei pennelli dimostra non solo il possesso di una maestria tecnica incredibile, ma anche una sconfinata sensibilità e questo perché le sue sono molto più che semplici rappresentazioni visive. I suoi dipinti esplorano e mettono in risalto la complessità dell’animo, rappresentando figure che riflettono la tensione e la bellezza della condizione umana. Sono delle unicità che adesso avremo modo di poter ammirare nelle sale del MArTa grazie alla “MAS Week”, un’occasione da non lasciarsi sfuggire, anche perché Paolo ha rinunciato alle Gallerie d’arte .”

La mostra 8 IN THE NAME OF THE MOTHERs si aprirà il 24 Ottobre 2024 con una anteprima a inviti e a seguire sarà visitabile gratuitamente, inclusa nel costo del biglietto, secondo gli orari del Museo: dal martedì alla domenica dalle ore 8.30 alle ore 19.30.

Dopo il debutto con successo registrato lo scorso anno, torna “Musica Fluida”, una rassegna indirizzata al pubblico più giovane e quanti vogliono ascoltare nuove proposte musicali e lasciarsi guidare per un intero pomeriggio a visitare le bellezze del Museo Archeologico di Taranto. Tre artisti di richiamo per altrettanti appuntamenti in programma all’interno del Chiostro del MArTA: Francesca Michielin (martedì 24 settembre), Wax (giovedì 3 ottobre) e Holden (giovedì 10 ottobre). Visita guidata dalle 16.00, live alle 18.30. Ingresso (visita guidata e live): 10euro. Biglietti in vendita su Vivaticket.

La formula anche quest’anno, si diceva, prevede un mix di fruizione archeologica e musicale. Acquistando il biglietto per assistere al mini-concerto all’interno del Chiostro, infatti, il pubblico sarà accompagnato nella visita guidata delle collezioni permanenti del Museo.

«Il Museo è una polifonia di voci nella storia di questo territorio. “Musica Fluida”, nata dalla collaborazione con l’Orchestra della Magna Grecia, è la nostra proposta che vuole intercettare il pubblico a cui il nostro Museo tiene in modo particolare: quello dei giovani o giovanissimi under 18», commenta la direttrice del Museo Archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone, circa l’avvio dell’edizione 2024 che farà convergere nell’importante museo tarantino tre artisti del panorama pop italiano. «Dopo il successo registrato nella prima edizione svoltasi lo scorso anno, riproponiamo “Musica Fluida”, format che ha riscontrato larghi consensi, in particolare fra quelle generazioni a cui avevamo dedicato il progetto”, dichiara Piero Romano, direttore artistico dell’Orchestra Magna Grecia.

“Musica Fluida”, un progetto indirizzato a giovani e adolescenti spesso considerato il “non pubblico” dei musei, con l’eccezione delle attività scolastiche. Ed è per questo motivo che lo scorso anno le direzioni di Museo e OMG hanno pensato di unire le proprie forze e provare ad invertire un luogo comune. “Musica Fluida”, pertanto, intende contribuire a rendere attuali, contemporanei e vivi valore e messaggio del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA), parlando ai giovani attraverso i loro idoli.

Nella sua prima edizione, il Museo MArTA ha raggiunto l’obiettivo di connettere, in modo smart ed innovativo, le giovani generazioni al patrimonio storico artistico del territorio, stimolandole a scoprire nuove forme di conoscenza ed argomenti di confronto, in un clima di festa e condivisione.

Nella sua prima edizione, la rassegna ha abbracciato il patrimonio culturale museale proponendo nelle visite guidate diversi percorsi tematici che, di volta in volta, hanno raccontato, attraverso i reperti del museo, la storia del territorio ad un target estremamente giovane. Un perfetto equilibrio tra popolarità e qualità degli artisti, che si sono esibiti, e spessore dei contenuti e degli argomenti indagati, ha reso “Musica Fluida” uno spaccato culturale all’avanguardia.

Il format ha rappresentato l’incontro tra “antico” e “contemporaneo”, tra patrimonio archeologico del museo e musica contemporanea dei giovanissimi con giovani ma già affermati astri musicali. E’ stato questo il tratto distintivo della rassegna musicale, in un contesto unico quale il MArTA, da sempre luogo identitario di cultura e bellezza della città di Taranto. Articolata nei diversi momenti di visita guidata, esibizione musicale, colloquio e confronto con gli artisti, la rassegna si è dimostrata strategia vincente, registrando un grande successo di pubblico.

«E’ un’avventura che riproponiamo anche quest’anno – riprende la direttrice – con estremo piacere, perché valorizza e anima lo spazio del Chiostro degli Alcantarini all’interno del quale si svolgeranno i concerti, e con essi abbatte anche gli stereotipi che accompagnano la fruizione culturale da parte della Generazione Z. Insieme a Wax, Francesca Michielin e Holden, entrano nel museo i ragazzi e le loro famiglie, e si cancella il senso di estraneità che un giovane può provare nei riguardi di un museo, superando l’idea che lo stesso rappresenti qualcosa di fermo e distante, mentre qui è tutto estremamente in movimento, così come la nostra Art in progress, che ormai da alcuni mesi connota l’esposizione in costante aggiornamento del MArTA».

«Un progetto condiviso con la direttrice del MArTA, Stella Falzone – conferma Romano – che aveva in mente una rassegna dedicata ai giovanissimi, che non mancano di emozionare ed emozionarsi davanti a una simile proposta. Ragazzi spesso accompagnati da genitori, parenti, amici, che vengono ad assistere ai concerti dei loro idoli musicali, ma che uniscono a questa esperienza “live” la visita nelle sale del Museo Archeologico internazionale di Taranto. E’ proprio questa la connessione che abbiamo assegnato a Musica Fluida: la presenza di idoli della musica pop vicini a una generazione di giovanissimi, mantenendo salda e al centro del progetto, la storia della nostra terra, quella della Magna Grecia.

Questo esempio di fruizione è un segnale estremamente positivo per i nostri ragazzi, che ci rende orgogliosi. Siamo pertanto estremamente felici nel presentare insieme alla direttrice del MArTA, una seconda edizione che siamo sicuri registrerà riscontri lusinghieri come avvenuto al debutto lo scorso anno. Anche questo risultato contribuirà a proiettarci in un futuro rivolto verso le nuove generazioni, perché nella loro vita la fruizione culturale diventi qualcosa di spontaneo e naturale».

Il Museo archeologico nazionale di Taranto chiude settembre con il lusinghiero dato di 6.738 visitatori e un successo confermato dai “sold out” in tutte le iniziative di carattere culturale e scientifico proposte, compresi i concerti abbinati a percorsi archeologici tematici, laboratori e visite guidate.
La direttrice Falzone
”Il MArTA è un catalizzatore che lavora in sinergia con il territorio e a questo vanno ascritte le buone pratiche messe in atto con i Comuni (Taranto ed Ugento per citare solo gli ultimi), le Università pugliesi, le scuole o gli animatori della scena culturale territoriale e nazionale – sottolinea la direttrice del MArTA, Stella Falzone – Un luogo aperto e dinamico in continua evoluzione anche dal punto di vista espositivo grazie alle nuove vetrine inserite nel percorso permanente e all’installazione della temporary art nell’area di ingresso del MArTA”.
Un museo che offre sempre di più e che diventa sempre più meta di turisti stranieri e visitatori provenienti da tutta Italia.
Domeniche al museo
Impennata di presenze che potrebbe essere confermata già dal prossimo appuntamento di domenica 6 ottobre, giornata in cui grazie all’iniziativa #domenicalmuseo voluta dallo stesso MIC, l’ingresso nei parchi archeologici e nel musei statali, compreso il MArTA, è gratuita.
Durante la prima domenica d’autunno l’ingresso è gratuito ma è possibile prenotare servizi a pagamento come visite guidate o utilizzo di audio-guide nell’area bookshop-biglietteria del Museo.

La danza nell’antichità era molto più di una semplice espressione artistica; rappresentava, infatti, un mezzo privilegiato per entrare in comunione con il divino. Un esempio emblematico di questo legame è il culto dionisiaco, dove le donne, trasformandosi in Menadi, celebravano Dioniso, dio del vino e dell’ebbrezza, attraverso danze sfrenate e rituali collettivi.

Durante questi momenti, le Menadi si immergevano in uno stato di estasi divina, con abiti ricchi e vaporosi che sembravano animarsi al ritmo dei loro movimenti frenetici. Le loro vesti, talvolta corte ma più spesso lunghe e pieghettate, venivano completate da una pelle di pantera (pardalìs) o di cervo (nébris) gettata sulle spalle, simboli sacri del dio.

A piedi nudi, con in mano oggetti rituali come il tirso, la fiaccola o il serpente, danzavano ciascuna per conto proprio ma unite nel thiasos dionisiaco, il rito collettivo.

Il movimento delle vesti giocava un ruolo centrale nel rappresentare l’abbandono estatico. Fluttuando e sollevandosi freneticamente, annullavano la fisicità del corpo, lasciando intravedere, solo occasionalmente, una gamba nuda. I volti, con le teste reclinate all’indietro e le bocche socchiuse, trasmettevano l’intensità dell’estasi, ma erano soprattutto gli abiti a dare forma visiva allo slancio divino delle danzatrici.

Non tutte le danze erano però così frenetiche e travolgenti; durante le feste Carnee, quelle dedicate al dio Apollo, il ritmo della danza era molto più composto e i movimenti molto più armoniosi e delicati. I gesti delle danzatrici erano misurati, il ritmo controllato, e le loro vesti leggere, gonfiandosi delicatamente, seguivano il movimento armonioso e circolare dei passi. Questo contrasto tra la frenesia dionisiaca e l’equilibrio apollineo rifletteva due modi complementari di vivere il sacro attraverso la danza: da un lato l’abbandono estatico, dall’altro l’armonia e la misura.

La danza, quindi, si configurava come un linguaggio universale che, attraverso i gesti, i ritmi ei movimenti, permetteva agli antichi di dialogare con il divino e di partecipare a un’esperienza di trascendenza e comunione.

 

Cratere a volute protoitaliota a figure rosse – Ultimi decenni del V secolo a.C.

Da Ceglie del Campo, via G. Martino, 1898.
Secondo piano, Sala VI, vetrina 52, 1.21.

Con il termine tesoretto si indica un particolare ritrovamento che vede la scoperta di una certa quantità di monete in un solo luogo, molto spesso conservate all’interno di un contenitore in materiale non deperibile. Tali monete erano state sicuramente nascoste in un momento di pericolo imminente, quale ad esempio una guerra, con l’intenzione, da parte del proprietario, di tornare a riprenderle in un successivo periodo di calma, cosa che non è mai accaduta. Per questo motivo capita che il tesoretto possa essere rimasto nascosto fino all’epoca moderna. Scoperte fortuite di tesoretti avvengono ancora oggi durante gli scavi archeologici come testimoniano ad esempio i recentissimi ritrovamenti avvenuti nel 2018 a Como o nell’antica città romana di Bedriacum.
Tra le collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Taranto sono conservati numerosi tesoretti di epoche differenti (dall’età greca all’epoca bizantina). Quello conservato nella sala XIII è stato rinvenuto nella città di Taranto nel 1883, ma si sono purtroppo perse ulteriori informazioni circa la localizzazione e le modalità di rinvenimento. Al momento del suo ritrovamento era composto da 1536 monete, di cui 1515 della zecca di Taranto e 21 della zecca di Thurium, la colonia panellenica sorta al posto della città di Sibari nel golfo ionico nel 444 a.C. Nel corso dell’ultimo secolo, parte del tesoretto è andato disperso e numerose monete provenienti da questo contesto fanno oggi parte di collezioni private e museali estere, motivo per cui oggi al MArTA sono conservati soltanto 865 esemplari, tutti riconducibili alla zecca tarantina.
Le monete sono databili a un arco cronologico che va dal 325 a.C. al 228 a.C., ragione per cui si è ipotizzato che le cause per cui il ricco proprietario abbia deciso di nascondere i suoi beni siano riconducibili agli scontri con Roma che coinvolsero la città di Taranto alla fine III secolo a.C. e portarono alla definitiva conquista della colonia greca nel 209 a.C.
In epoca greca il denaro era caratterizzato dal proprio valore intrinseco, dipendeva cioè dal valore del metallo utilizzato – che poteva essere oro, argento o bronzo – e dal peso, di cui si faceva garante la città che lo emetteva. Ogni città inoltre impiegava sulle proprie monete delle immagini specifiche e delle iscrizioni affinché fossero immediatamente riconoscibili. Le immagini impresse sui conii di solito sono strettamente legate all’identità culturale ed economica della città che le emette; così Atene batte monete che rappresentano su un lato la dea Atena e sull’altro una civetta con un ramo d’ulivo, mentre Metaponto, che traeva la sua ricchezza dal vasto territorio agricolo, pone sui suoi stateri una spiga di grano.
Il sistema monetario greco si basava su una moneta d’argento, la dracma, che significa letteralmente “manciata” di sei oboli, termine usato per definire gli spiedi in ferro, utilizzati come moneta di scambio prima della nascita della moneta. Oltre alla dracma e all’obolo, era molto diffuso anche lo statere che corrisponde a due dracme. L’origine del nome va ricollegato infatti al peso che deve essere posto sui piatti della bilancia perché stessero in equilibrio e dunque due dracme.
La moneta più diffusa nella città di Taranto era lo statere in argento caratterizzato sul dritto da un giovane a cavallo in diversi atteggiamenti con simboli e iscrizioni, mentre sul verso era rappresentato l’eroe eponimo Taras, figlio di Poseidone e della ninfa Satyria, oppure l’ecista, fondatore della città, Falanto, a dorso di un delfino.

Nomos in argento – III secolo a.C.
Da Taranto, senza ulteriori dati di rinvenimento.
Primo piano, Sala XIII, vetrina 30.
 

 

 

 

Le sepolture tarantine di epoca ellenistica offrono una testimonianza straordinaria del crescente interesse per la cura del corpo e la cosmesi, un aspetto che riflette un cambiamento culturale significativo per la figura femminile di quel tempo. In precedenza, infatti, pratiche come il trucco erano legate quasi esclusivamente alle etere, donne che esercitavano la professione di cortigiane e che utilizzavano la bellezza come strumento di seduzione. Tuttavia, nel periodo ellenistico, l’uso dei cosmetici si espande, coinvolgendo anche le donne comuni, segnando una svolta nel modo in cui il maquillage viene percepito e utilizzato.
Il trucco diventa non solo uno strumento per esaltare la bellezza femminile, ma anche un mezzo di affermazione sociale, dimostrando il prestigio e la condizione economica di chi lo utilizzava. Belletti e cosmetici, spesso ottenuti tramite sofisticate tecniche di preparazione che includevano miscele di sostanze naturali e minerali, erano impiegati per schiarire l’incarnato e dare colore a guance, labbra e occhi. Questi prodotti, originariamente riservati alle élite, acquisirono rapidamente uno status di beni di lusso.
A questo fenomeno si accompagna lo sviluppo di una notevole produzione artigianale, specializzata nella fabbricazione di strumenti e accessori destinati alla conservazione e all’applicazione dei cosmetici. Contenitori in alabastro o piombo, insieme a piccoli cucchiai in argento o osso, dimostrano il livello di ricercatezza e maestria raggiunto dagli artigiani dell’epoca. Questi accessori, spesso arricchiti da decorazioni elaborate, erano simili ai moderni kit di bellezza, indicando l’importanza che la cura personale aveva assunto nella vita delle donne.
Tra i reperti più interessanti vi sono le teche cilindriche, spesso divise internamente in scomparti, che ricordano i nostri astucci per cosmetici. Alcuni di questi contenitori erano rivestiti con sottili lamine d’oro, un materiale particolarmente apprezzato per il suo pregio. Questi oggetti non erano solo strumenti di bellezza, ma veri e propri simboli di lusso e potere.

La cura del corpo e l’attenzione alla bellezza, tuttavia, non si limitavano al trucco. Un ruolo fondamentale lo giocavano anche gli specchi, spesso ritrovati nelle sepolture femminili. Gli specchi dell’epoca erano realizzati principalmente in bronzo o in lega d’argento, e potevano essere di forma circolare o rettangolare. La diffusione degli specchi d’argento o argentati nell’età tardo repubblicana riflette il continuo legame tra bellezza e prestigio.
Un altro elemento della toilette era l’acconciatura, alla quale le donne dedicavano molta cura. Tra gli strumenti usati per pettinare e fissare i capelli spicca l’acus crinalis, un ago per capelli di cui esistono pochi esemplari, alcuni dei quali in metallo prezioso. In particolare, un raro esempio proveniente da Taranto è realizzato in argento con una testa in pasta vitrea a forma di colomba, ulteriore dimostrazione della maestria degli artigiani dell’epoca. Gli aghi per capelli erano non solo funzionali, ma anche veri e propri oggetti di oreficeria.
La cosmesi dell’epoca ellenistica non si limitava ai cosmetici e agli strumenti di applicazione, ma comprendeva anche l’uso di profumi. Inizialmente legati a rituali religiosi e contesti sacri, i profumi divennero parte integrante della cura personale e furono considerati simboli di lusso. La loro produzione richiedeva tecniche elaborate, che prevedevano l’utilizzo di sostanze vegetali o animali, mescolate a oli profumati, spesso conservati in raffinati contenitori di ceramica, vetro o alabastro.
L’importanza della cura del corpo nella vita delle donne ellenistiche non va vista solo come un vezzo o una semplice vanità, ma come un aspetto profondamente connesso alla loro identità sociale. Il trucco e i profumi non erano solo un modo per abbellirsi, ma rappresentavano un linguaggio simbolico che esprimeva il ruolo della donna nella società. Attraverso l’uso di cosmetici, le donne ellenistiche affermavano la propria presenza pubblica e il proprio status, sfidando i limiti imposti dalla sfera domestica.
I reperti dei corredi ellenistici tarantini offrono uno sguardo su un mondo femminile complesso e sfaccettato, in cui bellezza, rituali e simboli di status si intrecciano, testimoniando un’evoluzione culturale nella percezione della cura del corpo, connessa non solo alla vita terrena, ma anche al passaggio nell’aldilà.

Pisside in piombo – II secolo a.C.
Da Taranto, via Lupoli, 1961.
Primo piano, Sala XXII, vetrina 59A, 4.1.

 

 

 

La collezione archeologica del MArTA rappresenta un ricchissimo scrigno di testimonianze relative all’antica Taras e alla sua posizione all’interno di circuiti di contatto che travalicano gli stessi mondi greco, magnogreco, italico ed apulo. Chiari esempi di questa ampiezza di relazioni, sia economiche che culturali, sono tre peculiari reperti esposti in vetrina 33, nella sala IV del secondo piano del Museo. Databili alla prima metà del V sec. a.C., nonostante manchino del tutto i dati relativi al loro contesto di rinvenimento, anche se risulta ipotizzabile una loro provenienza dalla necropoli di età classica, i tre oggetti in questione ci sono giunti in stato frammentario, ma non tale da inficiarne l’identificazione delle forme e delle particolari iconografie, e i relativi significati che veicolano. Si tratta di vasi di produzione attica che si distinguono in maniera netta dalla tipica produzione vascolare a figure rosse del periodo. Infatti, i primi due esemplari sulla sinistra appartengono alla classe dei cosiddetti vasi plastici dalla conformazione a testa di africano (ne esistono anche a testa femminile, di menade, di sileno, o bifronti), mentre il reperto sulla destra è un piatto a fondo bianco, decorato anch’esso con l’immagine intera di un uomo africano.

Ma come mai, in ambito greco e magnogreco, ritroviamo iconografie e forme vascolari che esulano dalle classiche forme e riportano iconografie non convenzionali? I due vasi plastici sono pertinenti, come si evince dalle dimensioni e da alcuni confronti con esemplari integri (Musei Vaticani, British Museum, MET), a forme vascolari connesse al simposio e al banchetto, e in ultima analisi alla figura di Dioniso nell’oltretomba, largamente diffuse nei corredi funerari greci: l’uno ad un kantharos, a giudicare dalla lacuna all’altezza dell’orecchio sinistro sul quale doveva innestarsi una delle anse; l’altro ad una oinochoe. Invece, il piatto a fondo bianco è decorato con l’immagine intera di un uomo africano vestito in abiti orientali, stante in piedi dinanzi ad un louterion (bacino lustrale), affiancato da due iscrizioni che riportano il termine ΚΑΛΟΣ.

