L’hydria: forma, funzione e significato

16 ottobre 2025 16 ottobre 2025

Usata per attingere e trasportare l’acqua, come mostra la disposizione delle sue anse, l’hydria è una forma vascolare legata fin dalle origini alla vita quotidiana e, in particolare, ad un’attività tradizionalmente femminile. L’hydria presenta il collo distinto dal corpo e tre anse: le due orizzontali, collocate dove il corpo del vaso è più largo, erano utili per il sollevamento e il trasporto del recipiente; la terza ansa, posta in verticale, serviva per versare l’acqua.

Diverse fonti iconografiche e letterarie testimoniano come, nel mondo greco e magno-greco, fossero solitamente le donne a riempire d’acqua le hydriai presso le fontane, luoghi di approvvigionamento idrico ma anche di incontro e, talvolta, di rischio. Le scene figurate, spesso presenti sugli stessi vasi, riproducono gesti precisi e coinvolgono sia donne libere che schiave; a volte compaiono anche figure divine, suggerendo un duplice significato, domestico e rituale. Le hydriai potevano difatti essere impiegate anche in relazione all’uso dell’acqua, caricata di forte valore simbolico, all’interno di riti di passaggio, purificazione, fertilità e trasformazione.

Dal punto di vista pratico, pur nata per un uso quotidiano, l’hydria venne impiegata dall’età tardo-classica anche in ambito funerario come urna. La cremazione, attestata a Taranto dalla seconda metà del IV al I secolo a.C., prevedeva che le ceneri fossero raccolte in contenitori poi deposti nella sepoltura. Tra i ritrovamenti dalle necropoli tarantine, spicca una raffinata hydria in bronzo del IV secolo a.C., sormontata da una corona vegetale in lamina d’oro, che richiama esplicitamente i rituali funerari di tradizione macedone. Anche un’hydria in ceramica chiara, rinvenuta parimenti a Taranto e databile nella seconda metà del IV secolo a.C., ha restituito resti umani cremati, testimoni di un suo uso come urna cineraria. L’esemplare mostra splendide anse orizzontali baccellate e arcuate e quella verticale a largo nastro con triplice scanalatura, oltre a dettagli plastici e protomi femminili; inoltre, sulla superficie si conservano residui di colore in più punti, suggerendo una decorazione originariamente policroma.

All’ambito votivo e cultuale appartengono invece le hydriai miniaturistiche, versioni ridotte del vaso, molto diffuse nei depositi votivi dei santuari dell’Italia meridionale, dove spesso rappresentano la tipologia più frequente della ceramica miniaturistica. La loro abbondanza e la presenza accanto a statuette femminili indicano offerte rituali volontarie di carattere sacro, spesso collegate alla sfera femminile.

In particolare, la stipe del Pizzone a Taranto ha restituito migliaia di oggetti votivi (fine VII – metà IV sec. a.C.), tra cui numerose hydriai deposte insieme a statuette di donne, a conferma di pratiche rituali incruente dedicate a divinità femminili della fertilità, quali Persefone, Demetra, Kore e Gaia, quest’ultima ricordata anche da una dedica incisa sul fondo di una coppa.

 

 

Questo sito web utilizza i cookie

Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Acconsenta ai nostri cookie se continua ad utilizzare il nostro sito web. Cookie Policy