Cosa vedere a Taranto
UNA CITTÀ DA SCOPRIRE
La Puglia custodisce tesori inaspettati, che spesso si trovano anche fuori dalle mete di viaggio più comuni: tra queste spicca senz’altro Taranto.
Fare un viaggio a Taranto significa scoprire la Città dei due mari, a cavallo tra il Mar Grande e il Mar Piccolo, ma vuol dire anche conoscere la Città spartana, l’unica colonia di Sparta costruita al di fuori dei confini greci; è la città altomedievale distrutta dai Saraceni nel X secolo, è la città bizantina ricostruita nel X secolo, è quella da dove il feretro di Federico II ha preso il mare verso la sua ultima destinazione, la sepoltura nel duomo di Palermo e tanto, tantissimo ancora…
Taranto è anche una città ricca di monumenti: il Castello Aragonese, il Tempio dorico (in piazza Castello), e naturalmente il Museo Archeologico Nazionale di Taranto.
Quali sono le tappe irrinunciabili di un viaggio a Taranto, dunque?
Ovviamente, il MArTA!
Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto si trova all’interno dell’ex convento dei frati Alcantarini e coi suoi 6.000 mq è uno dei maggiori riferimenti internazionali per la storia e la civiltà della Magna Grecia: qui tutto lo splendore della civiltà antica e altomedievale si snoda lungo un percorso cronologico e tematico.
Non si possono assolutamente perdere i capolavori delle ceramiche figurate, la tomba dell’atleta e la Sala degli Ori, ricca di capolavori di oreficeria: diademi in lamina d’oro, collane, anelli, ancora oggi continua fonte di ispirazione per la moda e il design.
Consiglio: il Museo offre, oltre a visite guidate e laboratori didattici, diverse attività come i laboratori di artigianato digitale, con stampanti e scanner 3D, macchine a taglio laser, kit di robotica e aula didattica.
La Città Vecchia di Taranto
Costituisce la parte medievale della città, sorta nel X secolo sulle rovine dell’acropoli greca e accresciutasi sia in ampiezza, mediante riempimenti sul mare Piccolo, sia in altezza, con la sopraelevazione delle antiche case palaziate: sino all’unità d’Italia, infatti, era vietato costruire fuori porta Lecce (dove ora si trova il canale navigabile).
Le mille vite della città sono racchiuse nelle sue stratigrafie, che dal Neolitico giungono alla contemporaneità. Passeggiando per le sue strade si ritrovano colonne romane in granito usate come paracarri, frantoi ipogei, stemmi gentilizi ed edicole votive in cui si sente pulsare tutta la vita del luogo.
La via principale, via Duomo la attraversa in senso est-ovest e coincide con il tracciato acropolare della via Appia. Su di essa si affacciano i principali palazzi signorili e le chiese più importanti. Oltre alla importanza della sua funzione quale acropoli in età greca, la città vecchia è un mirabile esempio di urbanistica bizantina articolata racchiusa dalle sue mura, visibili lungo il tracciato di via di Mezzo, ed organizzata in corti, vicoli e strutture abitative tipiche del Mediterraneo medievale.
Il Castello Aragonese
Era il 1492 e, mentre Colombo scopriva l’America, le coste della Puglia erano flagellate dalla pirateria turca: Ferdinando D’Aragona volle inaugurare un nuovo edificio sorto sulle fortificazioni greche e bizantine: è il Castello Aragonese (o Castel Sant’Angelo), simbolo dell’avvicendarsi di popoli e culture in questa città da sempre al centro di interessi economici e militari.
La rinnovata struttura del castello, con torri larghe e basse, era più adatta a sopportare i colpi di cannone: la recente scoperta della polvere da sparo aveva infatti reso inadatte le precedenti strutture alte e strette.
Dopo la sua parziale demolizione per far posto al ponte girevole, nel 1887, la costruzione è sede della Marina Militare, che dal 2004 ha avviato le ricerche archeologiche e ne cura la tutela, la conservazione e le visite guidate.