Da ciò si desume che i greci avessero conoscenza diretta del mondo africano, in particolare delle etnie nilotiche della Nubia mediante l’Egitto faraonico, almeno a partire dall’VIII-VII sec. a.C., testimoniata dall’estremo naturalismo nella resa dei volti dei due vasi plastici in questione. Tutto ciò è riflesso sia nella mitologia che negli eventi storici. Infatti, l’Iliade racconta di Memnone, re etiope (ovvero nubiano), figlio di Eos, alleato dei troiani; oppure il mito racconta di Busiride, re d’Egitto, ucciso da Eracle al ritorno dal giardino delle Esperidi. Storicamente, il contatto diretto con il mondo nubiano è attestato da numerosi elementi: in primo luogo, la presenza di un emporio ellenico nel Delta del Nilo, ovvero Naukratis, sorto e sviluppatori nel corso del VII-VI sec. a.C. durante la XXVI dinastia egizia; inoltre, lo stesso Erodoto, nelle sue Storie, riferisce di una spedizione egiziana guidata dal faraone Psammetico II contro il regno di Nubia (attuale Sudan del Nord), avvenuta nel 592 a.C., il cui esercito era composto anche da mercenari greci, carii e fenici, e che portò alla distruzione della capitale nubiana Napata. Lo stesso esercito persiano di Serse, all’epoca delle guerre persiane, tra i vari reparti, comprendeva contingenti di arcieri nubiani, così come testimoniato dalla raffigurazione in rilievo di una delegazione nubiana su una delle scalinate di accesso all’Apadana di Persepoli. Tutto ciò permette di comprendere come e quanto i greci avessero diretta conoscenza diretta del mondo nilotico e nubiano, potendo ipotizzare anche la stessa presenza di schiavi o mercenari provenienti da quelle aree nell’Atene del V sec. a.C.

Il naturalismo dei tratti somatici dei volti dei due vasi plastici in questione e la stessa resa stilistica del volto di profilo del nubiano sul piatto a fondo bianco, oltre a rimandare ai rilievi di Persepoli prima citati del VI-V sec. a.C., rinviano anche ad iconografie provenienti direttamente dal regno di Nubia, come ad esempio i bassorilievi che raffigurano la coppia reale meroitica, Natakamani e Amanitore, sul pilone del tempio di Apedemak a Naqa, in Sudan, del I sec. d.C.

Il fatto che tre oggetti di produzione attica così particolari si ritrovino a Taranto è prova di una certa predisposizione all’attrazione per tematiche culturali esotiche da parte di una determinata committenza della colonia spartana, peraltro continuativa nel tempo a giudicare da alcuni orecchini in oro e granato a conformazione di testa di africano/nubiano del II sec. a.C., anch’essi esposti in Museo (vetrina 39, SALA XIX, primo piano). La città magnogreca, dunque, risulta essere perfettamente inserita nel sistema di circuiti di scambio, sia economici che culturali, di scala mediterranea per tutto il corso della sua storia antica.

 

N. 2 frammenti di vasi plastici attici (inv. 4423, 4572) – 500-450 a.C.

Da Taranto, senza ulteriori dati di rinvenimento.

Secondo piano, Sala IV, vetrina 33, 9.1-2.

Piatto attico su fondo bianco (inv. 4424) – 475-470 a.C. circa.

Da Taranto, senza ulteriori dati di rinvenimento.

Secondo piano, Sala IV, vetrina 33, 10.1.

 

 

Grazie ai contatti con i mercanti e gli artigiani micenei la metallurgia assunse un peso sempre maggiore: si affermò l’uso della lega di rame e stagno per produrre il bronzo, con un costante aumento della quantità e della qualità degli oggetti prodotti.

I metallurghi erano artigiani specializzati dediti a tempo pieno a tale attività, potevano essere itineranti e prestare il proprio lavoro spostandosi da un centro all’altro.

In Puglia non ci sono giacimenti metalliferi, infatti nelle fasi più antiche dell’Età del Bronzo i metalli probabilmente arrivavano dall’Italia centrale (Toscana). Successivamente la rete dei contatti si ampliò e i metalli arrivarono da varie regioni dell’Italia settentrionale e meridionale.

Per le fasi più antiche gli oggetti in metallo giunti fino a noi provengono prevalentemente da ripostigli ossia depositi di oggetti in metallo interpretabili come forme di tesaurizzazione di beni preziosi o scorte di materiale da rifondere di proprietà di fabbri itineranti.

 

La matrice a due valve in bronzo proviene proprio da un ripostiglio rinvenuto nel 1872 a Manduria (TA), tra le masserie Li Strazzati e Sinfarosa dove venne recuperato casualmente dal sig. Pietro Oronzo Pasanisi insieme ad un ricco ripostiglio di oggetti in bronzo che in buona parte andò disperso. Alcuni dei reperti superstiti furono acquistati nel corso del ‘900 dal Museo di Taranto dove sono tutt’oggi conservati. Tra questi vi è la matrice bivalve nella quale veniva colato il metallo fuso per produrre manufatti metallici, asce ad occhio nello specifico, ossia munite di foro passante per l’impugnatura.

Il reperto rappresenta non solo una testimonianza delle attività produttive metallurgiche nel periodo a cavallo tra il Bronzo finale e la prima età del Ferro (1100 – 800 a.C.), ma anche un indicatore di contatti commerciali necessari per reperire le materie prime (rame e stagno) non disponibili localmente.

 

Allestimento: Secondo piano, Sala II, Vetrina 7B, n. 4.9.
Cronologia: Bronzo Finale – Prima età del ferro (1100 – 800 a.C.).
Luogo e data di rinvenimento: Manduria (TA), tra masseria ‘Li Strazzati’ e masseria ‘Sinfarosa’, 1872.
Dimensioni: altezza 20 cm; larghezza 10 cm; profondità 4.6 cm.
Materiale: bronzo.

Bibliografia: M.A. Gorgoglione, S. Di Lernia, G. Fiorentino, L’insediamento preistorico di Terragne (Manduria, TA): nuovi dati sul processo di neolitizzazione nel Sud-Est italiano, Manduria 1995, pp. 4-5.

 

Il Premio Internazionale “Satyrion per l’Archeologia”, è il riconoscimento all’impegno e al valore scientifico di chi, attraverso l’archeologia, ha nobilitato la storia dell’antica colonia spartana, partendo dal luogo di attracco dei Partheni.
Si tratta di una manifestazione dall’alto profilo culturale, a cui il Museo archeologico nazionale di Taranto offre il suo più convinto sostegno e che vede coinvolti partner istituzionali e scientifici locali e nazionali.
La XXV edizione del Premio sarà presentata ufficialmente lunedì 9 settembre alle ore 11.00 nella sede della Soprintendenza Nazionale al Patrimonio Culturale Subacqueo, nell’ex Convento di Sant’Antonio a Taranto.
La cerimonia di assegnazione si terrà il 13 settembre alle ore 20.30 nel Castello Muscettola di Leporano.
I premi quest’anno andranno a Aldo Siciliano, presidente dell’Istituto per la storia e l’archeologia della Magna Grecia e a Francesca Radina, già direttore archeologo del Centro operativo per l’archeologia di Bari. Menzione Speciale per Christian Greco, direttore del Museo egizio di Torino.

Presentazione del volume:
I Greci in Messapia tra V e III secolo a.C.
Il tesoretto di Parabita nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

Parabita 3 settembre, ore 19.
Sagrato Basilica Madonna della Coltura.

Interventi

Stella FALZONE | Direttrice MArTA – Taranto
“Il tesoretto di Parabita: la scoperta, il recupero, la valorizzazione”

Francesco D’ANDRIA Accademia dei Lincei
“Tesori mai visti”

Arcangelo ALESSIO | già Soprintendenza Archeologica della Puglia
“Le circostanze del rinvenimento”

Giuseppe SARCINELLI | Università del Salento
“Dare voce alle monete: il gioco dei dettagli nel tesoretto di Parabita”

Sarà, infatti, presentata martedì 27 agosto alle ore 11.30 nella sede della Sala Incontri del Museo archeologico nazionale di Taranto – MArTA, l’edizione 2024 del Premio Zeus – Premio Internazionale di Archeologia della Città di Ugento.
Un evento di respiro internazionale dedicato ad archeologi di fama mondiale, giovani ricercatori, esperti di valorizzazione e promozione, nonché specialisti nel restauro e divulgatori, nato sotto gli auspici di uno dei reperti più iconici del MArTA, che rappresenta da sempre il valore storico e culturale delle civiltà del territorio: lo Zeus di Ugento.
Il capolavoro della bronzistica tardo-arcaica (530 a.C. – Sala I MArTA) realizzato con la tecnica della fusione a cera persa, rinvenuto ad Ugento nel 1961, durante lavori di ampliamento di un’abitazione privata, è oggi il simbolo delle relazioni che le popolazioni indigene del Salento seppero instaurare con la vicina colonia spartana.
E in nome di queste relazioni che il premio torna ormai da alcuni anni ad animare il panorama culturale pugliese richiamando nel Salento alcuni dei nomi più importanti dell’archeologia di fama internazionale.
I nomi del premiati di quest’anno saranno comunicati nel corso della conferenza stampa di martedì. I riconoscimenti sono andate a personalità individuate dal Comitato Scientifico composto da Serena Strafella, soprintendente della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi e Lecce, dal direttore regionale della DRM (Direzione Regionale Musei) Puglia, Francesco Longobardi, da Stella Falzone, direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Maurizio Bisanti, della Fondazione Museo Civico di Rovereto (Area Archeologia), Umberto Croppi direttore di Federculture e da Giovanni Mastronuzzi, direttore del Dipartimento Beni Culturali dell’Università del Salento.
Alla conferenza stampa di martedì 27 agosto, parteciperanno Loredana Gianfrate, presidentessa della Società Cooperativa Imago concessionaria dei servizi culturali per il Comune di Ugento, Salvatore Chiga, Chiara Congedi e Massimo Lecci, rispettivamente sindaco, assessore alla cultura e vice-sindaco della Città di Ugento e la direttrice del MArTA, Stella Falzone.
Al termine della conferenza stampa la stampa e gli invitati saranno accompagnati nella Sala I del MArTA per ricevere la “benedizione” dell’edizione 2024 del Premio, da parte dello Zeus di Ugento.
La cerimonia di consegna dei riconoscimenti del Premio Zeus, invece, si svolgerà mercoledì 28 agosto, a partire dalle ore 20.30, nella suggestiva Piazza Duomo nel centro storico di Ugento (LE).

E’partita in questi giorni un’altra importante rivoluzione che riguarda l’esperienza di visita del Museo archeologico nazionale di Taranto.
Si tratta di una soluzione digitale che consente, grazie ad un software di ultima generazione, di poter visitare il MArTA grazie alla riproduzione e ascolto di un racconto registrato, che contiene informazioni di base, e anche approfondimenti che riguardano la collezione di reperti esposti negli oltre 6mila metri quadri del museo tarantino.

L’installazione delle audioguide rientra pienamente negli obiettivi che ci siamo posti come Museo: essere un luogo di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio, ma anche di inclusione, ispirazione e conoscenza. In questo senso l’audioguida è uno strumento di democrazia culturale che consente a tutti un approccio al museo in maniera diretta, coinvolgente, rispettando i tempi e i modi di ascolto di ogni visitatore – commenta la direttrice del MArTA, Stella Falzone – Il Museo diventa così una scoperta straordinaria anche per chi lo ha già visitato altre volte, e addirittura unica e quasi “intima” e “personale” per chi al MArTA ci entra per la prima volta. Un racconto destinato a meravigliare perché oltre ai pezzi iconici consente di scoprire storie suggestive o approfondimenti sui temi e le ricerche della collezione, focalizzando l’interesse su reperti a cui a volte non si presta la dovuta attenzione durante la visita.

Le audioguide del Museo di Taranto sono state progettate, inoltre, per offrire ai visitatori una maggiore flessibilità durante la visita, rendendo la collezione più comprensibile e apprezzabile. Il percorso, della durata di 120 minuti, illustra la collezione del Museo seguendo un ordine cronologico oltre che tematico, utilizzando un linguaggio immediato e comunicativo, che consente ai visitatori di esplorare il museo al proprio ritmo, senza la necessità di partecipare a tour di gruppo.
L’audioguida accompagna il visitatore in un percorso che, articolandosi in venticinque sale disposte su due piani, ripercorre la storia di Taranto e delle popolazioni indigene dalla Preistoria al Medioevo, attraverso quelli che sono i reperti più significativi della collezione.

Modalità di fruizione

Le audioguide del Museo di Taranto sono disponibili al bookshop in cinque lingue (italiano, inglese, tedesco, spagnolo, francese) al costo di 6 euro, e possono essere utilizzate in due modalità.
Il primo tipo di utilizzo è consentito attraverso il servizio di **AUDIOGUIDE CARD®**, attraverso il proprio smartphone (Android o iOS), senza necessità di installazione di APP. Il MArTA attualmente dispone di 9800 card monouso in carta riciclabile, ognuna con un codice di accesso unico, valido per un massimo di 9 ore.
In questo caso l’audioguida si attiva attraverso pochi passaggi: scansione del QrCode con la fotocamera del cellulare, caricamento dei contenuti audio (dopo questo passaggio si potrà proseguire offline) e avvio del tour.
Per chi fosse sprovvisto di cellulare di ultima generazione, si potranno attivare le audioguide con modalità tradizionale. Al MArTA sono già disponibili 20 apparecchi del modello Trend: un dispositivo con tastiera retroilluminata e standard, altoparlante integrato, alta autonomia di 100 ore, un display su cui poter selezionare i numeri delle tracce e avviare l’ascolto.

Il Museo archeologico nazionale di Taranto torna nuovamente sul podio delle destinazioni turistiche più apprezzate dai viaggiatori e si consacra tra le migliori “Attrazioni del Mondo” per TripAdvisor: l’importante portale statunitense, che comprende oltre 200.000 recensioni di hotel, attrazioni turistiche e più di 30mila dedicate alle destinazioni culturali e naturalistiche più belle del pianeta.
“Il TripAdvisor Traverlers’ Choice Award, conseguito per il quarto anno consecutivo, è la conferma del buon lavoro svolto in questi anni, da chi mi ha preceduto alla guida di questa importante istituzione, e da chi ogni giorno nelle sale espositive, tra gli apparati scientifici, tecnici e amministrativi, fino a quelli comunicativi e promozionali del Museo archeologico nazionale di Taranto – afferma la direttrice del MArTA, Stella Falzone – dimostra non solo di far bene il proprio lavoro, ma di amare questo museo così ricco e affascinante”.
Il Museo archeologico nazionale di Taranto celebra questo importante riconoscimento puntando alla riconferma per il 2024, considerato l’ampliamento dell’esposizione permanente e dei servizi, compresi quelli di bookshop e merchandising e l’importante lavoro di continua emersione dai depositi di reperti mai visti o poco conosciuti portati in esposizione nella vetrina di ingresso della Temporary Art.

I premi Travellers’ Choice celebrano le destinazioni preferite dai viaggiatori, sulla base delle recensioni e delle opinioni raccolte da viaggiatori e clienti di tutto il mondo su Tripadvisor in un periodo di 12 mesi.
Il premio Travellers’ Choice è un riconoscimento per le strutture, i luoghi e le attrazioni che ottengono costantemente recensioni eccellenti. I vincitori rientrano nel 10% dei migliori profili su Tripadvisor. Il premio Travellers’ Choice di Tripadvisor si rivolge a una selezione di destinazioni che dimostrano con costanza il proprio impegno nell’eccellenza del settore turistico e su basa sulla qualità e sulla quantità di recensioni e punteggi dei viaggiatori pubblicati sullo stesso portale internazionale.

Il VII Colloquio AIRPA (Associazione Italiana Ricerche Pittura Antica) si svolge dal 20 al 22 giugno 2024 presso gli Scavi di Ostia, nella Sala Cébeillac-Gervasoni.
Il Colloquio si pone come momento di riflessione sul tema della pittura parietale esposta in museo, con particolare riguardo ai musei di sito, in cui la relazione tra le opere pittoriche e i vicini contesti di provenienza (spesso fruibili dal pubblico) può determinare scelte allestitive e percorsi espositivi mirati.
La direttrice del MArTA, Stella Falzone, curatrice del Colloquio, interverrà il 20 giugno sul tema: Una pittura senza pareti: la pittura domestica nel Museo Ostiense.
Scarica il programma.

È il titolo dell’esclusiva mostra in occasione del Medimex2024, ospitata dal 19 giugno al 14 luglio al Museo archeologico nazionale di Taranto – MARTA.
Un racconto per immagini, attraverso 60 scatti, tra vita professionale e privata, di John Lennon e Yoko Ono.
Il fotografo Bob Gruen sarà presente, parteciperà mercoledì 19 giugno ad un incontro al MArTA di Taranto.
La mostra dialogherà con le migliaia di reperti in esposizione all’interno del Museo, luogo di tutela e di ricerca, centro di riferimento scientifico per la comunità archeologica internazionale, aperto al dialogo con il contemporaneo e con tutte le espressioni artistiche di ogni epoca.

La mostra racconta la collaborazione più importante del fotografo, ovvero quella con John Lennon e Yoko Ono. Poco dopo che la coppia si era trasferita a New York nel 1971, Bob Gruen divenne loro fotografo personale, oltre che amico, riuscendo così a documentarne, attraverso la sua macchina fotografica, immagini che li ritraevano sia nella vita professionale che in quella privata. Nel 1974, durante uno shooting con Lennon, Gruen suggerì all’ex Beatles di indossare la t-shirt bianca con la scritta New York City, che Gruen stesso gli aveva comprato in una bancarella per turisti circa un anno prima. Il risultato di quella sessione fotografica furono le oramai iconiche immagini di John Lennon, forse le sue foto più famose, mentre indossa la maglietta bianca – le maniche furono tagliate da Gruen stesso – con lo skyline della sua città adottiva sullo sfondo. Che fossero scatti di Lennon e Yoko mentre camminano insieme in un parco, oppure quelle incluse nel booklet del disco “Walls and Bridges”, o ancora Sean Lennon appena nato, Lennon davanti alla Statua della Libertà mentre fa il segno della pace, il lavoro di Gruen testimonia quasi dieci anni di vita di John e Yoko a New York, dopo lo scioglimento dei Beatles.

Con il risultato incoraggiante di oltre 33mila presenze nei primi quattro mesi dell’anno, il Museo archeologico nazionale di Taranto, si appresta a vivere la prossima domenica di apertura gratuita del MArTA.

Domenica 5 maggio torna, infatti, l’appuntamento con #domenicalmuseo, l’iniziativa del Ministero della Cultura, che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.
“Si tratta di una buona consuetudine che suona come una festa, una pratica di fruizione culturale, che speriamo nel tempo possa consolidarsi, facendo crescere i numeri di cittadini propensi ad un sempre maggiore approccio all’arte, alla cultura, all’archeologia” – dice la direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone.
E i numeri da gennaio ad oggi confermano il trend di crescita delle presenze all’interno al polo museale tarantino.
“La crescita è costante – spiega ancora la direttrice, Stella Falzone – ma pensiamo ci siano ancora ampi margini di crescita, considerato l’imminente stagione estiva ma anche l’ampliamento dell’offerta, che in questi mesi ci vede al lavoro verso la definitiva realizzazione della nuova esposizione delle collezioni permanenti, e per l’affidamento del servizio caffetteria”.
Costante la presenza di turisti stranieri e massiccia l’adesione delle scuole provenienti da tutta la regione.
Il Museo archeologico nazionale di Taranto, domenica 5 maggio sarà aperto per l’intera giornata dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso consentito alle ore 19.00). L’ingresso è gratuito.
Nella stessa giornata sarà possibile prenotare anche attività di visite guidate a pagamento a cura della società Aditus, concessionaria per i servizi aggiunti del MArTA.

Per l’acquisto dei ticket d’ingresso o l’acquisto di ulteriori visite guidate puoi cliccare qui.

È stato firmato oggi, a Roma, al Ministero della Cultura, un protocollo d’intesa tra il MiC, la Regione Puglia e il Comune di Taranto per l’organizzazione e la gestione stabile della rassegna artistica culturale internazionale “Biennale italiana del Mediterraneo”, che si terrà nel capoluogo tarantino.

