La copia della testa di Eracle che nel nuovo allestimento del Museo Archeologico Nazionale di Taranto accoglie i visitatori nel foyer del MArTA, ma ancor più la copia fedele della Dea in trono conservata in originale all’Altes Museum di Berlino, sono la versione “moderna” di un bisogno documentato dalla storia e che svolge una sua funzione.
E’ il riconoscimento del bello ma anche di una identità culturale che da sempre è in grado di condizionare con la sua influenza anche il presente.
A crederci fermamente è uno dei più grandi studiosi di archeologia del mondo, il Prof. Emanuele Papi, ordinario di archeologia classica all’Università di Siena e direttore della Scuola archeologica italiana di Atene (SAIA), una scuola con oltre 111 anni di storia.
Sarà lui infatti il protagonista dell’appuntamento del prossimo 17 febbraio nell’ambito dei “Mercoledì del MArTA”, come al solito on line a partire dalle ore 18,00 sia sulla pagina Facebook che sul canale Youtube del Museo tarantino.
La conferenza avrà per oggetto le copie dei monumenti antichi, partendo da quelle a noi contemporanee, come il Partenone di Nashville negli Stati Uniti (replica delle stesse dimensioni del Partenone di Atene in Grecia, costruito nel 1897 per l’Esposizione del Tennessee) e risalendo nel tempo per scoprire quando, e per quali ragioni, è iniziata la prassi di copiare sistematicamente i monumenti antichi, soprattutto greci.
Questo è avvenuto tra fine XVIII-inizi XIX sec., a partire dal 1762, quando James Stuart e Nicholas Revett pubblicano a Londra The Antiquities of Athens (Le antichità di Atene) – afferma il professor Papi – L’opera rese replicabili i monumenti che vi erano perfettamente misurati e disegnati. In precedenza, già a partire dal Quattro-Cinquecento, l’osservazione e l’ammirazione dell’antichità non avevano prodotto delle vere e proprie copie dei monumenti, ma solo citazioni.
L’ammirazione per la cultura greca è da sempre una caratteristica che contraddistingue i viaggiatori moderni, quelli del passato con i “grand tour”, o andando indietro nel tempo le famiglie aristocratiche di epoca romana – dice la direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenti – Questa ammirazione spingeva molti anche verso le più famose città della Grecia o l’ex colonie greche dell’Italia meridionale, come Taranto. Un modo di replicare quegli stilemi che oggi ad esempio abbiamo attualizzato creando il primo FabLab museale che consente di replicare i reperti, ma anche attualizzarne messaggio e stile.
Bio: Emanuele Papi (Siena 1959) è direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, professore ordinario di archeologia classica all’Università di Siena e di archeologia romana alla Scuola Archeologica Italiana di Atene. Ha diretto il Dottorato di Ricerca internazionale Preistoria e protostoria, storia e archeologia del mondo antico e coordina il Centro interuniversitario di studi sulle antiche società del Nord Africa, del Sahara e dell’Oriente mediterraneo insieme a B. Barich e M. de Vos Raaijmakers. Ha svolto ricerche archeologiche a Roma con A. Carandini (pendici settentrionali del Palatino), Siena (Spedale di S. Maria della Scala) e Bomarzo con J. Th. Peña e in collaborazione con l’American Academy in Rome. Ha fatto parte del comitato scientifico del Lexicon Topographicum Urbis Romae curato da E. M. Steinby ed è membro del comitato editoriale delle riviste Workshop di Archeologia Classica, Facta, Annali della Facoltà di Lettere dell’Università di Siena. Svolge attualmente missioni archeologiche in Grecia, Marocco ed Egitto.