Consiglio: le visite notturne sono particolarmente suggestive, non perdetele!
Tempio dorico di Piazza Castello
Piazza Castello concentra in sé una serie di monumenti: il tempio dorico che si incunea nel convento di San Michele – attuale sede dell’Istituto di alta formazione musicale G. Paisiello, il palazzo di Città, il Castello Aragonese.
Gli scavi che sono stati svolti a più riprese in tutta la piazza hanno dimostrato che l’area era frequentata già a partire dal Neolitico e nelle successive epoche precoloniali; il tempio dorico risulta essere fra i più antichi della Magna Grecia, ed è stato datato alla prima metà del VI secolo a.C. Proprio a causa della sua arcaicità la struttura mostra una serie di particolarità costruttive, quali la scarsa altezza dei rocchi delle colonne e la presenza di buche rettangolari negli intercolunni usate per incastrare le impalcature nel corso della costruzione. Il tempio si presenta senza tracce della cella interna che probabilmente era in materiale deperibile, una specie di capanna detta oikos. L’area sacra, che era molto più ampia dell’attuale recinto, venne modificata e arricchita più volte da piccole edicole votive e infine distrutta nel saccheggio romano della città del 209 a.C.
Popolarmente chiamato tempio di Poseidone, per un intuitivo collegamento fra Taranto e il dio greco del mare, il santuario era probabilmente dedicato ad una divinità femminile, e infatti sino al XIX secolo era detto tempio di Diana.
La struttura originaria doveva avere sei colonne sulla fronte e tredici lungo il lato lungo.
L’area del tempio dorico è ricca di sovrapposizioni stratigrafiche e monumentali dovuta alle diverse forme dell’insediamento umano sino all’età moderna e contemporanea. Le strutture greche erano inglobate in palazzo Mastronuzzi e nel Settecentesco Oratorio della Trinità che vennero demoliti negli anni Settanta del XX secolo.
La Cattedrale di San Cataldo
Le prime notizie sulla costruzione di questa basilica romanica si datano al 1071. Al 10 Maggio di quell’anno, infatti, le cronache pongono il ritrovamento miracoloso, nella cappella adesso adibita a Battistero, del sepolcro del Santo Vescovo, considerato tradizionalmente di origine irlandese ed ora ritenuto invece di etnia longobarda, morto a Taranto alla fine del VII secolo. Le ricerche archeologiche hanno dimostrato come nella stessa area vi fosse una necropoli altomedievale ed almeno una chiesa più antica, probabilmente la cattedrale bizantina (X secolo) che attualmente costituisce il capocroce della basilica. La fabbrica normanna attualmente visibile consta dunque di una struttura a tre navate, con transetto e cripta. Il gusto dell’epoca ed i tempi relativamente brevi di edificazione spiegano il grande uso di materiali di reimpiego, che comprende elementi romani, bizantini e solo alcuni capitelli realizzati appositamente.
Il pavimento ingloba i resti del mosaico realizzato nel 1160 dal Presbitero Petroius per l’arcivescovo Giraldo, con figure di esseri fantastici (grifoni, centauri) inseriti in girali decorati da iscrizioni o motivi vegetali.
L’aspetto attuale della cattedrale risale agli anni ’50, quando un discutibile restauro eliminò gran parte delle decorazioni barocche, lasciandovi però quelle di particolare pregio: il soffitto a cassettoni in legno dorato databile fra XVII e XVIII secolo, il ciborio del presbiterio (quello medievale si conserva nel Battistero) con il coro ligneo e soprattutto le due cappelle laterali del SS. Sacramento e il cappellone di san Cataldo.
Quest’ultimo venne iniziato nel 1630 e terminato cento anni dopo dall’Arcivescovo Pignatelli. Tutto decorato con intarsi marmorei e madreperlacei, conserva nel proprio altare di scuola napoletana il sarcofago tardoromano nel quale venne rinvenuto il corpo del patrono, mentre la statua in argento e oro del santo sovrasta lo stesso altare.