Al centro dell’intesa la promozione e la valorizzazione strutturata della città di Taranto attraverso la cooperazione interistituzionale e il superamento della frammentarietà delle iniziative in ambito culturale.

Il protocollo è stato firmato dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dal Sindaco del Comune di Taranto, Rinaldo Melucci e dalla delegata per la Regione Puglia, Bianca Bellino. In video-collegamento il Presidente della Regione, Michele Emiliano. Presenti, tra gli altri, il Capo di Gabinetto del MiC, Francesco Gilioli; il Direttore generale Creatività Contemporanea del MiC, Angelo Piero Cappello e la direttrice del museo MarTa di Taranto, Stella Falzone.

Nell’accordo si evince il rapporto della città di Taranto con il mare e la propria identità derivante dalla posizione baricentrica nel bacino del Mediterraneo.

Il Ministero della Cultura, con la Regione e l’Amministrazione comunale riconoscono così l’interesse comune a intercettare e promuovere attività stabili, manifestazioni, nonché progettualità innovative nel campo delle arti e degli altri linguaggi della creatività contemporanea legati al mar Mediterraneo.

Tra gli obiettivi dichiarati anche la valorizzazione delle regioni italiane che si affacciano sul Mediterraneo, esaltando i profondi legami interculturali, interreligiosi, economici e commerciali con gli altri Paesi e le altre regioni dell’area, nonché il potenziamento e la promozione della ricerca, sostenendo i talenti e le eccellenze italiane nel campo dell’arte, dell’architettura, della fotografia, del design e della moda.

Il progetto della Biennale del Mediterraneo è fondamentale per le nostre politiche culturali perché noi pensiamo che la cultura debba essere diffusa su tutto il territorio e che il Mezzogiorno d’Italia possa rappresentare una straordinaria occasione di sviluppo socio-economico. Taranto è una città che ha una grande storia nel suo dna e una vocazione innata alla cultura. Si tratta solo di organizzare infrastrutture culturali moderne ed efficaci. La Biennale del Mediterraneo si candida ad essere un grande attrattore capace di guardare a tutta l’area del Mediterraneo e all’Africa. Da parte mia ci sarà il massimo impegno e impulso su questo progetto”, ha affermato il Ministro Sangiuliano.

La Biennale del Mediterraneo – ha dichiarato il presidente Emiliano – sarà una pietra miliare della rinascita di Taranto. Il progetto era pronto da tempo, ma senza il contributo del ministro Sangiuliano non lo avremmo attualizzato così rapidamente. Grazie ai tanti progetti realizzati in questi anni, la città ha cominciato a riscrivere la propria storia e molto presto riusciremo a parlarne non più come di una città con problemi ambientali e di lavoro, ma anche e soprattutto come di una delle capitali culturali ed economiche del Mezzogiorno, dell’Italia e del Mediterraneo. Del resto, questo destino è impresso nella storia prestigiosa della città. Taranto è il simbolo della perseveranza e di una Puglia che non molla mai”.

Per il sindaco Melucci: “In continuità con il nostro programma di riconversione economica, di rigenerazione urbana e di valorizzazione delle nostre antiche radici, abbiamo gettato le basi per promuovere nell’area del Mediterraneo il ruolo di Taranto quale polo culturale, poiché riteniamo che proprio la cultura possa essere una leva importante per il cambiamento economico. Desideriamo dare della nostra città, che sta vivendo un fermento positivo in più campi, un’immagine diversa, emancipata dalla monocultura industriale, non solo attraverso interventi di recupero e promozione del prezioso patrimonio storico-artistico posseduto, ma anche attraverso il supporto ad iniziative di ricerca e sviluppo nel campo delle arti, dei linguaggi della creatività contemporanea e delle nascenti industrie innovative che la città ospita. La rassegna avrà tra i suoi obiettivi, non solo quello di esaltare i profondi legami interculturali, interreligiosi, economici e commerciali con gli altri Paesi dell’area, ma anche intercettare, elaborare, valorizzare e diffondere le nuove tendenze della creatività contemporanea nel Mediterraneo di tutte le forme di arte: da quella performativa alla fotografia; dalla moda all’architettura; dal cinema al design”.

Simone Cristicchi firma “Kybalion”

Il nuovo quadro sonoro del Museo archeologico nazionale di Taranto

Martedì 23 aprile alle 12.30, nel Museo archeologico nazionale di Taranto, la presentazione di “Kybalion”, il titolo del “quadro sonoro” composto dal Maestro Simone Cristicchi. Si tratta della terza installazione all’interno del MArTA, dopo quelle realizzate dal Maestro e Premio Oscar, Dario Marianelli, e dal cantautore Achille Lauro. Altri “quadri sonori” installati in città sono stati composti e diretti dal Maestro Remo Anzovino (Concattedrale Gran Madre di Dio), dal Maestro John Rutter (Cattedrale di San Cataldo) e dal Maestro Giovanni Sòllima (Castello aragonese).

All’incontro con i giornalisti erano presenti lo stesso compositore, la direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone, e il direttore dell’Orchestra della Magna Grecia, Piero Romano.

«Ho composto l’opera Kybalion dedicata alla Collezione Ricciardi – spiega Simone Cristicchi – lasciandomi ispirare dall’atmosfera dei suoi affascinanti dipinti; l’iconografia sacra presente sulle tele mi ha dettato una musica di atmosfere rarefatte, melodie malinconiche e imponenza orchestrale: la musica e il sacro, come unite da identica intenzione, hanno la capacità di elevare l’animo umano, agendo direttamente con le nostre cellule cerebrali, al fine di “trasumanar”, di andare oltre l’umano, di sperimentare la Grazia e l’Oltre, laddove il Tutto si dipana nello spazio e nel tempo, informando di sé il nostro esistere eterno».

«La musica, come l’arte, anche quella che viene dal passato, hanno un potere comune: quello di travalicare il presente e trasportarci quasi in un’altra dimensione. Il progetto dei “Quadri Sonori” dell’Orchestra della Magna Grecia ha proprio questo potere: rendere immortale e perenne, oltre l’oggi, l’arte e la cultura – commenta la direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone – La sensibilità del Maestro Cristicchi è, inoltre, una garanzia di quello che lui stesso chiama l’”oltre”. Una visione quasi microscopica e dettagliata del rapporto tra il suono e le opere che lo hanno ispirato. Tra queste vale la pena ricordare le opere di Luca Giordano , Francesco Solimena, Rutilio Manetti, Francesco De Mura e Paolo De Matteis».

«Con il quadro sonoro di Simone Cristicchi si completa un percorso – dice il Maestro Piero Romano, Direttore artistico dell’Orchestra Magna Grecia – studiato con la Direzione del Museo archeologico MArTA di Taranto, con lo scopo di offrire ai visitatori, per ciascun piano, un’opera originale; “quadri” di estrazione culturale, esperienza artistica completamente distanti fra loro: dopo Achille Lauro e Dario Marianelli, ecco la visione artistica di Simone Cristicchi dedicata alla Collezione di Monsignor Giuseppe Ricciardi. Questo “quadro” assume il valore di un omaggio alla devozione culturale, all’interesse della propria comunità, invitando a una cultura rispettosa dell’identità umana. La collezione Ricciardi è nel Museo per volontà dello stesso Monsignore, che espresse questo desiderio in punto di morte. Una collezione della quale fanno parte quadri estremamente importanti. Narrare la visita della Collezione collocata al secondo piano del Museo, attraverso la musica di Simone Cristicchi, è per tutti noi motivo di grande soddisfazione. Grazie all’azione coordinata con il Museo archeologico, sono orgoglioso di poter annoverare nel patrimonio artistico della città di Taranto un’altra opera esclusiva. Infine, un particolare ringraziamento al Maestro Valter Sivilotti, che ha rivestito un ruolo importante nell’aver arrangiato e diretto questo “quadro sonoro”».

«Collaboro con Cristicchi dal 2011 – spiega il Maestro Valter Sivilotti – con lui, negli anni, ho sviluppato una grande sintonia; a proposito di “Kybalion”, Simone mi ha inviato una composizione che ho amato subito; affascinanti spunti melodici sui quali ho costruito la partitura per l’Orchestra della Magna Grecia: è una composizione molto suggestiva che presenta movimenti cantabili, a tratti struggenti, con un pathos molto elegante; l’elemento romantico dell’opera si contrappone a una parte centrale, molto ritmica, anche questa di grande suggestione, fino alla conclusione con la ripresa del tema iniziale».

«I tre movimenti musicali di cui di “Kybalion” si compone – conclude Cristicchi – rappresentano i tre gradi della grande Opera Alchemica di purificazione, attraverso la quale gli antichi alchimisti raggiungevano l’elevazione spirituale trasformando la materia informe in oro, metafora del processo di chiarificazione della mente disordinata. L’arte figurativa e la musica, in uno sposalizio che trascende le forme, divengono così metafora di ricerca esistenziale, in grado di traghettare l’essere, laddove le parole non possono arrivare».

Risale al pomeriggio di sabato 30 settembre dello scorso anno, la visita al Museo di Cristicchi, che nell’occasione aveva già indicato ai giornalisti presenti le prime anticipazioni sul “quadro sonoro” in via di realizzazione.

Simone Cristicchi, dopo anni di successi teatrali, con centinaia di migliaia di spettatori e “sold out” ripetuti, ha incantato il pubblico del Festival di Sanremo 2019 con la straordinaria poesia in musica “Abbi cura di me” aggiudicandosi il “Premio Sergio Endrigo” alla miglior interpretazione e il “Premio Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale. Dopo l’esperienza sanremese, il ritorno sui palchi musicali di tutta Italia con un concerto speciale, concomitante alla pubblicazione dell’album “Abbi cura di me”, prima raccolta dei suoi più noti e amati brani, fra questi, oltre alla stessa “Abbi cura di me”, troviamo “Ti regalerò una rosa”, “Studentessa universitaria”, “La prima volta (che sono morto)”, “Meno male”, “Vorrei cantare come Biagio”, “L’Italia di Piero”, “Che bella gente”.

Cristicchi è un artista profondo e imprevedibile: musicista, attore e autore teatrale, scrittore, oltre che direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo. Tutte le sue sfaccettature prendono forma in una alchimia di parole, immagini, canzoni e racconti.

La Collezione Ricciardi del Museo archeologico nazionale di Taranto

La collezione comprende un’icona bizantina, ascritta tra la fine del XV e gli inizi del XVI sec., che riproduce il tipo della Vergine Odegitria, una lastra in zinco recante un’Addolorata piangente dipinta ad olio, databile al XVI-XVII sec. e diciotto quadri realizzati ad olio su tela, inquadrabili cronologicamente tra il XVII ed il XVIII sec., raffiguranti soggetti sacri. Molte opere sono riconducibili alla scuola napoletana di Andrea Vaccaro (Il Redentore, Amore dormiente), Luca Giordano (Transito di san Giuseppe, Adorazione dei Pastori, Strage degli innocenti), Francesco Solimena (La Maddalena), Paolo de Matteis (Addolorata) e Francesco De Mura (Profeti); di autore ignoto sono invece La Maddalena penitente e il Cristo all’orto. I quadri più tardi (Addolorata tra i santi Nicola e Barbara, Deposizione) sono stati attribuiti al pugliese Leonardo Antonio Olivieri di Martina Franca. A produzioni centro-settentrionali rimandano invece la Santa Cecilia che suona l’organo, del senese Rutilio Manetti, la Circoncisione, copia di autore ignoto dell’opera dell’urbinate Federico Barrocci, ed il Martirio di san Sebastiano, che riproduce un analogo soggetto di Guido Reni.

Nei concerti con l’Orchestra della Magna Grecia, un pensiero rivolto ad Antonio Cosimo Stano. «“Ti regalerò una rosa” è l’esempio, il mio manifesto: raccontare una storia e mettere al centro chi non ha voce, chi è privo di visibilità, in questo caso gli emarginati; ognuno di noi potrebbe cadere nella follia da un momento ed è proprio questo che ci spaventa nella malattia mentale. Trovo interessante utilizzare il palcoscenico, mettere in luce queste realtà di cui poco si parla e dire “Esiste Antonio Cosimo Stano!”, uno dei miei “santi silenziosi”, a volte agnelli sacrificali che muoiono per risvegliarci. Nei miei concerti dedico spesso questa canzone all’anziano disabile picchiato selvaggiamente a Manduria, che il caso ha voluto si chiamasse proprio come il protagonista di “Ti regalerò una rosa”: mi piace pensare a Cosimo come al protagonista di questo brano, che vola finalmente libero, ora che ha fregato tutti trasferendosi in un’altra dimensione».

Oggi nella sede del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, si è svolta la conferenza stampa della direttrice del MArTA, Stella Falzone.
“Avevo promesso che ci saremmo rivisti quando ci fossero state importanti novità da comunicare e quindi oggi mantengo la promessa” – ha detto la direttrice, presentando in anteprima le nuove proposte allestitive che riguardano l’istituzione museale tarantina.
“In realtà – spiega – chi in queste settimane è venuto al MArTA, i cambiamenti li ha già potuti notare da vicino, ma, come scelta di stile, abbiamo preferito lasciare in disparte la comunicazione, per non sovrapporci all’importante momento di ritualità e spiritualità che vive la città durante la Settimana Maggiore”.
Terminate le feste, e con l’importante dato di affluenza di 5.159 visitatori tra la Domenica delle Palme e la scorsa domenica 7 aprile, la direttrice ha voluto incontrare la stampa per dettagliare più nello specifico il lavoro in progress che si sta realizzando all’interno del MArTA, per rendere il museo tarantino sempre più attrattivo e interessante. “Innanzitutto presentiamo un progetto che restituisce luce, dopo anni di buio, ai tesori nascosti del MArTA – afferma Stella Falzone – Si tratta della Temporary Art, un contenitore fluido, in uno spazio dinamico come la hall di ingresso del Museo, che ciclicamente porrà in esposizione alcuni dei circa 6mila reperti custoditi nei nostri depositi”.
È un’opera di riemersione che sottolinea la ricchezza di questo sito che da Viola in poi ha saputo raccogliere, custodire e preservare ciò che senza il MArTA si sarebbe potuto perdere, finendo per alimentare il mercato illegale che dalla fine dell’800 agli inizi degli anni ‘90 ha caratterizzato la ricerca archeologica in Puglia. In questo nuovo spazio espositivo anche la community del MArTA potrà diventare protagonista grazie allo “Scelto da voi”. Ogni mese infatti, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto proporrà una selezione di alcuni reperti dei depositi, e il più votato dal pubblico conquisterà uno spazio da protagonista nelle vetrine di ingresso della Temporary Art. Nell’ottica dell’arricchimento delle collezioni rientra anche il progetto in fase di completamento dell’Art in Progress, che di fatto propone nell’esposizione permanente (con circa 16mila reperti – ndr) anche manufatti in oro che erano conservati nei depositi, e ricolloca al centro dei percorsi e alla pubblica fruizione importanti testimonianze archeologiche riportate in patria dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC). Tra questi anche il famoso cratere a volute con scene d’Oltretomba restituito dal Paul Getty Museum di Malibù (320 a.C. circa) e ora esposto al I piano del Museo accanto al Cratere del Pittore di Dario (foto in allegato). L’altra novità importante che riguarda l’esposizione sarà quella che pone in risalto la valenza internazionale del MArTA.

“Attualmente almeno 100 reperti del Museo Archeologico Nazionale di Taranto sono in importanti esposizioni in Cina, America Latina e in mostre in Italia e in Europa – dice Stella Falzone – Si tratta di ambasciatori del nostro patrimonio e del territorio di cui andare particolarmente fieri”.
I cartelli “Reperti in viaggio” esposti nelle vetrine testimoniano i percorsi di cultura che il MArTA è in grado di segnare, riportando al centro dell’attenzione internazionale anche l’importante attività di scambio con altri territori e altre culture. Tra le novità presentate ufficialmente stamattina anche gli spazi già allestiti del MArTA Caffè. Ieri si è chiusa la fase della manifestazione d’interesse per gli operatori commerciali che potranno prestare questo servizio – commenta la direttrice – e contiamo, pertanto, nei prossimi mesi di arrivare all’assegnazione di questo spazio caffetteria, dove arte e gusto si fondono per una nuova experience multisesoriale che migliorerà anche la stessa fruzione del museo.

 

I tesori del MArTA sono apprezzati da tutti e sono esposti nelle mostre più importanti nazionali e internazionali.
La testa di Atena è attualmente esposta presso il Museo Archeologico Antonino Salinas a Palermo per la mostra Sicilia//Grecia//Magna Grecia.

Testa in marmo – prima metà del V secolo a.C.

La testa di Atena è scolpita in marmo e ha un volto ovale con grandi occhi, labbra piene e una fronte a forma di pelta che trasmette un senso di grande solennità. Indossa un elmo di tipo corinzio, con le parti frontali probabilmente realizzate a parte in altro materiale, come suggerisce il tassello rettangolare al centro della testa. Ci sono anche tre fori nella zona temporale, pensati per l’inserimento di ciocche di capelli fatti di bronzo dorato. La testa presenta quindi una doppia lavorazione secondo il modello della tecnica dell’acrolito.

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, terminati i lavori di realizzazione e di allestimento della caffetteria, ha avviato una manifestazione d’interesse per l’affidamento in concessione del servizio dalla stessa, sita al piano terra del Museo, che avrà la durata di un anno.
Si invitano gli operatori economici interessati a prendere visione della documentazione predisposta nella sezione dedicata.
La procedura verrà svolta sulla Piattaforma TuttoGare del MArTA, all’indirizzo https://martataranto.tuttogare.it.
Trovi l’avviso di manifestazione di interesse qui.

I tesori del MArTA sono apprezzati da tutti e sono esposti nelle mostre più importanti di tutto il mondo.
Questa statuetta è attualmente esposta al Maritime Museum di Guangzhou (Canton, Guangdong – Cina) – Mostra “I Doni degli Dei. Apulia Felix tra Greci, Indigeni e Romani”.

La statuetta in terracotta policroma del III sec a.C., rappresenta una figura femminile avvolta completamente, sino al collo, da un ampio himation (mantello), che le copre il braccio destro la cui mano stringe sul petto il vestito. I capelli, bipartiti sulla fronte, sono tenuti da un fazzoletto dipinto in bianco e fermati da un diadema a nastro tra i capelli, in lamina d’oro.
La pettinatura termina sul retro a “rotolo”. Le tonalità rosa e lavanda del mantello potrebbero ricordare le varianti cromatiche della porpora tarantina.

È terminata la scorsa domenica 29 ottobre, con il concerto live di Alex Wyse, la rassegna “MUSICA FLUIDA”. Un format che ha previsto per cinque date di ottobre un’attività tematica all’interno del museo MArTA e un live di alcuni degli artisti più amati dalla Generazione Z.
Un successo che ha consentito a giovani cantautori e gruppi musicali di farsi ispirare da tanta bellezza e contemporaneamente a molti più giovani spettatori di accrescere la loro cultura.
Mi ha affascinato l’idea che tanti anni fa gli uomini siano stati in grado di realizzare oggetti così belli e raffinati – ha detto Alex Wyse, nome d’arte di Alessandro Rina, giovane cantautore italiano che conta oltre 60milioni di streaming sulle piattaforme digitali e volto conosciuto di Amici 2022.
Stregata dal MArTA anche Clara, la cantautrice 24enne conosciuta sul piccolo schermo anche per il ruolo di Giulia nella fiction cult per i teenagers “Mare Fuori”, e che per MUSICA FLUIDA si è esibita al Museo Archeologico Nazionale di Taranto, lo scorso 18 ottobre.
Questi gioielli e ornamenti per la testa sono meravigliosi – dice – ed è bellissimo anche per noi artisti poter cantare dentro un museo e invito tutti a venirci perché è bellissimo.
Inviti alla fruizione museale arrivati da vere e proprie star dei social e della comunicazione digitale.
Prima di Alex Wyse e Clara al MArTA avevano registrato il tutto esaurito anche i concerti di Angelina Mango, Alfa e i Colla Zio.

