Cippo funerario di età romana

18 luglio 2022 18 luglio 2022

Nella sala XXII molti visitatori guardano con sorpresa la serie di cippo funerario in pietra locale tarantina il cui stile è così diverso da quello dei reperti che hanno ammirato sino a quel momento.

In effetti si tratta di poco più di un supporto rozzamente rifinito che in questo caso ha la forma di un parallelepipedo, sproporzionato rispetto alla testa-ritratto del defunto, rappresentata frontalmente e con pochi elementi a delineare una fisionomia di un volto maschile nel quale si legge prima di tutto la linea delle arcate sopraccigliari, in continuità con il naso, e poi gli occhi privi di espressione, la capigliatura quasi inesistente e le orecchie.

Sono segnacoli databili all’età romana, e riferiti istituzione delle colonie romane tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. In particolare, sono associate dagli studiosi alla colonia Neptunia dedotta nel 123 a.C. e alla conversione della città greca in municipio romano in età sillana.

Brutti, ma buoni

Ma come è possibile, si sente spesso dire, che nella Taranto romana, ricca e raffinata, si fosse dimenticata l’arte della scultura? Non è così, in verità, e la spiegazione è complessa.

Prima di tutto partiamo dalla deduzione delle colonie: la colonia latina era una sorta di succursale di Roma in un territorio ancora non perfettamente romanizzato: dunque, i suoi abitanti erano scelti in territori di più antica fedeltà alla res publica, e in ogni caso lontani dall’identità culturale e politica del territorio: in questo caso, i coloni sono stati scelti nei territori dell’Italia centro meridionale come il Sannio, lontani dalla cultura e dall’orgoglio etnico greco.

Ma ciò non voleva assolutamente significare che queste popolazioni fossero prive di un proprio linguaggio nell’artigianato artistico: il grande storico dell’arte antica, Ranuccio Bianchi Bandinelli, lo definisce “arte medio italica” e cita proprio il busto di Taranto: è una rappresentazione puramente simbolica e allusiva, non naturalistica, del defunto, che nella Roma repubblicana è stato collegato al culto degli antenati di quei clan familiari che dalla memoria e dal potere derivato loro prenderanno infatti il nome di patrizi, da pater.

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