Convento e Chiesa di San Domenico Maggiore
Un luogo storico della religiosità tarantina, nel cuore del Borgo Antico: da qui parte la processione del Venerdì Santo, uno degli eventi più rilevanti per la città.
La chiesa di San Domenico Maggiore appartiene a un ampio complesso, di cui fa parte anche il convento, che fu retto dai Domenicani dal 1315.
È un luogo che conserva testimonianze religiose dalle epoche più remote: sono stati rinvenuti resti di un tempio greco del V sec a.C. e, in epoca bizantina, qui sorgeva un importantissimo monastero imperiale dedicato a San Pietro, attestato già nel 970.
La chiesa attuale risale al XIV secolo circa ed è in stile gotico.
Consiglio: da non perdere il dettaglio del meraviglioso rosone sulla facciata e, se guadate con attenzione, ai lati del tetto a spiovente della facciata vedrete due piccoli capitelli bizantini reimpiegati.
Museo Diocesano MUDI
Inaugurato il 6 maggio 2011, il Museo Diocesano di arte sacra di Taranto (MuDi) occupa gli spazi restaurati dell’ex seminario arcivescovile, già palazzo Muscettola.
Conserva, tra le altre eccellenze visibili, notevolissimi esempi di arredo liturgico di epoca medievale, barocca e moderna, il topazio inciso più grande del mondo e una collezione di teli ricamati con il filato di bisso tarantino ricavato dalla pinna nobilis.
Museo etnografico “A. Maiorano” e Palazzo Pantaleo
Tra il 1770 e il 1773 il Barone Francesco Maria Pantaleo fece realizzare ex novo il suo palazzo all’estremità occidentale della Città Vecchia. Vi si può ammirare una residenza patrizia perfettamente conservata, che conserva i pavimenti in maiolica settecenteschi originali e i dipinti del pittore Domenico Carella. Il palazzo ospita il museo etnografico dedicato allo studioso Alfredo Maiorano che donando la propria collezione al Comune di Taranto ne permise l’allestimento. È una perla che racconta la vita del popolo della città, con i suoi riti, oggetti, attività tradizionali.
Gli ipogei della Città Vecchia
Taranto medievale ha conosciuto una fase rupestre, con abitazioni, magazzini ed ambienti produttivi ricavati nel banco calcarenitico. la loro visita permette di scoprire particolari affascinanti che vanno dalle cave antiche ai frantoi normanni, e dai pezzi di recupero presi dall’acropoli greca alle fortificazioni bizantine e medievali sino agli ipogei funerari di età moderna.
Borgo umbertino e Città Nuova
Il quartiere Borgo viene realizzato a partire dalla fine dell’Ottocento su un piano regolatore progettato dall’architetto Davide Conversano e realizzato da Giovanni Galeone in concomitanza con l’installazione in città dell’Arsenale Militare. La struttura urbana, ispirata a Positivismo, prevedeva isolati ampi separati da una rete stradale ortogonale che ha obliterato i tracciati antichi. La strada principale, che oggi è chiamata via D’Aquino e via Di Palma, collega in canale navigabile con l’ingresso monumentale dell’Arsenale.
Il quartiere ha occupato gli spazi interessati dalla città greca, romana e altomedievale sino al X secolo.
I palazzi signorili occupano in genere l’intero isolato e sono esempi pregevoli di architettura neoclassica o liberty. Il primo palazzo realizzato nel Borgo è palazzo Amelio, quasi di fronte al Ponte girevole.
Il Ponte girevole
È il simbolo più recente della città: sorge su un canale largo 83 metri e lungo 400, e collega Mar Piccolo e Mar Grande.