La mostra “Forme e Colori dell’Italia Preromana. Canosa di Puglia”, a cura del direttore generale Musei Massimo Osanna e del direttore regionale Musei Puglia, Luca Mercuri, dopo il successo dell’esposizione al Museo Nazionale di Belle Arti di Santiago del Cile, fa tappa nella Sala Roma dell’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires.
Fino al 2 febbraio 2024, (prossima tappa l’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico fino ad agosto 2024 – ndr) il pubblico potrà apprezzare incredibili reperti archeologici originali preromani appartenenti alla cultura Dauna (IV e II secolo a.C.).
Armature, ceramiche, gioielli, ornamenti ed altri importanti reperti archeologici provenienti dalle colonie greche arrivate in Puglia prima della dominazione romana saranno esposti nella Sala Roma dell’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires, racconteranno i tratti peculiari della cultura dei Dauni, attraverso materiali archeologici provenienti da uno dei principali centri della regione, l’area di quella che oggi è Canosa di Puglia.
Qui, tra il IV e il II secolo a.C., i cosiddetti principi, personalità ai vertici delle elite locali, venivano sepolti in tombe di famiglia, scavate nel tufo locale, gli ipogei, con ricchi corredi funerari che ostentavano, davanti alla comunità, il loro status economico e culturale.
I pezzi selezionati provengono in gran parte dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia e del Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA), ma anche dai depositi della Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle province di Foggia e Barletta-Andria Trani, del Museo Archeologico di Santa Scolastica e della Soprintendenza Nazionale per i Beni Culturali Subacquei con sede a Taranto.
La realizzazione di questa straordinaria mostra si inserisce nell’ambito del programma di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale italiano all’estero denominato Il racconto della bellezza, frutto della collaborazione congiunta tra la Direzione Generale dei Musei del Ministero della Cultura (MIC) e la Direzione Generale della Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), rete di cui fanno parte gli Istituti Italiani di Cultura.

Tra i capolavori custoditi all’interno della collezione Ricciardi da segnalare vi è certamente “L’Addolorata”di Paolo De Matteis (Piano del Cilente, 1662 – Napoli 1728).
Il quadro appartenente all’iconografia sacra di XVII-XVIII secolo, appartiene all’importante collezione donata da Mons. Ricciardi nel 1907.
Nel quadro di De Matteis, come descritto nel Vangelo di Luca, la Vergine ha un pugnale che le trafigge vesti e cuore. Il volto è dolente e in lacrime, ma le mani e le braccia sono protese e aperte ad indicare la rassegnazione e la accettazione del volere di Dio. Quattro cherubini disposti sui due lati della tela sembrano partecipare al dolore con i visi fortemente espressivi.
È evidente il senso patetico della scena ma nello stesso tempo la sua composizione estremamente sobria, realizzata con una tavolozza di colori sfumati dal bruno al rosso della veste dell’Addolorata, cui fa da unico elemento di contrasto il cupo azzurro del mantello.
La tela è giunta al Museo di Taranto attraverso la donazione della collezione dei quadri di Monsignor Giuseppe Ricciardi, vescovo di Nardò, che nel proprio testamento redatto nel 1907 lasciò diversi quadri direttamente al Museo di Taranto.
La collezione, visibile nel piano ammezzato del MArTA, comprende molti importanti dipinti della scuola napoletana e pugliese fra Barocco e Rococò.
Paolo De Matteis ha inoltre realizzato a Taranto intorno al 1713/1714 la decorazione del tamburo e della cupola del Cappellone di San Cataldo in Duomo la rappresentazione dei miracoli e la sua salita in cielo, accolto in piena gloria.

“E’ bello vedere come in questi musei ci sia questa volontà di avvicinare la Generazione Z alla cultura. Forse è un format che dovrebbero adottare anche altri musei di fama nazionale. È tutto molto bello perché la cultura, come l’arte, non muoiono mai e sono il nostro bagaglio”.
Parola di Andrea De Filippi, in arte ALFA, ventitreenne genovese ospite del MArTA nell’ambito della rassegna “MUSICA FLUIDA” e che con la hit estiva “Bellissimissima” ha ottenuto il doppio disco di platino. Al suo attivo più di 415 mila iscritti al canale Youtube e oltre 1.5 milione di follower su TikTok, ALFA conta oltre 511 milioni di stream sulle piattaforme digitali e oltre 160 milioni di views su Youtube. Le sue canzoni sono state condivise in oltre 500mila video su TikTok e i suoi ultimi video sono entrati ai vertici delle tendenze di YouTube.
Un altro successo per la rassegna andata sold out in tutti i suoi appuntamenti sinora e proposta dall’Orchestra della Magna Grecia, insieme alla direzione del MArTA e con il sostegno del MIC- Ministero della Cultura, della Regione Puglia, del Comune di Taranto e della Provincia di Taranto
In questa rassegna colpisce soprattutto l’emozione dei ragazzi – ha detto Claudia Lucchese, delegata alla guida del MArTA dal Direttore Generale Musei, prof. Massimo OsannaPasseggiavamo tra le sale espositive con questo giovane artista e incontravamo i ragazzi e le ragazze suoi fans. Erano emozionatissimi. Speriamo che raccontino di questa loro esperienza al museo ai coetanei. Cambieranno probabilmente la percezione di questo luogo e si avvicineranno sempre di più alle nostre collezioni e alla loro storia. E allora potremo dire che abbiamo colpito nel segno”.

Sento la responsabilità di un luogo che dovrò musicare e sono emozionato come lo sposo prima dell’incontro con la sposa, così parafrasando Dostoevskij dico che siamo noi che abbiamo il dovere di salvare la bellezza e non solo viceversa. Gli artisti lo devono fare recuperando anche lo spirito della musica, lo spirito dell’arte in generale che è libera dalle logiche del mercato, dai numeri e dalle classifiche”.
Così il maestro Simone Cristicchi ieri al Museo Archeologico Nazionale di Taranto per prendere contatto diretto con la Collezione Ricciardi, pinacoteca del MArTA a cui il noto cantautore romano dovrà dare “un’anima musicale”.
I “Quadri Sonori”, progetto originale e registrato dell’ICO Magna Grecia e del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, realizzato in collaborazione con il MIC, la Regione Puglia e il Comune di Taranto infatti riporta a Taranto un grande artista chiamato ad interpretare in musica un pezzo di patrimonio culturale e comporre così un “quadro sonoro” che diventerà parte integrante di quel luogo.
Questo progetto è una tappa di un lungo percorso intrapreso dal Museo di Taranto verso un’apertura ulteriore all’esterno e alla comunità che lo ospita – dice Claudia Lucchese, delegata dal direttore generale Musei, prof. Massimo Osanna, alla guida del MArTAI “Quadri Sonori” sono un ulteriore forma d’arte che contribuirà a rendere la fruizione delle collezioni permanenti del MArTA ancora più intima ed esclusiva.
Nella sua residenza artistica al MArTA, Simone Cristicchi è stato accompagnato dal maestro Maurizio Lomartire, tra i fondatori dell’ICO Magna Grecia e da Titti Aresta presidentessa dell’Orchestra omonima.
E’ per noi un grande onore tornare a lavorare con il maestro Cristicchi ed è per noi un grande onore continuare a sperimentare come abbiamo fatto in 30 anni di storia dell’Orchestra – sottolinea il maestro Lomartire.
Non a caso al Museo Archeologico Nazionale di Taranto ci sono già le installazioni dei “Quadri Sonori” del maestro Premio Oscar, Dario Marianelli e del cantautore Achille Lauro.
Gli altri quadri sonori sono quello del maestro Remo Anzovino realizzato per la Concattedrale Gran Madre di Dio del grande architetto Giò Ponti, e quello del Maestro John Rutter, realizzato per la Cattedrale di San Cataldo.
Torno volentieri in questa città che in qualche maniera mi è entrata nel cuore – ha detto ancora Simone Cristicchi – e non vedo l’ora di tornare qui con quest’opera esclusiva dedicata al Museo e alla città.
Nell’elaborazione del “Quadro Sonoro” Cristicchi ha già annunciato che si avvarrà della collaborazione del Maestro Valter Sivilotti.
Nella sua residenza artistica al MArTA, Simone Cristicchi guidato dalla direttrice Claudia Lucchese e dal personale AFAV ha conosciuto più approfonditamente la Collezione Ricciardi e poi ha visitato i piani delle collezioni permanenti.
La generazione Zeta la ama alla follia. E i ragazzi di Taranto non fanno eccezione. In poche ore è andato sold out l’appuntamento di mercoledì 4 ottobre al MArTA con la cantautrice Angelina Mango, che ha da poco annunciato l’uscita del nuovo singolo “Che to’ dic a fa’” il 6 ottobre ed è reduce dal successo estivo di “Ci pensiamo domani”, certificato doppio platino con oltre 30 milioni di ascolti su Spotify e 12 milioni di views su Youtube e dell’album “Voglia di vivere”, disco d’oro.
È il secondo di una serie di concerti rivolti ai giovanissimi inseriti nella rassegna MUSICA FLUIDA, promossa dall’Orchestra della Magna Grecia, insieme al MArTA e con il sostegno del MIC- Ministero della Cultura, della Regione Puglia, del Comune di Taranto e della Provincia di Taranto. Un format, attività tematica nel Museo prima e live dopo, che vuole intrigare gli adolescenti, conducendoli alla scoperta delle meraviglie del Museo Archeologico Nazionale. Il ticket unico, al costo di dieci euro, comprende un percorso di circa 45 minuti nelle sale e poi l’incontro con l’artista e il concerto nella Sala Incontri.
Dopo questo appuntamento al MArTA, Angelina Mango sarà nuovamente in Puglia il 14 ottobre a Bari per una tappa del “Voglia di vivere tour”, il suo primo tour nei club che vede diversi appuntamenti già sold out e partirà il 12 ottobre da Napoli. Il programma di mercoledì 4 ottobre al MArTA prevede alle ore 16.00 l’ingresso, con visite guidate scaglionate. Alle 18.30 il concerto. Il biglietto comprende visita e concerto, non si potrà entrare al museo solo per assistere all’esibizione musicale. La conferenza stampa con l’artista è prevista per le 16.15. Gli appuntamenti con MUSICA FLUIDA, termineranno a fine ottobre.

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, lo scorso 4 ottobre ha fatto il pieno di gioventù. Grazie alla rassegna MUSICA FLUIDA, promossa dall’Orchestra della Magna Grecia, insieme al MArTA e con il sostegno del MIC-Ministero della Cultura, della Regione Puglia e del Comune e della Provincia di Taranto, ha ospitato infatti la cantautrice Angelina Mango e oltre 100 giovanissimi appassionati e fun.

Si è trattato del secondo concerto della rassegna che propone un format nuovo: attività tematica nel MArTA prima e live nel Chiostro dello stesso dopo. Grazie al ticket unico i ragazzi e le ragazze hanno potuto fruire della doppia proposta culturale e incontrare direttamente Angelina Mango reduce dal grande successo estivo di “Ci pensiamo domani (disco platino con 30 milioni di ascolti su Spotify e 12 milioni di views su Youtube) e che ha da poco ha annunciato l’uscita del nuovo singolo “Che to’ dic a fa”.

Parlando del Museo di Taranto la Mango ha detto: “Mi ha stupito moltissimo. E’ stato bellissimo. Mi ha stimolato tanto e tutto ciò serve perché serve l’apertura mentale”.
Prossimi appuntamenti con MUSICA FLUIDA il 9 ottobre con Alfa, il 18 ottobre con Clara e il 29 ottobre con Merk & Kremont.

Sono 16 i dossier delle città e delle Unioni dei Comuni candidati per il titolo di Capitale italiana della Cultura 2026, pervenuti al Ministero della Cultura entro il termine previsto del 27 settembre 2023.
Le città sono Agnone (Isernia), con il progetto “Agnone 2026: fuoco dentro, margine al centro”, Alba (Cuneo) con il progetto “Vivere è cominciare. Langhe e Roero, un’altra storia”, Bernalda (Matera), con il progetto “Ascolto. Mondo, Conoscenza e Mistero”, Cosenza, con il progetto “Dai Sogni ai Segni”, Gaeta (Latina), con il progetto “Blu, il Clima della Cultura”, L’Aquila, con il progetto “L’Aquila Città Multiverso”, Latina, con il progetto “Latina bonum facere”, Lucca, con il progetto “Lucca 2026. Abitare la cultura”, Lucera (Foggia), con il progetto “Lucera 2026: Crocevia di Popoli e Culture”, Maratea (Potenza), con il progetto “Maratea 2026. Il futuro parte da un viaggio millenario”, Marcellinara (Catanzaro), con il progetto “L’Incontro nel punto più stretto d’Italia”, Rimini, con il progetto “Vieni oltre. Il futuro qui e ora”, Treviso, con il progetto “I Sensi della Cultura”, l’Unione dei Comuni Terre dell’Olio e del Sagrantino (Perugia), con il progetto “CulturaXBenessere”, l’Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena), con il progetto “Valdichiana 2026, seme d’Italia” e l’Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana (Arezzo), con il progetto “Il Cantico delle Culture”.

Si svolgerà domenica 8 ottobre, nella Masseria Amastuola a Crispiano, l’appuntamento tarantino con la XX Giornata Nazionale, nonché II Giornata Europea degli Amici dei Musei.
Il tema scelto dalla FIDAM quest’anno è :“Paesaggio vissuto. Paesaggio rappresentato”, di grande attualità per il volontariato culturale, chiamato ad una mappatura di luoghi identitari per valutarne persistenze e trasformazioni.
All’appuntamento che si aprirà alle 9.30 con la relazione della prof.ssa Patrizia De Luca, presidente dell’Associazione Amici dei Musei di Taranto, prenderanno parte anche storici, archeologi ed esperti di paesaggio.

Si svolgerà dal 28 settembre all’1 ottobre 2023, nelle sedi del Dipartimento Universitario Jonico in via Duomo 259 e nelle sale del Castello Aragonese di Taranto, il 62° Convegno di Studi sulla Magna Grecia.
Tema di quest’anno sarà “Parthenope e Neapolis: nuovi dati e prospettive di ricerca”, con l’obiettivo di approfondire ulteriormente lo studio e la ricerca su Napoli anche grazie ai numerosi nuovi rinvenimenti archeologici.
L’argomento verrà illustrato attraverso una serie di relazioni e interventi, che saranno poi, come di consueto, pubblicati nei prestigiosi Atti.

La Mostra “Athenaion: tarantini, messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro“, ospitata all’interno delle sale del Museo Archeologico Nazionale di Taranto dal 20 dicembre del 2022 si arricchisce dell’atteso catalogo.
Il ruolo degli artigiani e degli artisti della pietra tarantini nella costruzione dell’antico tempio dedicato ad Atena nella località costiera salentina di Castro è stato illustrato nel volume che è stato presentato ufficialmente venerdì 22 settembre nella Sala Incontri del MArTA.
Alla presentazione del volume hanno preso parte Claudia Lucchese, delegata alla direzione del MArTA dal Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna, Barbara Davidde, soprintendente nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo e il curatore della mostra, Francesco D’Andria, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana per Unisalento.
Il prof. Francesco D’Andria ha relazionato, inoltre, su “Sull’ali dorate. Scoperte a Castro dopo la Mostra”.

Il 16 e 17 settembre prossimi torna a Taranto il “Dominate the water”, la competizione internazionale in acque libere ideata dal campione olimpico e del mondo Gregorio Paltrinieri.

Per il secondo anno consecutivo grandi nuotatori di tutto il mondo, infatti, si danno appuntamento a Taranto per la seconda tappa del circuito di nuoto che comprende anche Cattolica (Rimini), Mondello (Palermo) e Talamone (Grosseto). Al circuito a cui partecipano i più forti nuotatori italiani ed esteri, si accompagnano azioni di sostenibilità ambientale attraverso iniziative dedicate e di promozione culturale dei territori.

A tal proposito il Museo Archeologico Nazionale di Taranto ha stipulato un accordo con la Mediterraneo Sport Taranto, organizzatore della tappa tarantina, e consente l’ingresso degli atleti e dello staff di tecnici e accompagnatori con tariffe scontate.

I cantanti più amati dai ragazzi al MArTA per la rassegna di concerti e visite guidate MUSICA FLUIDA. Dal 15 settembre al 30 ottobre. Angelina Mango, Colla Zio, Alfa, Clara e Merk&Kremont. La musica più amata dai giovanissimi dal 15 settembre arriva al MArTA, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, grazie alla rassegna MUSICA FLUIDA, promossa dall’Orchestra della Magna Grecia, insieme alla direzione del MArTA e con il sostegno del MIC- Ministero della Cultura, della Regione Puglia, del Comune di Taranto e della Provincia di Taranto. Un percorso culturale che parte dall’archeologia per concludersi con la musica.

Un format, “visita guidata + live successivo” che vuole intrigare il pubblico degli adolescenti conducendoli alla scoperta delle meraviglie del MArTA. I ragazzi saranno prima coinvolti in un percorso di 45 minuti all’interno degli spazi espositivi, tra gli Ori di Taranto e il complesso scultoreo di Orfeo e le Sirene, solo per citare due delle perle del museo. Poi, alle 18.30, si gusteranno il concerto. Si inizia venerdì prossimo, 15 settembre. Cinque gli appuntamenti, che termineranno a fine ottobre. Tutto ad un prezzo simbolico di dieci euro a biglietto, per favorire la fruizione, rendendo il format accessibile davvero a tutti. I biglietti saranno disponibili presso la sede dell’Orchestra della Magna Grecia, in via Giovanazzi 28 e online su Ticketsms. Per info 3929199935.

Questa mattina la conferenza stampa di presentazione della rassegna, nella sala incontri del MArTA. C’erano, in rappresentanza delle istituzioni, il sindaco e presidente della Provincia Rinaldo Melucci, l’assessore comunale allo Spettacolo, Fabiano Marti, il direttore artistico dell’Ico Orchestra della Magna Grecia, Piero Romano e Claudia Lucchese delegata alla direzione del Museo Archeologico Nazionale di Taranto dal Direttore Generale Musei, il prof. Massimo Osanna.

DICHIARAZIONI

MELUCCI: «Il MArTa, seguendo una strada tracciata in questi ultimi anni – ha commentato il sindaco e presidente Melucci – si apre a contaminazioni positive e incarna perfettamente il ruolo di moderno contenitore culturale che merita una città in transizione come Taranto. Offrire alle generazioni più giovani l’accesso a piattaforme culturali tradizionali, come un museo archeologico, attraverso stili musicali vicini alle loro inclinazioni, è un’esperienza che sentiamo di condividere, sostenere e replicare. La cultura è un bene da coltivare, prima ancora che da preservare, obiettivo impensabile senza il contributo di chi vivrà il futuro».

ROMANO: «Il nostro percorso da operatori culturali cerca di offrire un servizio alle nuove generazioni che possa rafforzare la conoscenza della tradizione e delle nostre origini in una perfetta simbiosi con la contemporaneità. Musica Fluida è un progetto che invita a vivere i luoghi iconici della cultura museale con grande apertura senza preconcetti e con spontaneità e rispetto».

OSANNA «È un obiettivo ambizioso quello di cogliere la fugace attenzione dei giovanissimi, che si muove in piena linea con il più ampio progetto di un museo come il MArTA, attento alla costruzione di un racconto sempre in costante rinnovamento e all’ampliamento del target di visitatori più tradizionale– afferma Massimo Osanna, Direttore Generale Musei e direttore avocante del Marta. –Il Museo è, oggi più che mai, chiamato ad aprirsi all’interazione e al l’interdisciplinarietà, all’impiego sapiente delle nuove tecnologie, nella perenne tensione verso l’offerta di una nuova esperienza di conoscenza e quindi verso il futuro del nostro patrimonio culturale e archeologico».

LUCCHESE: «Ogni concerto-live sarà preceduto da attività didattiche a tema, organizzate e pensate a misura di adolescenti – spiega Claudia Lucchese, delegata alla direzione del Museo dal prof. Osanna – e questo comporta anche la ricerca di nuovi linguaggi da parte di tutti coloro che nel Museo prenderanno parte a questa iniziativa, intenzionati a rendere il percorso nel museo parte integrante dell’intero evento».

MARTI: «Come amministrazione – ha concluso l’assessore comunale allo Spettacolo, Fabiano Marti stiamo lavorando tanto per promuovere la cultura e la musica tra i ragazzi e questo progetto è un altro tassello per stimolare la fruizione e la visita del museo. Diciamo che l’arrivo di questi artisti è un’ottima scusa per attrarre i più giovani. Il resto lo faranno loro in automatico. L’entusiasmo di quell’età è contagioso, quindi sono certo che utilizzando foto e post sui social network, diventeranno loro stessi promotori delle bellezze del MarTA con i loro follower, con gli amici e con le famiglie d’origine».

