Taras e Vatl. Un evento in tre atti

06 agosto 2021 06 agosto 2021

Due giganti dell’Italia antica, la colonia spartana di Taras-Taranto e Vatl- Vetulonia, la famosa città della Dodecapoli etrusca, sono nel 2021 al centro di un Evento culturale – a cura di Eva Degl’Innocenti (direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Taranto) e Simona Rafanelli (direttrice del Museo Civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia) – articolato in un Convegno internazionale a Taranto e due Mostre: una al Museo Civico Archeologico di Vetulonia, l’altra al Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Oltre a testimoniare la fruttuosa collaborazione fra i due Musei archeologici, il progetto è espressione della volontà di stabilire una solida interazione fra realtà territoriali distinte attraverso il dialogo intrecciato fra due antiche civiltà, quella etrusca e quella magnogreca, proiettato storicamente nel bacino del Mediterraneo. Un Evento unico, declinato in tre atti, che ha come protagoniste due città i cui destini, fin dalle origini della loro mitistoria e nell’immaginario simbolico dell’arte figurativa, sono strettamente legati al mare. Immagini e oggetti divengono veicoli di valori e messaggi che l’Arte traghetta per mare rivestendoli di significati che parlavano una lingua chiara a queste due culture, segnate da profonde affinità anche nelle manifestazioni dell’artigianato artistico, fra le quali spicca una produzione orafa assolutamente straordinaria. Primo nucleo dell’esposizione tarantina – a cura di Eva Degl’Innocenti e Lorenzo Mancini (funzionario archeologo del Museo Archeologico Nazionale di Taranto), in collaborazione con Simona Rafanelli – è la presentazione del tumulo di Poggio Pelliccia, monumentale complesso funerario innalzato nel territorio di Vetulonia. Se ne propone per la prima volta la ricostruzione in scala 1:1 della camera e di buona parte del dromos di accesso. La scelta è giustificata dalla varietà degli oggetti deposti nella tomba che, sebbene pesantemente saccheggiata, ha restituito materiali sufficienti a comprendere il livello di benessere raggiunto dalle élites locali tra l’età orientalizzante e l’età classica (VII-V sec. a.C.). La seconda sezione illustra i costumi funerari e la cultura materiale di Taranto nello stesso orizzonte cronologico in cui la tomba di Poggio Pelliccia fu utilizzata. Attraverso l’esposizione di alcuni corredi delle necropoli urbane, provenienti dai depositi del Museo, si potrà apprezzare l’ampiezza della rete di relazioni culturali e commerciali che facevano capo alla colonia spartana, coinvolgendo i centri del Mediterraneo che, negli stessi anni, intrattenevano rapporti con l’Etruria.

Contesto

Città “industriale” affacciata sul Tirreno
L’etrusca Vatl, sorta nel X sec. a.C. su una collina dominante il lago Prile, controllava il distretto minerario delle Colline Metallifere, fondando la propria economia sull’estrazione e la lavorazione dei metalli e intrattenendo rapporti con la Sardegna e la Corsica. Fastosi modelli orientali Nel VII sec. a.C. Vetulonia raggiunge il proprio apogeo economico e culturale e i suoi Principi ostentano la ricchezza acquisita alla maniera dei sovrani orientali. Gli sfarzosi corredi funebri esibiscono carri, armi, vasi di bronzo e d’argento e oggetti esotici come le uova di struzzo istoriate e gli avori intagliati. L’ambiente artigianale della città si arricchisce dell’apporto tecnologico di maestri orafi siriani: lo sbalzo*, la filigrana* e il “pulviscolo”* sono impiegati per realizzare splendidi gioielli aurei. Grazie alla mediazione di Bologna villanoviana*, Vatl intrattiene rapporti con l’ambiente nord-alpino, dal quale importa vasellame in bronzo che imita, rielabora ed esporta a sua volta. Nella fase più antica Vetulonia è nel “circuito dell’ambra”*, un flusso di prodotti e maestranze che dal Baltico raggiunge la Penisola, favorendo la nascita di ateliers specializzati sia a Vetulonia stessa che, sull’Adriatico, a Verucchio (Rimini). In età arcaica (VI sec. a.C.) la nuova élite aristocratica controlla il territorio mediante nuclei insediativi che gestiscono le principali risorse, l’agricoltura, gli approdi commerciali e le miniere. La città batte moneta Dopo la conquista romana del vicino centro di Roselle (294 a.C.), Vetulonia riemerge da un lungo periodo di declino. Ne sono prova l’ampia cinta muraria e le emissioni monetali in bronzo con il nome della città.
Da metropoli a villaggio
Un notevole dinamismo edilizio interessa la città nel II sec. a.C., come indica il quartiere urbano di Poggiarello Renzetti, incendiato agli inizi del I sec. a.C. Trasformata in municipium e inserita nella tribù Scaptia, ancora nel III sec. d.C. Vetulonia gode della protezione degli imperatori romani: ma la grande Vatl – che Giovannangelo Camporeale chiamava “la Milano d’Etruria” – è ormai ridotta a un villaggio.

Forse non tutti sanno che…

* Lo sbalzo è una tecnica di lavorazione che consente di ottenere su una lamina metallica, agendo sul retro mediante punzoni e piccoli martelli, decorazioni a rilievo preliminarmente tracciate con un cesello.
* La filigrana è una tecnica consistente nell’applicare, mediante saldatura, dei sottilissimi fili d’oro a una lamina, così da formare disegni più o meno complessi.
* La granulazione è una tecnica orafa che consiste nel saldare a una lamina, riscaldando un preparato a base di sali di rame e collanti organici, delle piccolissime sfere d’oro. Quando il diametro di queste ultime raggiunge proporzioni microscopiche si parla di ‘pulviscolo’.
* Con l’espressione ‘cultura villanoviana’ – dal centro di Villanova presso Bologna, dove venne individuata per la prima volta alla metà dell’Ottocento – si indica la cultura della prima Età del Ferro (fine X – VIII sec. a.C.) sviluppatasi nelle regioni in cui fiorirà la civiltà etrusca, della quale costituisce la più antica manifestazione.
* L’ambra è una resina fossile di colore giallo tendente al rossiccio, importata nell’antichità dalle coste del Mar Baltico e impiegata per realizzare monili e altri ornamenti preziosi.

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