L’oinochoe (da oinos, vino) è una forma chiusa legata al mondo del simposio, molto diffusa in Grecia e Magna Grecia connessa alla distribuzione del vino che, attinto dai crateri, veniva poi versato nelle coppe.
Il nostro esemplare ha l’orlo arricciato a formare un beccuccio a tre lobi (ma ne esistono anche forme con l’orlo diritto), il corpo panciuto quasi globulare e il fondo piano con un piccolo piede appena accennato. Coerentemente con la sua funzione di brocca, ha una sola ansa verticale.
Si data al 370 a.C. circa ed è attribuita a un ceramografo apulo.
Come sovente accade in queste produzioni, l’aspetto più interessante è dato dalla decorazione dipinta sul corpo nella tecnica a figure rosse su fondo nero.
La scena rappresenta la lotta fra Bellerofonte e la chimera; l’eroe, armato, cavalca il cavallo alato Pegaso e vola sopra il mostro nel quale come è noto, convivono più animali: la testa e il corpo sono di leone, sulla schiena vi è una testa di capra e la coda è un serpente oppure una coda di drago. Un personaggio in costume frigio sembra scappare lontano, verso il retro del vaso, mentre gli dei Atena e Pan assistono alla impresa, la cui conclusione vittoriosa per l’eroe è indicata da una Vittoria alata (NIKE) che reca a Bellerofonte una corona.
La scena è completata, appena sopra una fascia a meandro che separa la parte centrale del vaso dal piede, da un cerbiatto, un sileno, un altro personaggio non identificabile e alcuni elementi vegetali tra cui un alberello di alloro, pianta sacra ad Apollo.
Oinochoe