Dalla Spagna a Cartagine, passando per Malta, Grecia, Turchia, Libano e dall’Italia con tappe a Siracusa e al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

È il viaggio della Summer School Rode Trip: una squadra di marinai, navigatori, subacquei e avventurieri appassionati di storia, archeologia, antropologia e fotografia che domenica 10 settembre approderà proprio al MArTA.

La Summer School Rode Trip è una organizzazione no profit statunitense, guidata da JB Duler, nata con lo scopo di supportare la ricerca sul campo, attraverso la nave a vela “Rode Trip”, per ricercatori marini laureati in storia, antropologia e archeologia che studiano le tematiche della colonizzazione, degli insediamenti litorali e delle reti commerciali marittime nel Mediterraneo.

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Con decreto n. 933 del 23 agosto 2023 è stato prorogato al 29 settembre 2023 (ore 18) il termine per la presentazione delle proposte imprenditoriali realizzate nei Comuni assegnatari di risorse per l’attuazione di Progetti locali di rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici nell’ambito del PNRR, Missione 1 Component 3 – Cultura 4.0 (M1C3) – Misura 2 “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale” – Investimento 2.1: “Attrattività dei borghi storici”, Linea B.

Un tempio tripartito riconducibile all’età romana, con adiacenti strutture altomedievali, emerso recentemente a Sarsina (FC), città natale del celebre commediografo Plauto, sarà presentato alle Giornate Europee del Patrimonio in programma il 23 e 24 settembre 2023.
Le attività, dirette dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (ABAP) per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, hanno consentito di individuare i resti di una struttura quadrangolare di grandi dimensioni che si può ricollegare a un edificio di culto di età romana, datato in via preliminare al I sec. a.C., coevo con la pavimentazione in lastre di pietra arenaria del foro lasciate a vista nella vicina area archeologica pubblica e ritrovate anche alla base delle evidenze strutturali messe in luce. L’eccezionalità di tale rinvenimento consiste anche nel suo stato di conservazione: un’unica imponente struttura in corsi orizzontali di blocchi di arenaria, identificata come il podio sopra il quale si dovevano ergere i muri dell’antico edificio di culto, secondo la tipologia di tempio italico ben attestata nella penisola, conservato per un’altezza massima di 2,85 m.
Dai dati raccolti dopo gli scavi diretti dall’archeologa Romina Pirraglia, funzionaria della Soprintendenza, e finanziati dal Ministero della Cultura per la parte non interessata dal sedime dell’opera da realizzare (demolizione di una palestra comunale e costruzione di un moderno impianto polifunzionale), emerge che si tratta quasi certamente del Capitolium, di cui rimane il podio rivestito in lastre di marmo, un sistema di scolo delle acque, le frequentazioni e i riusi successivi testimoniati da sepolture e focolari, nonché una probabile fase antecedente che andrebbe ricondotta all’insediamento umbro attestato dal IV sec. a.C.

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A dare l’annuncio dell’attività propedeutica necessaria per la valorizzazione di questo patrimonio archeologico sommerso è proprio Barbara Davidde, Soprintendente della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo che ha sede proprio a Taranto.
In una intervista sul “Quotidiano di Puglia” conferma che si sta compiendo una “attività di ricerca e valorizzazione per questo percorso” ancora non del tutto agibile che per settembre-ottobre dovrebbe concretizzarsi.
“Dobbiamo ancora completare i lavori di quel tratto di mare in cui c’è un relitto sommerso di epoca romana, una nave che trasportava tegole e mattoni per la costruzione, più un grande antemurale (Opera di difesa esterna di un porto – ndr) un frangiflutto che stiamo studiando”.

Sarà aperta fino al prossimo 15 ottobre nell’area delle esposizioni temporanee del MArTA la mostra inaugurata nel dicembre del 2022 “ATHENAION: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”, a cura di Francesco D’Andria Accademico dei Lincei, professore emerito dell’Università del Salento e Direttore degli scavi e del Museo Archeologico di Castro e Eva Degl’Innocenti già Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Si tratta di una occasione imperdibile per conoscere meglio anche dal punto di vista scientifico un contesto nuovo di lettura della storia del territorio salentino. Le indagini archeologiche condotte a Castro in provincia di Lecce, a partire dal 200, infatti, hanno permesso di identificare il Santuario di Atena (Athenaion) citato da numerose fonti letterarie, in particolare da Virgilio che, nel libro III dell’Eneide, descrive il primo approdo in Italia dei Troiani in fuga da Troia, guidati da Enea. Gli studi effettuati hanno posto l’attenzione sul ruolo svolto dal luogo sacro come spazio di incontro tra genti diverse, greci, messapi, popoli dell’opposta sponda balcanica, in un punto strategico della navigazione antica, all’ingresso del mare Adriatico.

Prof. Francesco D’Andria, Accademico dei Lincei, professore emerito dell’Università del Salento e Direttore degli scavi e del Museo Archeologico di Castro: “Da Taranto sono arrivati commercianti e militari che controllavano l’ingresso nell’Adriatico, ma sono arrivati anche degli artisti che hanno scoperto le potenzialità della pietra leccese. Ispirati dalla sua duttilità, gli scultori hanno scoperto le infinite possibilità inventando il Barocco leccese. Si ispirano alla loro visione dell’arte, quando si scopre il capitello corinzio fatto di foglie d’acanto. In questo clima di scoperta della natura, gli scultori tarantini inventano a Castro un fregio di 8 metri, probabilmente molto più grande, e incominciano a decorarlo inserendo all’interno alcune figure umane e animali. Questo corrisponde a quello che era la pittura di Taranto e successivamente la ceramica del IV secolo. Esiste un rimando continuo tra gli scultori di Taranto che lavorano a Castro e coloro che hanno lasciato le loro opere a Taranto. Questa mostra è un’occasione unica anche dal punto di vista scientifico. Abbiamo riprodotto la statua di culto dell’Athena rinvenuta a Castro: è la più grande statua mai trovata in Magna Grecia ed è lo straordinario confronto dell’altra statua che abbiamo perso, la statua di Ercole, realizzata da Lisippo, che troneggiava sull’acropoli di Taranto”.

Nella precedente giornata di fruizione gratuita al Museo, lo scorso 6 agosto, i visitatori del MArTA furono 1658, ora però si punto tutto verso la prima domenica del mese di settembre.
Il 3 settembre torna infatti #domenicalmuseo, l’iniziativa che dal 2014, per volere del Ministero della Cultura, consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei e nei parchi archeologici statali.
La visita al Museo Archeologico Nazionale di Taranto è possibile dalle ore 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19.00).

Sono stati 1658 i visitatori del Museo Archeologico Nazionale di Taranto nella giornata dello scorso 6 agosto. Nella prima domenica del mese con fruizione gratuita il MArTA conferma il suo trend di crescita raccogliendo, insieme ad altri siti italiani i complimenti del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
Un altro successo per la #domenicalmuseo – ha detto il Ministro – Le numerose presenze nei siti culturali dimostrano ancora una volta il forte legame dei visitatori con il nostro immenso patrimonio. Questo appuntamento mensile rappresenta una splendida occasione per rendere accessibile la cultura a tutti, incoraggiando i cittadini e i turisti a scoprire e apprezzare le ricchezze italiane”.

Sono iniziate in Puglia dallo scorso luglio le riprese del documentario “Il sogno e la materia”, prodotto da Hgv Italia con la regia di Sebastiano Rizzo.
Un progetto scritto oltre che dal regista, da Corrado Azzolini, Andrea Ferrante e Luigi Demitri.
Nel cast Francesco Pannofino, Beatrice Giovani e Michele Piccolo.
Le riprese saranno realizzate interamente in Puglia e i luoghi del racconto saranno l’Anfiteatro Augusteo di Lucera, il Teatro Cittadino di Noicattaro, il Teatro Apollo di Lecce e il Teatro Piccini di Bari. L’introduzione storica sul tema sarà realizzata all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Il documentario esplorerà l’evoluzione dei teatri pugliesi dall’origine nell’antica grecia, attraverso il periodo romano, fino al teatro contemporaneo.
Un viaggio che valorizzerà e diffonderà la conoscenza dei teatri della regione, attraverso un affascinante dialogo tra il racconto storico-architettonico di questi luoghi e la loro magia, arrivando a raccontare il fermento culturale del teatro pugliese a partire dagli anni ‘70 fino ai nostri giorni.

Non un punto di arrivo, ma un nuovo inizio. Rinasce il Museo di Mattinata come Museo Archeologico Nazionale “Matteo Sansone” allestito negli ambienti dell’ex Museo civico, in via Torquato Tasso, concessi dal Comune alla Direzione Regionale Musei Puglia.
Oltre 2500 reperti “di eccezionale interesse artistico, storico e archeologico” che rimandano all’antica cultura dei Dauni in un percorso cronologico che va dall’età protostorica a quella romana. L’allestimento, realizzato dalla Direzione Regionale Musei Puglia in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia prevede sei sezioni e un deposito a vista che richiama nelle forme la nota farmacia che ha a lungo ospitato la collezione. La restituzione al pubblico dell’eredità che il farmacista “Matteo Sansone” ha lasciato allo Stato è cominciata ieri con il taglio del nastro, a meno di un anno dalla donazione della raccolta e dalla consegna dell’edificio.
La collezione, formatasi a cavallo tra Ottocento e Novecento è considerata una fra le più importanti raccolte private della Puglia: nel 1990 è stata dichiarata dalla Soprintendenza archeologica “di eccezionale interesse artistico, storico e archeologico” (D.M. 27 luglio 1990) per il pregio del materiale archeologico di provenienza prevalentemente territoriale, ma soprattutto per il peculiare carattere antiquario che la caratterizza. L’allestimento è composto da testimonianze di stele daunie, monete, oggetti metallici come armi e ornamenti, e reperti ceramici, tra cui vasi figurati provenienti in massima parte dalla provincia di Foggia, in particolare dal Gargano e dall’area della Piana del Tavoliere. Grazie alla generosità della famiglia che ha voluto fortemente che la collezione rimanesse a Mattinata, il Museo rappresenterà un importante attrattore che costituirà un unico polo culturale garganico insieme al Museo Archeologico Nazionale di Manfredonia e al Parco Archeologico di Siponto, in dialogo con gli altri siti statali e non del territorio.
Da qui è partita una fattiva collaborazione con il Comune di Mattinata per individuare lo spazio da destinare a futuro museo, che si è conclusa con la concessione in comodato d’uso gratuito al Ministero della Cultura della struttura già destinata a Museo Civico. La Direzione regionale Musei Puglia, in accordo con la Direzione Generale Musei e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia, ha curato i lavori di riallestimento dello storico Museo civico, riorganizzando e riqualificando gli spazi del percorso di visita anche in chiave accessibile.

Un viaggio attraverso il tempo e secoli di storia. Ecco cosa propone Costa Crociere, la compagnia di navigazione italiana specializzata nell’attività crocieristica , che con i 19 attracchi tarantini fino al 7 di ottobre propone nelle sue escursioni a terra il pacchetto MArTA.
Ogni settimana dalla Costa Pacifica (114.500 tonnellate) potrebbero, infatti, scendere a terra circa 3.700 ospiti a cui sarà proposto prima della ripartenza per le isole greche un viaggio a ritroso tra la Magna e l’antica Grecia.
Nel pacchetto in cui si propone la visita al Museo Archeologico Nazionale di Taranto, con la collezione di ori, ceramiche e alla recente acquisizione di “Orfeo e le Sirene”, è inserito anche il tour della città vecchia e il Duomo di San Cataldo.

Si tratta di deposizioni funerarie che si collocano in una fase avanzata dell’età del Bronzo (XII-XI secolo a.C.) e che sono da attribuire con ogni probabilità a persone di rango come dimostra il rinvenimento di un rasoio bitagliente in bronzo tipo Pertosa che, diversamente dagli ornamenti femminili in bronzo e ambra sin qui scoperti, suggerirebbe per la prima volta la presenza di un uomo tra le tombe con corredi di pregio”.
Spiega così Teodoro Scarano il ricercatore del dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento che conduce le indagini nell’area archeologica di Torre Guaceto, in cui, nelle scorse settimane, è stata ritrovata una tomba maschile con ricchi corredi.
Nei prossimi mesi – aggiunge il presidente del consorzio di Torre Guaceto, Rocky Malatesta – gli archeologi saranno impegnati nelle attività di microscavo e nel restauro di ceramiche e manufatti in bronzo” oltre che “nelle datazioni radiocarboniche“. “L’obiettivo – conclude – è raccontare le storie di chi è vissuto più di 3mila anni fa a Torre Guaceto, i miti, i simboli e le ideologie che appartengono alla sfera del sacro“.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare uno schema di Dpcm recante “Regolamento concernente modifiche al Regolamento di organizzazione del Ministero della cultura di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 2 dicembre 2019, n. 169”, che realizza un primo e importante intervento di riorganizzazione dei musei statali italiani.
Con questo provvedimento, il numero di musei, parchi archeologici e altri siti culturali statali dotati di autonomia speciale sale da 44 a 60. In particolare, saranno tre i nuovi istituti di livello dirigenziale generale: i Musei Reali di Torino, il Museo archeologico nazionale di Napoli e la Galleria dell’Accademia–Musei del Bargello di Firenze, che accorpa le due strutture precedentemente di livello dirigenziale non generale. Inoltre, nascono 17 nuovi istituti di livello dirigenziale non generale.
La proposta di riforma ha ottenuto nelle scorse settimane parere favorevole da parte del Consiglio Superiore Beni culturali e paesaggistici. La bozza preliminare dello schema di decreto sarà inviata al Consiglio di Stato per il parere prima dell’approvazione definitiva in Consiglio dei Ministri.

La scorsa settimana, una foto scattata all’interno del MArTA è diventata virale sul web e sui canali social del Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Lo scatto ritrae un bimbo di pochi mesi che insieme ai suoi genitori visita il Museo di Taranto. I genitori passeggiano tra teche e reperti e lui si muove gattonando tra le vetrine di gorgoni e tesoretti monetali. Lì dove tutto racconta del passato, si muove con semplicità ma anche immensa forza il presente e il futuro, incarnando in maniera esemplare lo slogan che ormai da alcuni anni accompagna la comunicazione del Museo tarantino, ovvero “Past for the future”.

La foto dimostra anche l’accessibilità del sito museale, e rappresenta la speranza che ci possa essere sempre futuro per la valorizzazione, la tutela e la promozione del nostro patrimonio culturale. Eredità che cammineranno sulle gambe di questi bambini, ovviamente appena avranno imparato a farlo!

Cambiano gli orari domenicali di apertura e chiusura del Museo Archeologico Nazionale di Taranto. D’ora in poi, fatta eccezione per le prime domeniche del mese e per il 15 agosto, gli orari saranno al mattino dalle 9.00 alle 13.00 (chiusura biglietteria alle ore 12.30) e il pomeriggio dalle 15.30 alle 19.30 (chiusura biglietteria alle ore 19.00)

Lunedì 5 giugno 2023 in Sala Spadolini al Ministero della cultura si è tenuto l’incontro inaugurale del primo programma nazionale di sensibilizzazione e formazione sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, un ciclo di appuntamenti formativi rivolti alle comunità responsabili degli elementi iscritti alla lista dell’UNESCO.
Quest’anno si celebra il ventesimo anniversario della Convenzione del 2003, che tutela tradizioni, consuetudini e prassi della storia dell’umanità e del mondo che costituiscono giacimenti di sapienza e di dialogo intergenerazionale e interculturale.
In questi 20 anni, l’Italia ha iscritto 17 elementi, di cui 8 condivisi a livello multinazionale: l’Opera dei Pupi siciliani, il Canto a tenore sardo, il Saper fare liutario di Cremona, la Dieta mediterranea, le Feste delle Grandi Macchine a Spalla, la Vite ad alberello di Pantelleria, la Falconeria, L’Arte del “pizzaiuolo” napoletano, L’Arte dei muretti a secco, La Perdonanza Celestiniana, l’Alpinismo, la Transumanza, L’Arte delle perle di vetro, L’arte musicale dei suonatori di corno da caccia, il Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali, La tradizione dell’allevamento dei Cavalli Lipizzani, il Tocatì.
L’evento ha visto interventi delle istituzioni e testimonianze di alcuni membri delle comunità interessate ed è stato inaugurato dal sottosegretario alla cultura con delega all’UNESCO Gianmarco Mazzi.
Il programma, che si inserisce nell’ambito dell’UNESCO global capacity-building e proseguirà fino a dicembre 2023, è stato sviluppato dal Servizio UNESCO del Segretariato Generale del Ministero della Cultura con l’Ufficio Regionale UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa, nell’ambito delle attività previste dall’Osservatorio nazionale per il patrimonio immateriale UNESCO.

Sostenere progetti capaci di valorizzare, grazie alla creazione di partenariati tra più soggetti, il patrimonio culturale e paesaggistico italiano anche nei Comuni di minori dimensioni: questo l’obiettivo del nuovo bando di Fondazione CDP “Ecosistemi Culturali”.
Il bando mette a disposizione 500mila euro per finanziare progetti che riguardino prevalentemente Comuni con meno di 100mila abitanti. Le iniziative potranno riguardare ogni forma di arte, dalla plastica alla visiva, da quella digitale alla performativa e letteraria, e dovranno coinvolgere il pubblico sui temi principali della contemporaneità.
Particolare rilevanza verrà data alle idee capaci di incrementare l’attrattività del territorio ma soprattutto in grado di avere un impatto positivo sulle località di riferimento nel lungo periodo.
Il bando nasce da un’attenta analisi di Fondazione CDP che evidenzia come, nonostante il settore artistico-culturale italiano continui a registrare un andamento positivo in termini di produzione di beni e servizi, in alcune aree del Paese si registra la carenza di offerta in ambito culturale e di iniziative volte a preservare e valorizzare il patrimonio artistico e paesaggistico.
Secondo i dati ISTAT, nel 2021 è mancata una qualsiasi forma di offerta culturale in 1.243 piccoli Comuni italiani (il 15% del totale), in cui vivono complessivamente 1 milione e 600 mila abitanti (il 2,8% della popolazione), con un maggiore interessamento del fenomeno del Sud Italia1.
Le proposte, con un budget minimo di 50 mila euro e non superiore a 125 mila, potranno essere presentate tramite il portale dedicato di Fondazione CDP da enti del terzo settore, ONG nazionali e internazionali, ONLUS, associazioni e cooperative entro e non oltre il 22 settembre 2023.
Informazioni operative Il testo del Bando “Ecosistemi culturali” è disponibile sul sito internet della Fondazione CDP: cdp.it/fondazione-bando-ecosistemi-culturali.
Le proposte dovranno essere presentate attraverso l’apposito portale, realizzato in collaborazione con l’impresa sociale SocialTechno srl (TechSoup Italia).
Per informazioni e chiarimenti di carattere tecnico: supporto@fondazionecdp.it.

Raddoppia il numero di visitatori al Museo Archeologico Nazionale di Taranto. A confermarlo è il trend di crescita costante che dopo i boom degli oltre 5mila accessi nel periodo pasquale e in occasione dei primi giorni di esposizione del gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, dimostra il primato del MArTA come il sito culturale più gettonato per la città bimare.
Numeri importanti che anche nell’ultima domenica di ingresso gratuito al museo (domenica 2 luglio), lasciano presagire un’estate con il segno più per le visite a tutte le esposizioni permanente e temporanee del MArTA.

Terminati gli esami di Stato, i giovani italiani si apprestano a vivere una stagione nuova fatta di scelte. Il Ministero della Cultura ormai da alcuni anni intende accompagnare i 18enni verso un percorso formativo a tutto tondo che comprende anche la fruizione di “prodotti” culturali.
Se siete del 2004 o avete un figlio o una figlia nata in quell’anno vi ricordiamo che è possibile fino al 31 ottobre registrarsi con SPID o CIE sul sito www.18app.italia.it e ottenere il Bonus Cultura di 500 euro per acquistare: biglietti per cinema, teatri, concerti, eventi culturali, musei e monumenti o parchi archeologici; musica, libri, abbonamenti a quotidiani e periodi, anche in formato digitale, prodotti dell’editoria audiovisiva; corsi di teatro, musica e lingue straniere.
Il bonus è spendibile fino al 30 aprile 2024.

