Nel progetto “La Grande Madre” – Quadri Sonori, quanto c’è del tuo percorso artistico realizzato fino ad oggi?
“In questo progetto c’è sicuramente tanto di me perché rappresenta qualcosa che credo accomuni tutti quanti e cioè il ciclo della vita: l’inizio, la nascita, la madre, la fertilità e anche la fragilità in qualche modo, che passa per le sfide e il superarsi; tra l’altro questo aspetto è rappresentato dall’Atleta in questo Museo. Poi passa per la tragicità della vita e un nuovo inizio che al finale è uguale all’inizio del brano; questo è un po’ quello che rappresenta tutta l’opera, ma non solo, è legata infatti a un tema unico che si evolve per 15 minuti che rappresenta il ‘Noi’, quindi il ciclo di noi stessi che evolviamo e ci adattiamo”.
Cosa ti ha colpito in particolare nella scelta dell’opera?
“Secondo me è curioso ascoltare il brano pensando al concept perché le varie chiavi di lettura dei progetti caratterizzano i nostri lavori. Penso anche ai progetti di Sanremo che avevano sempre dieci chiavi di lettura: c’è chi poteva ascoltare le canzoni, chi guardava solo il costume e chi poi magari andava a fondo e trovava l’interpretazione dei personaggi storici legati a un concetto creativo. Anche in questo caso, se una persona ascolta il brano ragionando su quello che è il ciclo della vita, quindi le quattro macro fasi che sono: l’inizio, le sfide, la fine e il nuovo inizio, trova sicuramente una chiave di lettura interessante”.