Fino a poco tempo fa, il ponte veniva aperto e chiuso più volte al giorno, e ogni volta la procedura era motivo di attrazione per i turisti; con la dismissione dei cantieri navali nel Mar Piccolo, la procedura è diventata molto meno frequente.
La prima struttura del ponte risale al 22 maggio 1887, ed era un’opera di eccezionale ingegneria per quei tempi, utile per collegare città vecchia e città nuova. Il meccanismo di apertura era azionato mediante un sistema idraulico azionato dallo svuotamento di un’enorme cisterna posizionata in un torrione del Castello.
Sul finire degli anni Cinquanta del Novecento il ponte fu rimodernato con l’introduzione di un funzionamento elettrico.
Consiglio: in occasione delle celebrazioni per San Cataldo, l’8 maggio, la statua del santo viene caricata su una nave e portata in processione per mare seguita da tantissime barche; al suo ingresso nel canale, dal castello esplode una cascata di fuochi di artificio.
Il lungomare e il Mar Piccolo
La strada che si affaccia su Mare Grande dal Canale procedendo verso est è intitolata a Vittorio Emanuele III di Savoia ed è comunemente indicata come Lungomare. È stata realizzata nella prima metà del XX secolo, quando il regime volle creare in città uno scenario di grande impatto scenografico in riferimento alla base militare della MM.
Sul Lungomare infatti si affacciano grandi edifici monumentali quali la prefettura/palazzo della provincia, il palazzo delle poste, la banca d’Italia e l’ex casa del Fascio, decorata internamente con affreschi del pittore Mario Prayer.
L’affaccio a mare è spettacolare: le sfumature della luce nelle diverse ore del giorno, le passeggiate a filo di mare e le piccole spiagge che si stanno realizzando, ripristinando gli stabilimenti della Belle Epoque lo rendono incantevole. Nelle giornate di tramontana è possibile seguire con lo sguardo il profilo delle montagne fra Puglia, Basilicata e Calabria. Il profilo più imponente è quello del massiccio del Monte Pollino, al quale seguono la piana di Sibari e i primi profili della Sila. Tutto il profilo della Magna Grecia ionica è visibile da Taranto.
Chiesa del Carmine
Lungo via D’Aquino si incontrano due monumenti importanti: il Palazzo degli Uffici, attualmente in restauro, e la chiesa del Carmine.
Il primo ha origine dalla trasformazione di un ex orfanotrofio del 1789 in sede del tribunale e degli uffici cittadini in relazione all’edificazione del Borgo.
La chiesa e il convento del Carmine, invece, nascono nel XVI secolo fuori porta Lecce, in una zona denominata Li Lazzari, il cui lazzaretto è documentato dal XIV secolo. La sua dedicazione originaria era duplice: Santa Maria della Misericordia e Santa Maria Maddalena. La destinazione ai padri Carmelitani risale agli anni 1595, quando la chiesa era officiata dai Carmelitani ma giaceva in rovina, al 1609 quando, con il concorso delle elemosine di molti fedeli, era stata realizzata la nuova chiesa. La facciata attuale risale al 1937 quando tutta la piazza della Vittoria venne riorganizzata.
Nel pomeriggio del giovedì santo dalla chiesa escono le poste dei perdoni, coppie di appartenenti alla Confraternita del Carmine incappucciati e con il tipico abbigliamento che percorrono a lentissimi passi le vie della Città Vecchia e del Borgo e si recano nelle chiese a visitare i Sepolcri. Alle ore 17 del venerdì santo, invece, dalla chiesa esce la processione dei misteri, accompagnata da formazioni bandistiche che eseguono le marce della tradizione tarentina, che si snoda tra le vie del Borgo (in casi eccezionali nella Città Vecchia) per rientrare alle 7 della mattina successiva.
Chiesa di san Pasquale di Baylon
Chiesa e convento dei padri alcantarini furono realizzati fra il 1736 e il 1794. La chiesa è un bell’esempio di architettura settecentesca, ornata da quadri di importanti artisti locali e di scuola napoletana, che recentissimamente sono stati anche esposti in una piccola ma pregiata pinacoteca.