La tomba dell’Atleta di Taranto conservata al MArTA si offre come speciale “testimonial” del Campionato Italiano di Aquathlon che si disputerà per il secondo anno consecutivo nel capoluogo ionico, domenica prossima 2 luglio.
Il celebre atleta di Taranto diventa quindi un simbolo dal forte valore culturale, storico e sportivo che suggella il protocollo d’intesa tra Museo Archeologico Nazionale di Taranto e Asd Triathlon Taranto, con la collaborazione della Federazione Italiana Triathlon (Fitri). L’accordo ha come obiettivo la valorizzazione del patrimonio storico, paesaggistico, culturale e sportivo di Taranto, in una prospettiva di sviluppo e crescita in cui la cultura e lo sport hanno un ruolo fondamentale nella rigenerazione sociale e territoriale.
In occasione del Campionato Italiano di Aquathlon, a Taranto giungeranno circa 350 atleti ai quali vanno aggiunti accompagnatori, staff tecnici, giuria, dirigenti sportivi. Centinaia di persone, molte delle quali provenienti da fuori regione, che potranno ammirare i capolavori custoditi nel MArTA proprio in virtù dell’intesa firmata nei giorni scorsi dalla funzionaria delegata alla direzione del MArTA, Claudia Lucchese e dalla presidente dell’Asd Triathlon Taranto Edvige Mattesi.
Una delegazione di dirigenti della Fitri, guidata dal presidente nazionale Riccardo Giubilei e dal presidente regionale Antonio Tondi e dell’Asd Triathlon Taranto composta da Edvige Mattesi e Luigi Giannotte, ha visitato qualche giorno fa la tomba dell’Atleta risalente al V secolo a. C. Non un atleta qualsiasi, ma il vincitore degli antichi giochi delle Panatenaiche, esperto nella specialità del pentathlon, come dimostrano le anfore deposte nella sua tomba. Una guida di grande valore per gli atleti che si contenderanno il titolo nazionale maschile e femminile nell’incantevole scenario del Castello Aragonese, del Canale Navigabile e del Lungomare di Taranto.
L’atleta, il cui scheletro è visibile nella Sala VII (vetrina 89) del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, probabilmente rappresentò la città nel V sec. a. C. nelle gare delle Panatenee – dichiara Claudia Lucchese, la funzionaria archeologa delegata dal Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna alla direzione del MArTA – ma è anche il simbolo di una civiltà che riteneva che la formazione sportiva fosse alla base della corretta crescita dei giovani aristocratici, in una continua ricerca di armonia ed equilibrio che può fornire uno spunto anche per le civiltà di oggi”.
Ringraziamo la dottoressa Lucchese per aver accolto la nostra sollecitazione – afferma Edvige Mattesi, presidente dell’Asd Triathlon Taranto – la collaborazione con uno dei più importanti e prestigiosi musei archeologici del mondo ci riempie di orgoglio ed è un’occasione di promozione del patrimonio artistico e culturale della nostra città. Crediamo fermamente che i grandi eventi sportivi debbano essere considerati non solo per il loro valore tecnico e agonistico, ma anche come opportunità di valorizzazione del territorio. L’Atleta di Taranto è un simbolo universale e il suo valore può diventare un buon auspicio in previsione dei Giochi del Mediterraneo del 2026”.

Lo scorso martedì 20 giugno nella sede della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo si è svolta la conferenza stampa per la presentazione e inaugurazione della mostra “Recuperati dagli Abissi”, nel corso della quale sono stati esposti i reperti rinvenuti durante i lavori per l’installazione del gasdotto TAP tra le coste albanesi e quelle italiane, a circa 780 metri di profondità, riferibili al carico di un relitto dei primi decenni del VII secolo a.C.
Il carico costituito da ceramiche di manifattura corinzia, in particolare contenitori per il trasporto di derrate alimentari e ceramica fine da mensa, è un ritrovamento eccezionale e di grande valenza scientifica.
Le operazioni di recupero hanno consentito il prelievo dal fondale di 50 reperti: 2 anfore da trasporto del tipo corinzio A, 5 hydriai, 3 oinochoai, 1 brocca, 10 skyphoi e 1 pithos, rinvenuto in stato frammentario. Durante il restauro all’interno del pithos sono stati rinvenuti altri 28 skyphoi impilati, le anfore hanno restituito, invece, numerosi noccioli di olive.
Queste importanti testimonianze del mondo antico saranno esposte in un percorso di visita di tipo immersivo in cui l’utilizzo di immagini, videoproiezioni ed effetti sonori mira a ricreare nel visitatore la sensazione di “immergersi negli abissi” del Canale d’Otranto.
Un’esperienza di visita in cui l’utilizzo di tecnologie digitali, installazioni tattili e di realtà aumentata regala al pubblico una fruizione attiva, suggestiva e coinvolgente, con il racconto delle fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia. Sarà presente, inoltre, una sezione dedicata ai più piccoli, i quali potranno conoscere un tassello della loro storia divertendosi. Il recupero, il restauro dei materiali archeologici e la mostra sono stati realizzati con il supporto di TAP.
La mostra introdotta da Barbara Davidde, Soprintendente Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo sarà visitabile all’interno delle Sale dell’ex convento di Sant’Antonio (via Viola – Taranto) fino al prossimo 31 dicembre 2023.

Il Ministero della cultura ha indetto una selezione pubblica per il conferimento dell’incarico di direttore per dieci siti museali italiani. Tra questi anche il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Gli altri Musei interessati alla selezione sono la Pinacoteca di Brera, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, le Gallerie degli Uffizi, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, le Gallerie Estensi, le Gallerie Nazionali diArte Antica, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, la Galleria Nazionale dell’Umbria, il Museo Nazionale d’Abruzzo.
Gli interessati a partecipare alla selezione possono presentare la propria candidatura sul sito del Ministero, entro le 12 (ora italiana) del giorno 14 luglio 2023.
Tutte le info all’indirizzo: (clicca qui)

Un euro in più. L’emergenza in Emilia Romagna in seguito alle alluvioni non ha risparmiato i beni culturali e il patrimonio artistico italiano è chiamato a dare il suo contributo. Dal 15 maggio e fino al 15 settembre, pertanto, ai visitatori dei musei statali sarà chiesto il contributo di un euro in più per i biglietti: il ricavo addizionale sarà interamente utilizzato a favore delle aree colpite.
A stabilirlo è un decreto legge (D.L. 1 giugno 2023) con cui il Governo ha voluto contribuire a finanziare gli interventi di tutela e ricostruzione nelle aree colpite dall’alluvione dello scorso 1 maggio.
Per il Museo Archeologico Nazionale di Taranto il costo del biglietto intero passerà da 8 a 9 euro, quello ridotto da 2 a 3 euro, e quelli in convenzione del 50 o del 25 per cento, passeranno rispettivamente da 4 a 5 euro e da 6 a 7 euro.

Dal 16 al 18 giugno si celebreranno le Giornate Europee dell’Archeologia.
A Taranto protagonista della tre giorni è il MArTA con un programma tutto incentrato sulla fruizione da parte dei bambini. Saranno loro infatti gli “Archeologi per un giorno”, impegnati all’interno del Chiostro che ospita il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, in un laboratorio che simula alla perfezione uno scavo archeologico e il trattamento dei reperti rinvenuti nello stesso.
Il 16, il 17 e il 18 giugno, dalle 17.00 alle 18.30 i bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, accompagnati da almeno un genitore o un adulto, potranno immergersi nell’atmosfera che attesa e meraviglia che contraddistingue la vita di milioni di archeologi nel mondo. Professionalità e passione a cui dobbiamo anche l’opportunità di persistenza del patrimonio, della nostra storia e della nostra identità.
Le Giornate dell’archeologia in Europa sono gestite dall’Istituto Nazionale di Ricerca Archeologia Preventiva della Francia (Institut Nazional de Recherches Archéologiquest Préventives) e organizzate in Italia dal Ministero della Cultura – Direzione Generale Musei.
I bambini e gli adulti che prenoteranno le attività previste nell’ambito del programma delle Giornate Europee dell’Archeologia potranno successivamente visitare le intere collezioni permanenti del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
“In qualche maniera offriamo ai bambini che in quei giorni verranno al MArTA accompagnati dai loro genitori, amici o nonni e zii, di essere proprio loro i novelli Diogene alla scoperta della storia degli uomini – commenta la direttrice Claudia Lucchese, nuova guida del museo tarantino delegata dal Direttore Generale Musei, prof. Massimo Osanna – diventando guide speciali anche per gli adulti in un vero e proprio viaggio nel tempo alle radici della nostra civiltà”.
Per prenotare l’attività e le visite occorrerà collegarsi al link del nuovo concessionario per i servizi aggiuntivi.

A completare l’offerta di fruizione dei tesori archeologici del territorio, sempre nelle giornate dal 16 al 18 giugno, dalle ore 18,00 alle ore 20,00, sarà possibile visitare gratuitamente la tomba degli atleti in via Crispi e l’area di necropoli di via Marche.
L’attività sarà svolta dal personale della Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Subacqueo con sede a Taranto.

Un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna ha messo a punto un sistema che si basa sulla collaborazione tra algoritmi di AI e l’esperienza degli archeologi: analizzando foto satellitari della pianura mesopotamica meridionale, il modello è in grado di fare previsioni corrette sulla presenza di potenziali siti di interesse archeologico con un’accuratezza dell’80%.

Un sistema di intelligenza artificiale capace di suggerire con alta precisione la presenza di nuovi siti archeologici nella pianura alluvionale della Mesopotamia meridionale, utilizzata come caso di studio. È il modello nato da una collaborazione tra informatici e archeologi dell’Università di Bologna.

Presentato in Open Access sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, il sistema è stato messo a punto a partire dall’esame automatico di foto satellitari della pianura mesopotamica: i risultati mostrano che è in grado di fare previsioni corrette sulla presenza di potenziali siti di interesse archeologico con un’accuratezza dell’80%.

“Oggi il dibattito sull’AI si concentra spesso sul rischio che queste tecnologie possano sostituire l’uomo anche in professioni che richiedono un alto contenuto di competenze specifiche, ma questo studio ha dimostrato che esiste un’altra prospettiva con cui guardare al problema”, dice Marco Roccetti, professore al Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna che ha coordinato la ricerca insieme all’archeologo Nicolò Marchetti. “In ambito archeologico, infatti, non solo oggi questo rischio non si pone, ma anzi il raggiungimento di alti livelli di accuratezza nell’individuazione automatica di siti archeologici è possibile solo se si instaura un meccanismo di collaborazione tra algoritmi di AI ed expertise umana”.

Questo perché il problema di partenza – riconoscere potenziali siti di interesse archeologico a partire dall’analisi di foto satellitari – è estremamente complicato. Si tratta di un compito molto diverso e più complesso rispetto ad esempio al riconoscimento automatico dei volti. In quel caso, pur nelle infinite sfumature della morfologia di un viso umano, un algoritmo di apprendimento automatico può essere addestrato con ottimi risultati.

Nel caso degli insediamenti archeologici, invece, ci si ritrova davanti a geometrie che possono variare molto a seconda dei diversi contesti, e questo rende molto difficile il loro riconoscimento con un sistema di analisi artificiale. Neanche meccanismi sofisticati come la segmentazione (semplificare l’immagine dividendola in più parti), il transfer learning (sfruttare modelli pre-addestrati per risolvere nuovi problemi) e la self attention (individuare le relazioni tra elementi diversi a partire da ampi database) riescono a ottenere, da soli, risultati soddisfacenti.

Un ulteriore problema è poi quello della quantità di materiale a disposizione. Un archivio di qualche migliaio di foto satellitari che riportano siti archeologici noti può essere considerato dagli studiosi un patrimonio abbondante di fonti. Ma per dare vita a un sistema automatico che con grande precisione riconosca nuovi punti promettenti in cui scavare, qualche migliaio di foto sono decisamente troppo poche.

Per superare questi ostacoli, gli studiosi dell’Università di Bologna hanno quindi sviluppato una procedura collaborativa che connette il lavoro dell’intelligenza artificiale con quello degli archeologi. Il punto di partenza è stato un webGIS dove – grazie ai progetti di ricerca EDUU prima e KALAM adesso – erano stati raccolti e georiferiti i dati di 16 precedenti ricognizioni archeologiche di superficie con quasi 5000 siti tracciati e verificati.

Il sistema prevede che le indicazioni prodotte dal modello di AI analizzando le foto satellitari vengono corrette e annotate da studiosi esperti (in questo caso la dottoranda Valentina Orrù) e sottoposte nuovamente all’intelligenza artificiale, in un processo di apprendimento progressivo, che è stato supervisionato dal giovane ricercatore Luca Casini. In questo modo è stato possibile raggiungere livelli di accuratezza vicini all’80% nell’individuazione di potenziali siti archeologici nascosti.

“La metodologia che abbiamo messo a punto segue dunque uno schema che nella letteratura è noto come human-in-the-loop method, ma che in realtà raramente trova applicazione in casi significativi, e sicuramente non era mai stato utilizzato nel campo dell’archeologia”, spiega Roccetti. “I numerosi esperimenti che abbiamo realizzato hanno dimostrato che il sistema nel suo complesso può senza dubbio velocizzare la fase esplorativa del terreno: un processo che oggi è condotto dagli archeologi in modo interamente manuale, con grande dispendio di tempo ed energie”.

È da sottolineare, inoltre, che questi promettenti risultati sono stati ottenuti utilizzando modelli e software open source, e attraverso dati e informazioni disponibili liberamente (dalle immagini CORONA degli anni Sessanta fino a Bing Maps): si tratta quindi di un modello adattabile e replicabile per altri contesti di ricerca archeologica.

(fonte Scientific Reports Nature.com)

Quasi due ore di musica da ascoltare con auricolari mentre si visita la mostra su Lou Reed e Warhol realizzata nell’ambito del programma 2023 di Medimex. Con l’International Festival & Music Conference promosso per Regione Puglia da Puglia Sounds e attuato dal Teatro Pubblico Pugliese, torna al MArTA la stagione degli grandi mostre e l’ormai classica playlist sul profilo Spotify del Museo, pensata appositamente per l’evento dal direttore artistico del Medimex, Cesare Veronico.
Ventidue brani da “SundayMorning” dei Velvet Underground a “Vicious” o “Walk on the wild side”di Lou Reed, fino a “White Light Wight Heat” dell’indimenticabile David Bowie.
La playlist è disponibile solo sul profilo Spotify del MArTA e si può fruire all’interno del Museo solo con l’ausilio di cuffiette acustiche. La selezione musicale “Perfect Day. Lou Reed e la New York di Andy Warhol” è disponibile all’indirizzo: (clicca qui)

Vi è anche un pendaglio in oro a forma di ghianda con doppio occhiello di produzione tarantina tra i 750 reperti archeologici rimpatriati da Londra lo scorso 19 maggio, in seguito alle indagini del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, mirate a contrastare il traffico internazionale di beni culturali, sfociate anche in una procedura extragiudiziale e in una causa civile, condotta in stretta collaborazione con il Ministero della cultura attraverso l’Avvocatura Generale dello Stato.
I ritrovamenti, provenienti da scavi clandestini sul territorio italiano, erano confluiti in una società inglese in liquidazione, la Symes Ltd, riconducibile a Robin Symes, importante trafficante di beni culturali.
La società, che si era sempre opposta ai reiterati tentativi di recupero da parte dell’Autorità Giudiziaria italiana, sottoposta a procedura fallimentare nel Regno Unito, è stata citata in giudizio anche in Italia, tramite l’Avvocatura Generale dello Stato, per la restituzione dei beni o il risarcimento civile del danno.
La consegna è stata possibile grazie alle complesse trattative seguite dal Ministero della cultura (Ufficio III del Segretariato Generale, Ufficio Legislativo e Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio), in sinergia e stretta collaborazione con i Carabinieri dell’Arte che, con la fattiva collaborazione dell’Ambasciata d’Italia a Londra, li hanno scortati in Italia. L’accordo per la restituzione è stato siglato l’11 maggio scorso.
L’insieme dei reperti, databili complessivamente tra l’VIII secolo a.C. e l’epoca medievale, il cui valore è stimato in 12 milioni di euro, offre uno spaccato delle molteplici produzioni dell’Italia antica e delle isole, riflettendo al contempo la lacerazione insanabile subita dai numerosi e diversificati contesti archeologici (funerari, cultuali, abitativi e pubblici) oggetto di depredazione, concentrati in particolare nell’Etruria e nella Magna Grecia.

Domenica 4 giugno per l’iniziativa #domenicalmuseo in programma ogni prima domenica del mese si torna gratis anche al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Durante la giornata di gratuità si potranno visitare all’interno del MArTA tutte le sale dell’esposizioni permanenti, compresa quella della recente acquisizione del gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, la sala dell’Eco Museo del Mar Piccolo e la mostra temporanea “ Athenaion, Tarantini, Messapi ed altri nel Santuario di Atena a Castro”, prorogata fino al prossimo 15 ottobre.
Per prenotare la propria visita è attivo il nuovo servizio di biglietteria all’indirizzo: https://aditusculture.com/esperienze/taranto/musei-parchi-archeologici/museo-archeologico-nazionale-di-taranto

Giornata speciale, il prossimo 2 giugno, con ingresso libero in tutti i luoghi d’arte dello Stato e quindi anche al Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
In occasione della Festa Nazionale della Repubblicaingresso gratuito in tutti i musei, i siti archeologici e i luoghi d’arte statali.
Per prenotare la propria visita è attivo il nuovo servizio di biglietteria all’indirizzo: https://aditusculture.com/esperienze/taranto/musei-parchi-archeologici/museo-archeologico-nazionale-di-taranto

Nella puntata dello scorso 17 maggio la trasmissione “L’Eredità” il game show condotto da Flavio Insinna su Rai Uno alle 18.45 celebra i successi del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
La domanda posta ai concorrenti che dovevano indovinare tra quattro ipotesi di risposta era la seguente: “Un noto portale basato sulle recensioni degli utenti ha dato il Travellers Choice Award 2022 a quale Museo?”.
Tra le opzioni proposte ai concorrenti c’erano la Reggia di Venaria Reale a Torino, il Museo Madre di Napoli, i Fori Imperiali di Roma e il MArTA di Taranto.
Il concorrente purtroppo ha sbagliato e ha scelto l’importante sito archeologico di epoca romana dei Fori Imperiali, ma ora tutti quelli sintonizzati ieri sera su questa celebre trasmissione che ogni giorno raggiunge circa 2milioni di telespettatori lo sanno che il Museo Archeologico Nazionale di Taranto è tra uno dei più popolari e amati d’Italia.

Al via la raccolta fondi del Ministero della Cultura a sostegno delle persone e delle realtà dell’Emilia-Romagna e delle Marche gravemente colpite dal maltempo. La Direzione Generale Cinema e Audiovisivo ha incaricato Cinecittà di aprire un conto dedicato. Già coinvolte le principali associazioni del settore cinematografico.

Intestazione del conto bancario: IL CINEMA E L’AUDIOVISIVO PER L’EMILIA-ROMAGNA E LE MARCHE
IBAN: IT21 Z030 6905 0481 0000 0015 390
Per donare dall’estero codice BIC: BCITITMM
Causale: Emergenza alluvione Emilia-Romagna e Marche
I ricavi della raccolta fondi e gli interventi a cui saranno destinati verranno pubblicati sul sito di Cinecittà.

Premiare i vincitori del concorso internazionale per la progettazione del nuovo Stadio del Nuoto di Taranto, icona dei XX Giochi del Mediterraneo del 2026; ma anche permettere ai tarantini sia di ascoltare l’illustrazione e la visione del progetto dagli stessi progettisti vincitori, sia di vedere allestite tutte le 37 proposte arrivate.
Questi gli obiettivi della cerimonia in programma il 12 maggio al museo MArTA di Taranto, organizzata dal Comitato organizzatore Taranto 2026, e che vedrà protagonista il progetto primo classificato, firmato dallo studio pratese MDU Architetti (partner Open Ingegneria, Esa Engineering e il geologo Andrea Fiaschi).
Interverranno il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, il consigliere regionale delegato ai Giochi Vincenzo Di Gregorio, il direttore generale del Comitato organizzatore Elio Sannicandro e la presidente della Commissione giudicatrice Maria Piccarreta. Seguirà la premiazione, con la consegna delle targhe ai vincitori, agli altri quattro finalisti e alle due menzioni speciali.
Quindi spazio alla presentazione del progetto vincitore, illustrato dagli stessi architetti di MDU. Infine l’apertura della mostra – aperta al pubblico sino al 18 maggio, orari museo – con l’allestimento di tutti i progetti in gara, giunti anche da Londra, dal Regno Unito, da Berlino,
Parigi, Barcellona.
Nell’occasione sarà distribuito il catalogo completo delle proposte partecipanti al concorso.

