Il frammento di statua, privo della testa e delle mani mostra frontalmente un personaggio maschile che indossa una toga dal panneggio estremamente ricco, con la piega sul petto, chiamata sinus, molto profonda e drappeggiata. L’estremità della toga ricade sulla spalla sinistra.
Si tratta della statua di un giovano patrizio romano, non ancora giunto nell’età adulta. Infatti reca appeso al collo la bulla, un ciondolo porta amuleti di forma sferica, come indica il nome, che i ragazzi indossavano sino al compimento della maggiore età che variava in relazione alla pubertà.
La resa del panneggio e proprio il tipo di toga con ampio drappeggio, come quelli raffigurati nell’Ara Pacis a Roma (12-9 a.C.), ci permette di datare la statua al I secolo d.C.
La mancanza di dati precisi sul rinvenimento non permette di chiarire il contesto originario, tuttavia, si può facilmente supporre che fosse stata posta lungo la strada Maggiore, la principale via della città medievale come elemento di reimpiego.
La toga: chi bello vuole apparire…
La toga era il capo di vestiario per eccellenza per i romani, che la indossavano sopra la tunica. Croce e delizia, era un mantello semicircolare, ampio sino a due metri e mezzo, di pesante stoffa di lana: era dunque non facile da portare, e si dice che i Romani la indossassero volentieri solo due volte: la prima e l’ultima, ai propri funerali!
Plinio racconta che la toga praetexta, che aveva una fascia purpurea lungo i margini, era di origine etrusca e era all’inizio l’abito dei re e poi divenne l’elemento che distingueva i consoli e i sacerdoti. Anche i fanciulli, come il nostro, avevano una toga bordata di rosso.
Ne esistevano di vari tipi: i fanciulli compiuti i 16 anni indossavano la toga virile tutta bianca, come quella di chi si proponeva per ricoprire le cariche pubbliche, e per questo anche oggi è detto candidato. Una toga di colore scuro era segno di lutto.