La Facciata della chiesa e del convento vennero successivamente trasformate in stile neoclassico. Il convento e l’attiguo giardino vennero poi destinate a sede del Museo archeologico nazionale di Taranto.
Chiesa di San Giovanni di Dio detta anche del SS. Crocifisso
La prima parrocchia del Borgo. Chiesa e convento nascono a ridosso dell’agorà greca/foro romano e dell’anfiteatro intorno al 1363, come sede delle prime clarisse giunte in città. Sede dei Padri Carmelitani impegnati nella costruzione del loro convento, venne poi in epoca napoleonica (1808) adibito ad ospedale e tuttora è sede di un presidio sanitario. Il convento restaurato recentemente mostra un interessante refettorio e un suggestivo chiostro.
Nel 1897, per iniziativa dell’Arcivescovo Jorio vi vennero portati il crocifisso ligneo e la statua di Sant’Antonio dal vicino monastero ormai in rovina.
Convento di Sant’Antonio
Sede operativa del MIC, il complesso nasce, su un sito ricco di preesistenze antiche, nel 1477 su iniziativa dell’ultimo principe di Taranto Giovanni Antonio del Balzo Orsini. Caduto in rovina e sconsacrato, il complesso divenne carcere sino al recente restauro e alla sua nuova funzione di sede del Ministero della Cultura.
Taranto Sotterranea
Nei quartieri moderni di Taranto, che si sono sovrapposti alla necropoli greca, si possono visitare alcune fra le più importanti tombe a camera rinvenute nella città; in via Crispi angolo via Pitagora vi è la tomba degli atleti, nella quale furono sepolti i membri di un’associazione maschile che si riconosceva negli status symbol dell’atletismo e del simposio, databile entro l’inizio del V secolo a.C. Le altre tombe a camera, invece, sono di età ellenistica e sono decorate da intonaci colorati e motivi a meandro che conservano ancora tutto il proprio splendore.
Concattedrale Gran Madre di Dio di Giò Ponti
Nel 2021 la concattedrale di Taranto compie cinquanta anni.
La chiesa fu fortemente voluta dall’Arcivescovo dell’epoca, Guglielmo Motolese, per creare una nuova cattedrale nei quartieri di nuova espansione urbana. La fondazione di una seconda cattedrale fu possibile perché storicamente la città ha due patroni di pari livello: San Cataldo e Maria madre di Dio. Le prime fonti sulla chiesa locale parlano infatti della cattedrale dedicata a Santa Maria genitrice.
L’architetto e designer Giò Ponti fu incaricato di progettare la nuova chiesa. La collaborazione e la forte empatia fra committente e architetto, che ricordano più una committenza rinascimentale che contemporanea, hanno permesso di realizzare una struttura imponente, ispirata dal rapporto fra Taranto e il mare, dove il gioco delle fonti di luce, la vela di cemento con le ottanta aperture, gli stessi elementi liturgici e di arredo sono stati pensati e realizzati appositamente per questa chiesa dalla cui vela, come scrisse Giò Ponti, si possono affacciare gli angeli.
Parchi archeologici delle mura greche
All’estremità orientale della città si possono ammirare dei settori delle mura greche (fine V/inizi IV secolo a.C.) risparmiati dalla invasiva espansione edilizia.
Mura greche presso la chiesa Madonna della Fiducia – via Puglie
Parco archeologico delle mura “Pierre Wuillemier” – via Venezia
Parco archeologico di Collepasso “Enzo Lippolis” – via Mario Rondinelli 20
In entrambi i parchi si possono vedere le strutture in opera isodomica, vale a dire realizzate con blocchi perfettamente squadrati tutti delle medesime dimensioni. Nel parco “Enzo Lippolis” si nota la sequenza stratigrafica della necropoli obliterata dalla più recente fortificazione.