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto MArTA, sabato 13 maggio, partecipa aprendo alle visite, oltre l’orario tradizionale, ed estendendo la fascia di ingresso fino alle 23.00, alla Notte Europea dei Musei.
La notte dei musei, che si svolge in tutta Europa dal 2005, celebra l’arte e le persone che hanno il desiderio di vivere i luoghi della cultura della città oltre gli orari canonici spesso limitativi per chi ha attività in proprio o esercizi commerciali.
L’ingresso al Museo, nella fascia oraria che va dalle 20 alle 23, sarà per l’occasione al prezzo simbolico di un euro, salvo le gratuità già previste dalla vigente normativa, e consentirà di poter fruire di un’offerta davvero straordinaria – commenta il direttore regionale Musei di Puglia, Luca Mercuri, delegato alla guida del MArTA dal direttore generale musei, prof. Massimo Osanna.
Infatti chi si recherà al MArTA nella giornata di sabato 13 maggio potrà apprezzare tutte le collezioni delle esposizioni permanenti dagli Ori all’atleta, la Mostra prorogata fino al 15 ottobre “Athenaion: Tarantini, Messapi ed altri nel Santuario di Atena a Castro”, quella che dal 12 al 18 maggio celebrerà il progetto vincitore del Concorso Internazionale per la progettazione del nuovo Stadio del Nuoto a Taranto previsto nell’ambito dei Giochi del Mediterraneo 2026, e l’importante spazio espositivo dedicato all’ultima acquisizione permanente del Museo di Taranto, ovvero il gruppo scultoreo del IV sec. a.C. di “Orfeo e le Sirene”.
Per l’occasione sono previsti focus ogni mezz’ora sulla Collezione “Ricciardi” e sul gruppo scultoreo di “Orfeo e le Sirene”.

Per prenotare la propria visita in notturna si può consultare il sito di e-ticketing del MArTA all’indirizzo www.shopmuseomarta.it

È stato firmato lo scorso 2 maggio ad Agrigento un protocollo d’intesa per la collaborazione in materia di conservazione, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo tra i Ministeri per la Protezione civile e le Politiche del mare e il Ministero della cultura.
A siglare l’intesa sono stati il Ministro Nello Musumeci e il Ministro Gennaro Sangiuliano.

I punti salienti dell’accordo, che avrà una durata triennale e potrà essere rinnovato o modificato, prevedono la collaborazione per:
– La definizione di strategie e obiettivi comuni volti a favorire la conservazione, la fruizione pubblica e la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo;
– L’individuazione, il censimento e il miglioramento delle condizioni di conservazione del patrimonio culturale subacqueo, anche mediante condivisione di competenze tecniche finalizzate all’esercizio delle funzioni e al conseguimento delle finalità prefissate;
– La promozione della conoscenza e della valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo, incrementandone la fruizione pubblica nelle forme più idonee a garantirne la tutela, così da trasmettere i valori di cui esso è portatore;
– L’istituzione di un tavolo tecnico paritetico, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, presso la Direzione generale Archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero della cultura, composto da due membri designati dal Ministero della cultura e due membri designati dal Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare.

Il successo del MArTA come motore di sviluppo culturale e offerta turistica per Taranto, lo si misura da un dato che mostra il trend di crescita dei visitatori nel raffronto con lo scorso anno e in particolar modo, ad aprile quasi terminato, nei primi quattro mesi del 2023.

Dopo il boom di accessi nel week end appena trascorso e nella giornata di fruizione gratuita del 25 aprile (quasi 2900 visitatori), il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, segna il record dei 20mila accessi nel solo mese di aprile e dei circa 36mila da gennaio ad oggi (nello stesso periodo del 2022 furono 10950).

Siamo a un numero di visitatori più che triplicato (più 215% – ndr) – afferma Luca Mercuri, direttore regionale Musei, che per il direttore nazionale musei, prof. Massimo Osanna, segue il Museo Archeologico Nazionale di Taranto – mentre ci apprestiamo a vivere un periodo di grande fermento per il MArTA, tra i cantieri per il riallestimento delle esposizioni permanenti, il nuovo impulso alla digitalizzazione e all’accessibilità, e l’imminente stagione estiva che speriamo possa richiamare su Taranto e il suo museo anche turisti e croceristi provenienti da tutto il mondo.

Ricordiamo, infine, che il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, sarà aperto anche il prossimo Primo Maggio, con ticket d’ingresso e orari di fruizione dalle ore 8.30 alle ore 19.30. Per prenotare la propria visita www.shopmuseomarta.it.

Nel 2022 i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, posti a diretta collaborazione del Ministero della cultura e distribuiti su sedici Nuclei e una Sezione nelle varie Regioni italiane, dipendenti dai Gruppi di Roma e Monza, un Reparto Operativo nazionale con Sezioni specializzate per materia e un Ufficio Comando che gestisce la Banca dati di opere da ricercare più antica ed estesa al mondo (1.300.000 files), hanno recuperato 80.522 beni d’arte per un valore complessivo stimato di € 84.274.073. Questo il dato d’insieme nel dossier “Attività Operativa 2022” dell’Unità specializzata dell’Arma, istituita nel 1969 per onorare l’articolo 9 della Costituzione italiana (“la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”) e che, in mezzo secolo di vita, ha restituito al pubblico o ai legittimi proprietari più di tre milioni di beni culturali, nonché sequestrate circa 1.368.267 opere false.

L’attività operativa evidenzia nel 2022 una graduale diminuzione dei reati contro il patrimonio culturale, anche alla luce delle innovazioni legislative che hanno inasprito il sistema sanzionatorio, rendendo più efficace l’attività repressiva. La Legge n. 22 del 22 marzo 2022 ha, di fatto, modificato le disposizioni penali in materia di tutela del patrimonio culturale, attualmente contenute prevalentemente nel Codice dei Beni Culturali (D.lgs. 42/2004), integrando il Codice Penale con 17 nuovi articoli (da 518-bis a 518-undevicies), prevedendo anche la possibilità per gli ufficiali di polizia giudiziaria dell’Arma, specializzati nel settore dei beni culturali, di svolgere attività sotto copertura per contrastare il traffico illecito di opere d’arte.
Tanti i risultati raggiunti, come si legge nelle pagine del dossier ed innumerevoli i recuperi, in molti casi di beni di elevato valore culturale ed economico. Sono state promosse restituzioni alle Comunità italiane ed estere e intraprese innovazioni tecnologiche a partire dalla Banca Dati delle opere sottratte che rappresenta lo strumento investigativo per eccellenza dei Carabinieri dell’Arte.

Tra i recuperi del 2022 si segnala nel settore dei reperti archeologici (17.275) e paleontologici (21.359), a seguire in quello dei beni antiquariali, archivistici e librari (9.653). Nell’ambito della contraffazione, sono state sequestrate 1.241 opere, di cui 951 di arte contemporanea. Inoltre sono stati sottoposti a sequestro reperti archeologici/paleontologici (258) e beni antiquariali/archivistici e librari (32), per un valore complessivo stimato di circa € 86.026.350, qualora immessi sul mercato.
Anche nel 2022 l’azione preventiva è stata sostenuta grazie a una maggiore proiezione esterna dei militari impiegati nel controllo del territorio, che ha permesso di ridurre del 36,8% l’attività illecita degli scavi clandestini (da 38 nel 2021 a 24 nel 2022), con conseguente deferimento di 66 soggetti. Il monitoraggio costante delle piattaforme “e-commerce” ha consentito, nel 2022, di recuperare dai siti web 4.935 beni culturali e deferire 112 soggetti.

Dall’analisi dei dati, rispetto al 2021, si registra una lieve flessione dei furti di beni culturali (-3,7%). Il settore in cui si rileva il maggior decremento (-30%) è quello relativo ai furti in luoghi espositivi pubblici/privati (da 84 nel 2021 a 58 nel 2022), presumibilmente connesso con l’attivazione di misure di sicurezza attiva e passiva dei siti, anche grazie all’attività di informazione, supporto e controllo espletato dai vari Nuclei Carabinieri Tpc sul territorio nazionale.
Nel settore paesaggistico e monumentale, anche nel 2022, i Reparti Tpc hanno continuato un’intensa attività di controllo, effettuando 1.733 verifiche e denunciando in stato di libertà 133 persone.
Importanti recuperi hanno caratterizzato l’anno appena trascorso. Ne è l’esempio la copertina del dossier, ove posano maestosi “Orfeo e le Sirene”, gruppo scultoreo in terracotta della fine del IV secolo a.C., trafugato negli anni ‘70 in Italia Meridionale (Taranto) e rimpatriato a Roma nel mese di settembre 2022. Le sculture, rinvenute in frammenti, passarono nelle mani di diversi ricettatori fino a giungere in Svizzera per un clandestino restauro, poi acquistate dal “The Paul Getty Museum” di Malibu (Los Angeles – USA). Recupero avvenuto grazie all’indagine condotta dal Reparto Operativo del TPC, coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto e in collaborazione con il District Attorney’s Office di Manhattan (New York – U.S.A.) e l’Homeland Security Investigations (H.S.I.).

Le varie attività svolte in cooperazione di polizia con i collaterali Uffici esteri, assieme alla “diplomazia culturale”, hanno permesso il rimpatrio di molte opere di notevole rilevanza, costituendo un’arma vincente nella lotta al traffico illecito dei beni culturali. Fondamentale in tale ambito è il ruolo offerto da Europol che supporta i Paesi aderenti, tramite l’attività di specialisti e analisti dell’European Serious and Organised Crime Centre e che, nel 2022, ha visto nella prestigiosa cornice della sede di Europol a L’Aja l’organizzazione di due eventi di rilievo: la European Police Chiefs Convention (EPCC) e l’European Customs DG, a cui hanno partecipato oltre 380 Rappresentanti delle Forze dell’Ordine dell’Unione Europea e dei principali Paesi partner, provenienti da 49 Nazioni, per discutere gli aspetti operativi e rafforzare lo spirito di cooperazione.
Il Ministero della Cultura, con Decreto Ministeriale n. 128 del 31 marzo 2022, ha istituito – in continuità con la Task Force Unite4Heritage – i “Caschi Blu della Cultura”, rimodulando l’organizzazione, l’attività, i compiti nazionali e internazionali. Il nuovo provvedimento prevede il dispiegamento della task-force italiana all’estero sempre a seguito di un formale invito dell’UNESCO, anche nel caso di richiesta rivolta bilateralmente all’Italia da un altro Paese.

Nel contesto dei contributi formativi all’estero apportati dalla Task Force italiana “Caschi Blu della Cultura”, si menziona la missione svoltasi a novembre 2022 a Buenos Aires (Argentina), nell’ambito della cooperazione bilaterale tra il Departamento Protección Cultural Interpol della Policia Federal Argentina (PFA), il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale d’Italia e i Ministeri della Cultura di entrambi i Paesi, per fornire supporto specialistico all’omologa unità specializzata latino americana per la formazione dei “Los Cascos Azules de la Cultura” argentini.
In territorio nazionale, si ricorda l’impegno della Task Force “Caschi Blu della Cultura” nell’intervento nelle Marche a seguito dell’emergenza maltempo del settembre 2022.
Tra le esposizioni di beni culturali recuperati dai Carabinieri TPC, l’inaugurazione celebrata il 15 giugno 2022 a Roma del “Museo dell’Arte Salvata” presso l’Aula Ottagona (Planetario) delle Terme di Diocleziano con l’allestimento di una selezione di beni recuperati dal Comando TPC: la struttura espositiva permanente è destinata alla valorizzazione e alla fruizione dei beni recuperati, in attesa di essere restituiti ai contesti di origine.

La pubblicazione “Attività Operativa 2022” è disponibile cliccando su www.carabinieri.it

Saranno Agrigento e Genova, rispettivamente la Capitale Italiana della cultura per l’anno 2025 e la Capitale Italiana del Libro 2023.
I conferimenti sono arrivati al termine del Consiglio dei Ministri dello scorso 17 aprile.
Le deliberazioni recepiscono gli esiti delle scelte comunicate al termine dei lavori delle due giurie presiedute rispettivamente da Davide Maria Desario per Agrigento lo scorso 31 marzo e da Francesco Perfetti per Genova, lo scorso 9 marzo.

L’accoglienza che Taranto e tutti i turisti hanno riservato al ritorno in città del gruppo scultoreo di ‘Orfeo e le Sirene’ è stata entusiasmante. Gli ingressi registrati al MArTA, oltre 5 mila in pochi giorni, dimostrano il grandissimo legame dei tarantini con la storia, il territorio e le proprie radici. Nell’esprimere tutta la mia soddisfazione per questo risultato ringrazio ancora una volta il Comando TPC dei Carabinieri per il prezioso lavoro quotidiano che offrono alla nostra nazione”.
Lo ha dichiarato il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo la diffusione della nota stampa del Museo Archeologico Nazionale di Taranto sull’altro importante record battuto dal sito museale tarantino (leggi qui)

Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA festeggia un altro piccolo record: 5mila visitatori in soli dieci giorni, dal primo al dieci aprile.
Una serie di circostanze consentono al Museo tarantino di segnare un altro importante primato che dimostra come la proposta culturale, se sistemica e organizzata, può contribuire a fare economia.
La prima domenica di aprile con l’ingresso gratuito, l’arrivo del gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, la formula delle aperture straordinarie fino alla mezzanotte e fino alle 23.00 nelle giornate del Giovedì e Venerdì santo tarantino, hanno invogliato e permesso l’accesso a cinquemila visitatori, alcuni provenienti anche dall’estero.
1.600 persone hanno scelto il MArTA nei giorni di Pasqua (356 visitatori) e Pasquetta (1234 visitatori) e numeri da record hanno riguardato anche il primo giorno di esposizione di “Orfeo e le Sirene” dello scorso 5 aprile e il sabato santo.
Ritengo non si sia affatto trattato di una scelta dovuta al maltempo – afferma il direttore regionale musei di Puglia, Luca Mercuri, delegato dal direttore generale musei prof Massimo Osanna alla guida del MArTA – perché prima delle condizioni meteo avverse, avevamo registrato prenotazioni di interi gruppi provenienti anche da fuori regione e che hanno scelto Taranto e il suo museo per trascorrere una Pasqua all’insegna della cultura.
Cresce dunque l’attenzione verso il MArTA e l’ esposizione nella Sala I del Museo Archeologico Nazionale di Taranto della recente acquisizione permanente del gruppo scultoreo rientrato dagli Stati Uniti (Paul Getty Museum di Los Angeles) grazie ad un’operazione congiunta dei Carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto con l’importante supporto del District Attorney’s Office di Manhattan-New York (USA) e con la stretta collaborazione dell’Homeland Security Investigations.
Un importante risultato – continua il direttore Luca Mercuri – che va assolutamente condiviso con tutti i lavoratori del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, impegnati in questi giorni di festa a garantire non solo le aperture, ma anche interessanti percorsi guidati a tutti i piani espositivi, alle sale dei reperti iconici, e alla pinacoteca della Collezione Ricciardi.

Il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci, e il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, sono intervenuti lo scorso 11 aprile, nel corso della Giornata nazionale del mare, (istituita ogni 11 aprile dal Decreto legislativo 229/2017), al discoprimento di due altari marmorei nabatei recentemente localizzati e documentati sul fondo del mare di Pozzuoli, nel cuore dell’antico porto commerciale della Puteoli romana.
I due altari in marmo di età romana, databili alla prima metà del I secolo d.C., sono inseriti all’interno del grande Tempio dei Nabatei, oggi sommerso per effetto del bradisismo.
I Nabatei, popolazione dedita al commercio tra l’Oriente, l’Oceano Indiano e Roma, erano stanziati nelle aree desertiche della Penisola Arabica, ma avevano, sin dalla prima età imperiale, impiantato una loro base all’interno del porto puteolano, il più grande scalo commerciale del Mediterraneo romano. Di questa enclave mercantile, l’unica al di fuori della madrepatria, si conoscevano finora basi e lastre iscritte con dediche – in latino – al dio tutelare Dusares, rinvenute sui fondali di Pozzuoli a più riprese tra il XVIII secolo e gli anni Ottanta del Novecento, e poi confluite nelle collezioni dei Musei di Napoli e del Castello Aragonese di Baia.
Rimaneva approssimativa la collocazione del santuario di riferimento, oggi individuata con strumenti topografici di precisione che hanno consentito di inserire il Tempio nel quadro topografico più ampio del vicus Lartidianus.
Il rinvenimento degli altari, simili a quello custodito nel Castello di Baia, si inserisce all’interno di una proficua attività di ricerche messe in campo a partire dalla fine del 2021, nell’ambito di una convenzione tra Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli e l’Università degli Studi della Campania L. Vanvitelli, con il coinvolgimento della Scuola Superiore Meridionale per il coordinamento delle attività subacquee, e con il prezioso supporto logistico dei Carabinieri Subacquei – Nucleo di Napoli.
Le ricerche, condotte dal dott. Michele Silani dell’Università L. Vanvitelli, dal dott. Michele Stefanile della Scuola Superiore Meridionale e dalla dott.ssa Maria Luisa Tardugno della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, hanno consentito, oltre al corretto posizionamento del Tempio, di riconoscere ambienti, magazzini, edifici dell’amministrazione imperiale e assi viari dell’antico porto.
La localizzazione definitiva degli altari, avvenuta anche grazie alla fattiva collaborazione dell’assistente tecnico subacqueo della Soprintendenza Carlo Leggieri e al supporto offerto dai Carabinieri Subacquei del Nucleo di Napoli, con il Comandante Sandro Bucalo, consente oggi di comprendere meglio l’articolazione di questo complesso settore del porto puteolano, in cui gli edifici sacri delle comunità di stranieri si ergevano a strettissimo contatto con le lunghe file di magazzini destinati a stoccare le tante merci in transito nello scalo, pronte a essere smistate verso la Campania o reindirizzate direttamente a Roma.

Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, in origine caratterizzato da una vivace policromia e in parte restaurato in epoca moderna, rappresenta l’episodio mitico tratto dalla saga degli Argonauti. Le due Sirene, raffigurate come uccelli rapaci con corpo di donna secondo l’iconografia più antica, intonano il loro canto mortale, mentre, di fronte a loro, il cantore Orfeo, dischiudendo le labbra in un canto melodioso salva i marinai dal pericolo. Seduto su un trono su cui restano tracce dell’originaria decorazione a colori, regge nella mano destra il frammento di un plettro, nell’altra forse uno strumento a corde, oggi perduto.
È verosimile che un’opera di tale grandezza e accuratezza, realizzata a Taranto alla fine del IV secolo a.C., adornasse un ricco sepolcro della città, dove sono note tombe monumentali decorate con elementi in terracotta.

L’operazione orpheus del comando carabinieri tutela patrimonio culturale

L’Operazione Orpheus appartiene alla serie di attività messe in campo per contrastare il traffico illecito di beni archeologici di provenienza italiana in ambito internazionale, condotte dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale.
Lo spunto si ebbe alcuni anni fa, quando i militari scoprirono che un noto indiziato per reati contro il patrimonio culturale, avvalendosi di un’organizzazione con propaggini internazionali, aveva messo in atto una serie di traffici di reperti archeologici, provento di scavo clandestino nella provincia di Taranto.
Nel corso delle attività investigative venne così appurato che il noto trafficante aveva avuto un ruolo nelle vicende relative allo scavo clandestino e nell’esportazione illecita, avvenuta negli anni ‘70, del gruppo scultoreo denominato Orfeo e le Sirene.
In effetti, dalla documentazione individuata e dagli accertamenti svolti, è stato assodato che i preziosi reperti furono scavati e rinvenuti in frammenti nel territorio tarantino da alcuni tombaroli, dai quali passarono ad un noto ricettatore locale, con contatti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva ceduti ad un altro ricettatore con contatti internazionali e titolare di una galleria d’arte in Svizzera. Le sculture, ridotte in frammenti, vennero affidate ad un altro soggetto specializzato nel trasferire beni culturali all’estero, che effettuò il trasporto in Svizzera, dove vennero affidate ad un restauratore che le ricompose nella forma originaria.
Le statue dopo un periodo di giacenza in Svizzera in attesa di un compratore, furono acquistate dal The Paul Getty Museum di Malibù (Los Angels – USA).
Le informazioni condivise con l’Assistant District Attorney Matthew Bogdanos del District Attorney’s Office di Manhattan (DAO) e la stretta collaborazione instaurata con tale ufficio e con lo Homeland Security Investigations hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio, per la restituzione al patrimonio culturale nazionale.

È stato presentato oggi a Taranto il gruppo scultoreo di “Orfeo e le Sirene”, tre statue in terracotta a grandezza quasi naturale, con i frammenti dei riccioli delle loro capigliature, del IV secolo a.C. Le opere sono collocate, in maniera definitiva, nel nuovo allestimento del MArTA, il Museo archeologico di Taranto. Si tratta di un’opera di inestimabile valore frutto di uno scavo clandestino in un’area archeologica della zona negli Anni Settanta e successivamente esportata illecitamente negli Stati Uniti d’America. Le statue molto probabilmente appartenevano a un monumento funerario o a un santuario.

Le indagini che hanno permesso il ritorno dell’opera in Italia sono state condotte dai Carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto con l’importante supporto del District Attorney’s Office di Manhattan-New York (USA) e con la stretta collaborazione dell’Homeland Security Investigations.

Le ricerche sono partite quando i militari hanno scoperto che un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale, avvalendosi di un’organizzazione con legami internazionali, aveva realizzato una serie di traffici di reperti archeologici, provento di uno scavo clandestino nella provincia di Taranto. Nel corso delle attività investigative si è scoperto che il noto trafficante aveva avuto un ruolo nello scavo e nell’esportazione illecita del gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene”.

I preziosi reperti, rinvenuti in frammenti, sono stati scambiati tra diversi ricettatori e dati, poi, ad un altro soggetto che si era occupato del loro trasporto in Svizzera e dell’affidamento a un restauratore che li aveva ricomposti restituendo forma alle opere. Dopo un periodo di giacenza in Svizzera, in attesa di un compratore, le sculture sono state acquistate dal ‘Paul Getty Museum’ di Malibu (Los Angeles-USA) grazie all’intermediazione di un funzionario di una banca elvetica. L’importante lavoro di indagine italo-americano ha, poi, consentito il sequestro del gruppo scultoreo e il suo rimpatrio per la restituzione al patrimonio culturale nazionale.

Nel nuovo allestimento del MArTA, oltre al gruppo scultoreo di “Orfeo e le Sirene”, sono esposti anche i recenti ritrovamenti conseguenza delle attività di contrasto al traffico illecito di beni culturali svolta dal Reparto Operativo TPC. Questi beni sono stati recuperati dagli Stati Uniti d’America in un arco temporale compreso fra il dicembre 2021 e le ultime settimane: un corpus imponente di opere con numerosi pezzi di archeologia di varie civiltà.

L’apertura al pubblico del nuovo percorso espositivo del MArTA, che include il restituito complesso scultoreo di “Orfeo e le Sirene” insieme ad altre opere recuperate, segna una data importante per Taranto e per i suoi cittadini che, finalmente, si appropriano di un pezzo importante della loro storia, cultura e identità. Viene sanata una ferita aperta della comunità che aveva subìto non solo il trafugamento di quest’opera ma, anche, la sua vendita ed esportazione illegale. Ringrazio la Procura di Taranto che ha coordinato la complessa attività investigativa insieme ai Carabinieri del TPC, in collaborazione con le autorità statunitensi. Il Comando Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri anche questa volta s’è distinto per il lavoro prezioso ed insostituibile che svolge quotidianamente in ogni parte del mondo per assicurare il ritorno in Italia di pezzi del patrimonio culturale nazionale illegalmente sottratti alla collettività”, ha dichiarato il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano.

I Carabinieri dell’Arte, a conclusione di complesse e articolate indagini internazionali, coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto, e in stretta collaborazione con il Ministero della cultura, restituiscono oggi Orfeo al suo luogo d’origine. L’identità culturale della città dei due mari si arricchisce di un’ulteriore e meravigliosa testimonianza della sua storia millenaria. L’obiettivo delle donne e degli uomini dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale è stato raggiunto: il lungo viaggio di Orfeo si conclude con il suo ritorno a casa. Tutelare il patrimonio culturale e recuperare le opere d’arte trafugate per restituirle ai contesti originari è la missione che ci è stata affidata. Oggi ne è un esempio: con il ritorno di “Orfeo e le Sirene” a Taranto assistiamo al coronamento dei risultati investigativi raggiunti grazie anche alla proficua collaborazione tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e il District Attorney’s Office di New York. Una collaborazione tra istituzioni di ineguagliabile efficacia nel mondo”, ha affermato Vincenzo Molinese, Generale di Brigata, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Tra le centinaia di opere che il Reparto Operativo TPC ha riportato dagli Stati Uniti tra il 2021 e il 2022 si segnala una serie di importanti ceramiche greche, italiote e etrusche nonché di terrecotte votive e architettoniche pertinenti a diverse culture dell’Italia centrale e meridionale preromana. La prima mostra al Museo dell’Arte Salvata, nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, ha presentato al pubblico una selezione di questi materiali di grande rilievo appena rimpatriati dagli USA: ora, al termine di un percorso di ricerca e valorizzazione, queste opere fanno finalmente ritorno nei loro territori di provenienza. A questo nucleo si è aggiunto lo spettacolare gruppo in terracotta di “Orfeo e le sirene”, rientrato dal Getty Museum lo scorso settembre. Dopo una preliminare esposizione nel Museo dell’arte salvata il gruppo torna ora a casa, nel Museo di Taranto, dal cui territorio il gruppo fu scavato clandestinamente negli anni ‘70 del secolo scorso. Una grande festa per la città e per le comunità del territorio cui viene restituito un pezzo prezioso del patrimonio saccheggiato”, ha detto il Direttore generale Musei, Massimo Osanna.

“La tutela dell’ingente patrimonio culturale che appartiene al territorio tarantino costituisce uno degli obiettivi primari che la Procura di Taranto persegue attraverso il contrasto ad ogni forma di illecito perpetrato nel settore degli scavi abusivi, della ricettazione e dell’esportazione clandestina di reperti archeologici. L’impegno profuso in tale attività ha consentito negli ultimi anni non solo di sgominare vere e proprie associazioni criminali operative sul territorio nazionale e all’estero, ma di restituire alla collettività numerose opere di straordinario rilievo culturale e l’esempio più significativo è rappresentato proprio dal rientro a Taranto del gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene””, ha osservato il Procuratore della Repubblica di Taranto, Eugenia Pontassuglia.

E’ per tutto il sistema dei musei pugliesi un grande onore accogliere le opere che da oggi sono acquisite in via permanente dal Museo Archeologico Nazionale di Taranto – ha detto il Direttore Regionale Musei Puglia, Luca Mercuri, delegato dal prof. Massimo Osanna alla guida del MArTA – Un onore che condividiamo con questo territorio da sempre legato al suo Museo e che celebreremo con aperture straordinarie del MArTA e della Sala espositiva di Orfeo e le Sirene, fino alla mezzanotte di oggi, con biglietto ridotto, e dalle 8:30 alle 23:00 di giovedì e venerdì santo”.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.

L’indagine, mirata a contrastare il traffico illecito di beni archeologici di provenienza italiana in ambito internazionale, è stata sviluppata dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale aveva messo in atto una serie di traffici di reperti archeologici,
provento di scavo clandestino nella provincia di Taranto, avvalendosi di un’organizzazione con propaggini internazionali. Nel corso delle indagini si appurava che il noto trafficante aveva avuto un ruolo nello scavo clandestino e nell’esportazione illecita del gruppo scultoreo
“Orfeo e le Sirene” avvenuti negli anni ‘70.
La documentazione individuata svelava che i preziosi reperti erano stati scavati e rinvenuti in frammenti presso un sito tarantino da alcuni tombaroli del posto, ceduti a un noto ricettatore locale con collegamenti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva consegnati a un altro ricettatore, titolare di una galleria d’arte in Svizzera.
Le sculture, in frammenti, vennero consegnate a un altro soggetto specializzato nel trasferire beni culturali all’estero, che effettuò il trasporto in territorio elvetico, dove vennero
affidati a un restauratore che li ricompose e ridiede forma alle opere. Dopo un periodo di giacenza in Svizzera, in attesa di un compratore, le sculture furono acquistate
dal “The Paul Getty Museum” di Malibu (Los Angeles – USA) nel 1976 per la somma di 550 mila dollari.

Le informazioni condivise con il District Attorney’s Office di Manhattan (New York – USA) e la stretta collaborazione instaurata con quell’ufficio e con l’Homeland Security Investigations hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio per la restituzione al patrimonio culturale nazionale.
Orfeo aveva viaggiato attraverso il mondo antico al seguito del suo migliore amico Giasone. Era andato per terra e per mare, si era spinto attraversando i Balcani e oltre le Alpi fino a solcare tutto il Mediterraneo e l’Egeo, per riportare in patria il toson d’oro.
Aveva incontrato le Sirene, le perfide guardiane del mare e, senza dotarsi di armi, le aveva sconfitte, soltanto con la musica in una battaglia armoniosa.

Immortalato in una forma plasmata di terracotta, aveva continuato la sua disputa canora con quelle creature, in parte donna e in parte uccello, all’interno di un luogo a lui dedicato e sacro.
Si era ritrovato, però, ad affrontare un altro viaggio difficoltoso e pericoloso. Strappato da quella tomba monumentale o da un santuario ellenistico a sud della bella Taras, era tornato a viaggiare, rapito da profanatori della bellezza italiana, da mercanti senza scrupoli che
obbediscono solo alle leggi del profitto. Orfeo ha, così, ripercorso quei luoghi perigliosi tornando a viaggiare per giungere nel Nord dell’Europa, nella Augusta Raurica
romana fino a spingersi al nuovo Mondo, l’America oltre oceano, per approdare sulle sponde del Pacifico. In quella terra era rimasto, prigioniero di un museo privato che ha voluto tenere per sé tale splendore artistico.
Grazie ai Carabinieri dell’Arte, donne e uomini guidati da una grande passione, Orfeo sei riuscito a tornare nella tua amata terra per continuare ad affrontare le incantatrici del mare.

Racconta Apollonio Rodio, nelle Argonautiche, che, di ritorno dalla missione del Vello d’Oro, gli Argonauti giungono presso l’isola delle Sirene, che incantano e uccidono chiunque approdi. Qui gli eroi sono tratti in salvo grazie all’intervento del cantore tracio Orfeo, che, tendendo la cetra e intonando un canto vivace, riempie le orecchie dei marinai, salvandoli dalla voce delle fanciulle. Secondo alcuni, le Sirene, attonite per la sconfitta, si gettano dagli scogli.

Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, in origine caratterizzato da una vivace policromia e in parte restaurato in epoca moderna, rappresenta questo episodio. Le due Sirene, raffigurate come uccelli rapaci con corpo di donna secondo l’iconografia più antica, ritte sulle lunghe zampe con gli artigli ancorati allo scoglio, indossano una corta veste stretta in vita terminante con una coda a ventaglio. Una Sirena canta, alzando le braccia verso l’alto, l’altra, con i riccioli quasi completamente conservati, si tocca il mento flettendo l’altro braccio in una postura spesso usata per esprimere dolore.

Di fronte a loro, Orfeo, seduto su un trono su cui restano tracce dell’originaria decorazione policroma, poggia i piedi su uno sgabello. Indossa solo il mantello, avvolto intorno alle gambe e sulla spalla sinistra a lasciare scoperto il petto. La capigliatura, probabilmente lavorata a parte, è perduta. Dischiude appena le labbra, forse nel canto, nella mano destra impugna il frammento di un plettro, nell’altra doveva reggere uno strumento a corde, oggi perduto.

È verosimile che un’opera di tale grandezza e accuratezza, realizzata a Taranto alla fine del IV secolo a.C., adornasse un ricco sepolcro della città, dove sono note tombe monumentali decorate con elementi in terracotta.

Il mito è raro e peculiare e può dire qualcosa del defunto che lo scelse. La figura di Orfeo, infatti, nel IV secolo a.C. è simbolo del trionfo dell’armonia sul disordine, un concetto basilare del pensiero politico e filosofico pitagorico, particolarmente diffuso in Magna Grecia, perseguito dal filosofo Aristosseno di Taranto e amato da Archita, che governa Taranto nella seconda metà del IV secolo a.C. Si potrebbe quindi immaginare che il sepolcro adornato con le statue di Orfeo e le Sirene appartenesse ad un iniziato alla religione orfico-pitagorica.

Il ritorno a Taranto nel gruppo scultoreo di “Orfeo e le Sirene” coincide con l’importante appuntamento dei Riti della Settimana Santa tarantina.
In occasione di questi due importanti eventi e per consentire la migliore fruizione delle opere recentemente tornate in Italia, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto osserverà degli orari di apertura straordinari.

Mercoledì 5 aprile dopo la cerimonia di presentazione e l’inaugurazione della nuova esposizione alla presenza del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Eugenia Pontassuglia, del Comandante dei Carabinieri TPC, Gen. B. Vincenzo Molinese e del Direttore Generale Musei, Massimo Osanna, il MArTA sarà aperto ai visitatori dalle 15.00 alle 24.00.
Il Giovedì e il Venerdì Santo sarà possibile visitare tutta l’esposizione permanente del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, arricchita dall’esposizione al secondo piano (Sala I) del gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene, dalle 8.30 alle 23.00.

E’ preferibile prenotare il proprio ingresso collegandosi al servizio di e-ticketing all’indirizzo www.shopmuseomarta.it.

Mercoledì 5 aprile 2023, alle ore 12.00 sarà presentato il gruppo scultoreo “Orfeo e le Sirene”.

Si tratta di un importante ritrovamento trafugato clandestinamente in area tarantina nel corso degli anni Settanta del Novecento e in seguito esportato illecitamente negli Stati Uniti.

L’operazione è stata condotta dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinati dalla Procura della Repubblica di Taranto, insieme al New York County District Attorney’s Office (DAO).

Dopo i saluti istituzionali di Rinaldo Melucci, Sindaco di Taranto e l’introduzione di Luca Mercuri, Direttore Regionale Musei Puglia delegato alla direzione del MArTA, interverranno alla cerimonia di presentazione il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, Eugenia Pontassuglia, il Comandante dei Carabinieri TPC, Gen. B. Vincenzo Molinese e il Direttore Generale Musei, Massimo Osanna.

Concluderà l’evento il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano.

La cerimonia sarà trasmessa in diretta sul Canale Youtube del Ministero della Cultura e sui canali social del Museo Archeologico Nazionale di Taranto.

Per entrare nell’antico monumento del Pantheon a Roma si pagherà un biglietto. Il ministero della Cultura e il Capitolo della basilica di Santa Maria ad Martyres-Pantheon hanno siglato la nuova convenzione contenente il regolamento d’uso.

Secondo quanto previsto dalla convenzione, sarà introdotto un biglietto d’ingresso di importo non superiore a 5 euro, il cui ricavato sarà così ripartito: 70% in favore del MiC e 30% in favore della Diocesi di Roma. Saranno esentati dal pagamento, come già avviene per i musei, i minori di 18 anni, le categorie protette, i docenti che accompagnano le scolaresche mentre i ragazzi fino a 25 anni pagheranno appena 2 euro.
L’ingresso al Pantheon non sarà più gratuito, ma si pagherà un biglietto dal “prezzo modico” per visitarlo, con esclusione del ticket per i fedeli che partecipano alle cerimonie religiose, per i cittadini romani, per le scolaresche e gli insegnanti che le accompagnano, per i minori di 18 anni e per le categorie svantaggiate, ha annunciato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Il ministero si farà carico delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria e di quelle di pulizia, tenendo anche conto delle eventuali richieste di interventi che potrebbero pervenire dal Capitolo. La Diocesi di Roma utilizzerà le risorse per attività caritative e culturali e per attività di manutenzione, conservazione e restauro di chiese di proprietà statale presenti nel suo territorio.

È online dallo scorso 8 marzo, su tutte le piattaforme gratuite di podcast, Ritratti d’Artiste, la nuova serie in otto episodi prodotta da Chora Media per la Direzione Generale Musei.
La serie è scritta da Michela Guberti, Francesca Borghetti e Francesca Abruzzese. La voce narrante è quella di Serena Dandini, che propone un viaggio nella storia dell’arte attraverso la vita e le storie di otto protagoniste della scena artistica passata e presente.
Una serie che diventa anche un invito a cambiare prospettiva, perché nel mondo dell’arte le donne non sono state solo muse e modelle, ma anche pittrici, scultrici, performer; alcune molto note, altre poco conosciute o addirittura dimenticate, tutte però accomunate da un talento eccezionale e determinate a non piegarsi alle regole imposte dalla società della loro epoca e a lottare contro i pregiudizi in ogni campo.
Gli otto episodi della serie sono dedicati rispettivamente alle figure di Sofonisba Anguissola, pittrice vissuta a cavallo tra ‘500 e ‘600 e celebrata dai potenti dell’epoca, Plautilla Bricci, non solo pittrice ma prima donna architetto dell’Europa preindustriale, Ginevra Cantofoli, rappresentante del barocco bolognese, Rosalba Carriera, una delle pittrici più famose d’Europa nella prima metà del‘700.
E poi ancora Adriana Bisi Fabbri, attiva nell’ambiente futurista anche come vignettista e caricaturista politica, Maria Lai, artista sarda grande sperimentatrice di tecniche e materiali, Carla Accardi, unica donna firmataria del manifesto del gruppo astrattista d’avanguardia “Forma 1”, Ketty La Rocca che ha indagato diverse forme espressive, tanto da essere anche definita la prima body artist italiana.

Per ascoltare il podcast: (clicca qui)

Si lavora al Museo Archeologico Nazionale di Taranto per accogliere al meglio il gruppo scultoreo di “Orfeo e le Sirene”, l’opera dal valore inestimabile che dopo essere stata esposta fino allo scorso ottobre, all’interno del Museo dell’Arte Salvata a Roma, troverà presto spazio all’interno delle collezione permanente del MArTA.
Il gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene è rientrato in Italia dagli Stati Uniti d’America.
Il rimpatrio dell’opera è stato possibile grazie alla complessa attività investigativa condotta in Italia e all’estero dai Carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione con il District Attorney’s Office di Manhattan (New York – U.S.A.) e lo Homeland Security Investigations (H.S.I.).
Il gruppo in terracotta, a grandezza quasi naturale, del IV secolo a.C, trafugato negli anni ‘70 da un sito archeologico tarantino e acquistato successivamente dal The Paul Getty Museum di Malibu (Los Angeles – U.S.A.), tornerà fruibile all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, che in questi giorni sta predisponendo il tutto per una degna collocazione dei reperti all’interno dell’attuale percorso espositivo.
E’ indubbio che questa importante acquisizione è destinata ad impreziosire il patrimonio di reperti iconici che richiamano sempre più visitatori all’interno del museo tarantino.

Tempi maturi per ridisegnare il cuore pulsante della città di Lecce, restituendo la dimensione estetica ed emozionale del gioiello di età romana.
È stato dato formale avvio al cantiere dell’Anfiteatro Romano, funzionale all’esecuzione dei lavori di restauro, riduzione delle vulnerabilità e miglioramento dell’accessibilità, nonché di messa in sicurezza del percorso di visita.

270 giorni per realizzare un nuovo ingresso all’edificio dall’area di piazza Sant’Oronzo adiacente il Sedile, i servizi essenziali, le opere di restauro delle strutture, con soluzioni innovative per il consolidamento delle arcate esterne – già parzialmente effettuate con un intervento d’urgenza – e una diffusa opera di protezione del monumento. È questo il cronoprogramma previsto dalla Direzione Regionale Musei Puglia, a capo dei lavori da realizzare in stretta sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Lecce, e le sue qualificate professionalità, di concerto con l’Amministrazione Comunale della città.

Compatibilmente con le esigenze di cantiere, nell’intento di permettere ai visitatori di comprendere il minuzioso lavoro in corso, saranno organizzati più appuntamenti di “dietro le quinte”, iniziative speciali di cantiere aperto che consentiranno di apprezzare l’anfiteatro, al momento ammirabile solo dall’alto, insieme al vicino sito del Teatro romano.

(fonte Direzione Regionale Musei Puglia)

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